lunedì, 16 settembre 2024
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Cadore, la bellezza a un'ora da casa

Basta fare la semplice esperienza di salire “in quota”, lì dove non si trovano tracce dell’intervento dell’uomo e guardarsi attorno e ascoltare, per cogliere il linguaggio con il quale si comunica la bellezza nelle sue diverse manifestazioni: silenzi, suoni della natura, colori armoniosi, cascate d’acqua, forme che mutano di continuo. Ecco alcuni "consigli".

Subito dopo aver lasciato alle spalle il buio delle gallerie che bypassano Pieve di Cadore, la vista viene progressivamente catturata dalla luce proveniente dal lago del centro Cadore: una bella e preziosa macchia di colore verde smeraldo. Poi, proseguendo, vengono incontro i gruppi dolomitici che circondano il lago: l’imponente Antelao, le selvagge Marmarole, il Tudaio con la sua fierezza, il Cridola, con i suoi ripidi ghiaioni, e gli Spalti di toro, un anfiteatro costituito da continui e svettanti campanili. Fanno corona al lago, i Comuni cadorini di Pieve, Calalzo, Domegge, Lozzo e Lorenzago. Attorno ai duemila metri, insistono, a mo’ di piccoli diamanti, molteplici baite e rifugi dai quali lo sguardo dell’escursionista non finisce mai di catturare il lontano, profondo e variegato orizzonte.

Sarà stata la lunga e forzata lontananza dovuta ai primi due mesi di blocco per la pandemia, sarà stata la nostalgia della montagna, penso di poter dire che la realtà della bellezza creaturale (di cui qui trovo manifestazione) l’ho colta appieno, al ritorno dopo la chiusura, quando ho preso coscienza di essere stato sul punto di “perderla”.

Basta fare la semplice esperienza di salire “in quota”, lì dove non si trovano tracce dell’intervento dell’uomo e guardarsi attorno e ascoltare, per cogliere il linguaggio con il quale si comunica la bellezza nelle sue diverse manifestazioni: silenzi, suoni della natura, colori armoniosi, cascate d’acqua, forme che mutano di continuo.

“Nella vostra attività di amministratori di comunità montane cercate di accogliere i nostri concittadini di pianura indirizzandoli verso percorsi di bellezza”. Questo fu il sereno e pacato consiglio che l’allora vescovo di Treviso Gianfranco Agostino Gardin rivolse ai rappresentanti istituzionali del centro Cadore presenti nel penultimo incontro dello scorso anno della rassegna “Treviso finestra sulle Dolomiti”.

La bellezza ha il potere di ricreare l’uomo nel corpo, nella mente, nello spirito, nell’anima e nelle relazioni interpersonali. Da cosa nasce il sorriso che anonimi escursionisti si scambiano quando si incrociano nei sentieri di montagna se non dalla reciproca consapevolezza della partecipazione al bello? La bellezza chiede all’uomo solo un atteggiamento: che si apra ad accoglierla nelle sue diverse manifestazioni e nei suoi diversi linguaggi. Percorrere sentieri di montagna lasciandosi alle spalle il “tempo cronologico” e “lo spazio antropizzato” costituisce un esercizio interiore che rigenera in noi il desiderio di una vita più autentica.

In centro Cadore si può fare esperienza di bellezza iniziando con la frequentazione di alcuni luoghi che consentono di cogliere grandi spazi e grandi visioni. A Pieve di Cadore si può partire dalla piazzetta ubicata all’inizio di via XX Settembre e, percorrendo il sentiero che porta al Parco Roccolo, arrivare al “Belvedere sul lago”: una passeggiata di 20 minuti ricompensata da una visione completa sul centro Cadore. Analoga esperienza estetica si può fare dalla piazza di Calalzo di Cadore dove si coglie il Tudaio in tutta la sua imponenza. All’inizio del comune di Domegge di Cadore dalla statale, sulla sinistra, si stacca una strada che porta alla frazione alta di Grea; qui, posizionandosi nei pressi della bellissima chiesetta di San Leonardo (per l’eventuale visita chiedere le chiavi al gestore del vicino bar), oltre alla visione alta del lago è possibile cogliere una imponente visione dell’Antelao (la seconda cima più alta delle Dolomiti), della parte occidentale delle Marmarole, degli Spalti di toro e del Cridola. Nella parte più alta del paese di Lozzo, lo sguardo viene catturato dall’imponente Cridola in tutte le sue articolazioni. Infine, uno sguardo affascinante sul centro Cadore (esattamente speculare) si può cogliere sostando subito dopo l’insegna del Comune di Lorenzago, all’inizio del paese.

Sono consigliate due belle e semplici passeggiate che si sviluppano in mezzo al bosco e nel silenzio (due ore previste). La prima collega Domegge di Cadore (si scende con la macchina verso il lago e si parcheggia nello spiazzo situato oltre il ponte, oppure un chilometro più avanti dove si trovano le indicazioni per il rifugio Eremo dei Romiti) a Lorenzago di Cadore (dove si può arrivare fino alla piazza principale dove si trova la famosa chiesa dei “due papi” (bella da visitare) e dove d’estate si svolgono serate dedicate alla musica per organo. Una seconda, quasi speculare alla prima, recupera un tratto del percorso denominato “Anello del centro Cadore”. Partenza dal lato opposto del piazzale del grande supermercato ubicato sulla statale all’inizio della tangenziale che bypassa Lozzo. Da qui, sempre in mezzo al bosco ben segnato, si procede in direzione Domegge, si sale fino a Grea e poi si scende a Rizzios (frazione del comune di Calalzo).

Chi ama l’autentica architettura di montagna qui trova un intero nucleo costituito da soli tabià che meritano una visita lenta e accorta (bella la chiesetta di Sant’Anna). Altre testimonianze del genere si trovano a Pozzale (frazione alta di Pieve di Cadore), a Deppo (frazione alta di Domegge di Cadore) e nella parte alta di Lozzo. Un fascino, sebbene sottaciuto e poco divulgato, è costituito dall’impianto urbanistico del comune di Lorenzago di Cadore e dagli edifici in pietra (il vecchio paese con le sue costruzioni in legno è stato distrutto da un incendio verso la fine del 1800).

Un secondo livello di itinerari di bellezza in centro Cadore fa riferimento alla esperienza che ha ispirato poesia, pensieri e meditazioni a papa Giovanni Paolo II nei suoi soggiorni a Lorenzago: oggi esiste un sentiero a lui titolato, ben segnato, che parte dalla zona alta del comune e arriva fino al passo della Mauria.

 

Itinerari consigliati per raggiungere i rifugi

Con questo spirito mi propongo di suggerire alcuni sentieri che, per esperienza diretta, non chiedono grande impegno e portano a rifugi in gran parte non raggiunti da auto. E’ indispensabile conoscere la collocazione geografica dell’itinerario che si vuole affrontare: consigliato l’acquisto della Carta 016 “Dolomiti del Centro Cadore”, Tabacco editore.

Sull’Antelao il riferimento è al rifugio Antelao (1796) dal quale si ammira un bellissimo panorama sulla Marmarole occidentali. Da Pieve di Cadore, in macchina, si sale prima a Pozzale e poi a Prapiccolo (1370). Qui inizia la camminata imboccando il sentiero Cai n. 250 e in circa due ore e mezza si arriva al rifugio. Ancora sull’Antelao merita una escursione il rifugio Galassi (2018). Si parte da Calalzo di Cadore (m.806) e in macchina si risale la Val d’Oten arrivando alla Capanna degli alpini (m. 1395). Si imbocca il sentiero Cai n.255; in circa due ore si arriva al rifugio Galassi. Nel gruppo delle Marmarole centro occidentali molto remunerativa è la salita al Rifugio Chiggiato (m.1911). In macchina ci si sposta da Calalzo di Cadore per la Val d’Oten fino a uno spiazzo situato 400 metri oltre il Bar la Pineta (1050); sul lato destro parte il sentiero Cai n. 260. In meno di tre ore si arriva al rifugio: qui si apre un panorama stupendo sulle Marmarole, sull’Antelao e sulle Dolomiti d’Oltrepiave. Sulle Marmarole orientali, consigliato l’anello che collega il rifugio Ciareido (1670) e il rifugio Baion (1828). Da Lozzo di Cadore, si sale in macchina con molta calma per tredici chilometri e si arriva al Pian dei buoi (m. 1650). Parcheggiata la macchina si prosegue a piedi e in 20 minuti (buona segnaletica) si arriva al rifugio Ciareido. Visione incomparabile a 360 gradi su tutti i gruppi del Cadore fino alle Tre cime di Lavaredo e fino alle alpi austriache. Dal Ciareido per sentiero Cai 262 (circa 2 km) si arriva al rifugio Baion. Da qui in poco più di mezz’ora, sempre su sentiero 262, si arriva alla macchina. Sul Tudaio non può mancare l’escursione al Bivacco Spagnolli (2047). Da Laggio si procede in macchina per la strada provinciale fino ai Tabià da Rin (1183) e si parcheggia sulla strada facendo molta attenzione. Qui si stacca il sentiero Cai 330 che attraverso boschi e profumi di pino mugo in tre ore consente di raggiungere la meta. Il panorama sul centro Cadore e sui gruppi dolomitici che lo circondano è semplicemente stupendo. Dal parcheggio, già ricordato, che si trova oltre il ponte che attraversa il lago da Domegge di Cadore, si imbocca il sentiero  Cai n. 347 e in un’ora e mezza di lenta camminata  si arriva al Rifugio Eremo dei Romiti (1167): stupenda visione sul centro Cadore e stupendo “faro notturno” di  tutto il Cadore.  I rifugi Cercenà (1050) e Padova (1287), raggiungibili, oggi, transitando in macchina sul sentiero Cai n. 345 che affianca buona parte della Val Talagona, di fatto  rimangono di grande interesse come basi di penetrazione ed esplorazione  dei gruppi del Cridola (Bivacco Montanel, 2020) e degli Spalti di toro (rifugio Tita Barba, 1821).

In molti di questi rifugi si trovano foto e ricordi del passaggio di papa Wojtyla: un buon motivo per frequentarli tenendo, però, ben presente che il Papa, avendo iniziato fin da giovane la frequentazione della  montagna, coniugava bene i due elementi indispensabili del bravo alpinista: la cultura e l’esperienza.

Diventare un po’ conoscitori della montagna non è semplice e forse qualcuno lo ritiene anche faticoso. Ma a mio avviso la prospettiva peggiore per la montagna sarebbe quella di continuare ad assecondare le tendenze in atto che inesorabilmente la portano a qualificarsi come luogo del “tempo libero” nell’ambito del quale si ricreano, in quota,  tali e quali, i modelli di vita del nostro vivere urbano.

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