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Carlo Magno, padre d'Europa

Aquisgrana celebra con tre grandi mostre i dodici secoli della morte dell'ultimo dei grandi imperatori romani, che salvò la cultura classica, approntò un'importante riforma scolastica e fece comprendere la vitalità della cultura latina

Carlo Magno o Karl der Grosse, come amano i tedeschi? Rozzo e incolto? Un capo barbaro e crudele? Davvero imponeva, per interesse di casta, il cristianesimo con violenza talora ferocissima? Qualcuno vede in lui un mecenate, promotore di arte e architettura. C’è chi ha calcolato che ha costruito 75 palazzi, 7 cattedrali, ben 232 monasteri, magari per insediarvi uno dei suoi tanti figli. E’ certo che salvò la cultura classica, approntò un’importante riforma scolastica, impose la comprensione del latino. In questi giorni (fino al 21 settembre) Aquisgrana gli dedica tre mostre. A visitarle si ha la sensazione che Carlo non sia stato soltanto l’ultimo dei grandi imperatori romani. Anzi. Imponendo il predominio franco al continente, fece comprendere la vitalità della cultura latina (non morta, solo addormentata!). Riaccese la luce di rinnovate civiltà e coscienze europee. Aachen, come suona il nome tedesco, è la città più occidentale della Germania, vicina a Francia e Belgio (dove la chiamano Aix-la-Chapelle). Lì parla ancora l’anonimo poeta che nel 799 celebrò l’incontro tra Carlo e Leone III, avvenuto a Paderborn in Sassonia. Chiamò il re dei Franchi con l’epiteto ripreso da Giovanni Paolo II: pater Europae.
Siamo nel cuore della vecchia città. Visito la cattedrale che custodisce il sepolcro e il trono di Carlo. Le tre sedi sono molto vicine. Nella Krönungssaal del Rathaus (il municipio) è la sezione intitolata ai Luoghi di potere. Un ieri che arriva all’oggi, una immersione, propiziata da coinvolgenti ricostruzioni al computer. Nel percorso museale del Centro Carlomagno conosciamo L’arte sotto Carlo Magno: prodotti raffinati delle botteghe orafe, preziosi e rari manoscritti. L’emozione grande viene dai Tesori perduti che ammiriamo (e fotografiamo liberamente!) nelle sale della Domschatzkammer, sede del Tesoro della cattedrale. Ecco i grandi reliquiari a guglie in oro e argento. Il mirabile busto di Carlo Magno e la croce di Lotario (risale al X secolo ed è ancora usata nelle solennità) entrano in tutte le locandine delle mostre. Poi copertine auree di antichi codici, sigilli imperiali, fermagli di piviale, paramenti sacri e i tessuti incredibilmente conservati. Icone, calici, sculture lignee di Maria che tiene tra le braccia Gesù. Chiude un san Pietro, reliquiario che reca il marchio H. von Reutlingen, l’artista che lo eseguì verso il 1510.
Politico e uomo
di cultura
Carlo Magno festeggiò la Pasqua del 776 a Treviso, sede di una zecca del regno longobardo. Era il 14 aprile e aveva sconfitto i duchi di Treviso e Friuli, Stabilinio e Rotguardo. Tappa importante nella costruzione dell’impero. Nato il 2 aprile 742, primogenito di Pipino il Breve e Bertrada, ebbe decine di figli da molte concubine e mogli. Una di esse era figlia del re longobardo Desiderio. La ripudiò  nel 771: non ne conosciamo il nome ma la pensiamo come Ermengarda, grazie al genio di Alessandro Manzoni. Chiamato da papa Adriano I, sconfisse proprio i Longobardi e se ne proclamò re. Tra 778 e 811 condusse cinque campagne contro i mussulmani di Spagna. La prima fu un insuccesso, con il disastro di Roncisvalle. Costituì alla fine una Marca Ispanica con capitale Barcellona. A est occupò le terre dei Sassoni. Condusse campagne contro Bavari e Avari. Il dominio si estendeva ormai dall’Elba all’Atlantico, al Danubio, all’Ebro. Era la personalità più forte della cristianità anche per la sua opera di propagatore di fede e cultura.
La consacrazione avvenne a Roma nel Natale dell’800. In San Pietro papa Leone III gli impose il diadema imperiale. Nasceva il nuovo impero cristiano. Inevitabile lo scontro con l’impero bizantino (805-812). Si concluse con un accordo che lasciava a Bisanzio Venezia, Istria e Dalmazia, ma riconosceva la legittimità del titolo di Carlo. Si dedicò alla organizzazione del territorio dividendolo in contee e  marche. Intensa fu l’attività legislativa con la redazione scritta di un diritto caotico e per lo più orale. Negli ultimi anni si ritirò ad Aquisgrana dove morì il 28 gennaio 814.
Lo uccise una febbre polmonare contratta forse durante una battuta di caccia. È sepolto nella cattedrale di cui lui stesso aveva nel 786 iniziato la costruzione. L’8 gennaio 1166 Pasquale III per ordine del Barbarossa lo elevò all’onore degli altari. Imbarazzante, dato il carattere e la dissolutezza: ma Pasquale era un antipapa e la cosa non ebbe seguito.
Tra 936 e 1531 la cattedrale (Marienkaiserdom) fu sede dell’incoronazione di trenta re del Sacro Romano Impero.

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