L’Indo-Pacifico e la Cina
Trump vuole a qualsiasi costo arrivare a una pace con Vladimir Putin e definire...
Quando hanno saputo che sarebbe tornato nella Striscia (prima dello scoppio dell’ultimo conflitto il 10 ottobre 2023 ndr), hanno cominciato a tempestarlo di domande: per molti Gaza uguale poveri palestinesi, così come Senegal vuol dire Africa calda, Iraq significa bombe.
“Possibile che siano tanto limitati? Non è questo il mondo e io voglio dirlo: Gaza uguale chiusi dentro, Senegal uguale colori e spensieratezza, Iraq uguale storia. Il mondo si deve vivere in ogni Stato, luogo, clima, persona. Non è un semplice pensiero personale a poterlo descrivere. Deve essere vissuto lì, non da turista. Il turismo ti limita la visuale, difficilmente si stringono rapporti con le persone. Le cose che ti pare di sentire dentro poi svaniscono. Io, invece, me le porto a casa, me le ricordo, mi godo la consapevolezza”.
Davide Tocchetto, montebellunese, laureato in Scienze agrarie, ricercatore all’università di Padova, poi insegnante per motivi di famiglia, gira il mondo per realizzare progetti di sviluppo agricolo e sociale. Non lo fa da cooperante di grandi organizzazioni, con cui peraltro ha in parte anche collaborato, ma in forza di tanti contatti personali che lo hanno portato a costruire progetti con enti ministeriali, Nazioni Unite, realtà imprenditive locali. Quando Enrico Vendrame lo ha recentemente intervistato per La Vita del Popolo su temi palestinesi, gli ha passato il riferimento di una persona del Mali che sta cercando di mettere in piedi un progetto di trasformazione di prodotti agricoli in una scuola del suo Paese. Tocchetto lo sta ora scrivendo, cercheranno i fondi e lo realizzeranno. Il mondo va avanti spesso anche così, in forza della volontà di persone che imparano a cooperare insieme per realizzare cose grandi.
“Mercenario” agronomico
Ammetto che quando ho letto il sottotitolo del suo libro, edito nel 2022, “A cinque ore da casa”, non mi ha convinto. Recita così: “La quotidianità di Gaza, Ur e Mesopotamia attraverso gli occhi di un mercenario agronomico”. Non un cooperante? Un volontario? Un operatore? “L’ho usato, forse per giocare anche sul contrasto con il significato che questa parola assume proprio nei Paesi dell’area mesopotamica, per sintetizzare il fatto di rispondere alle esigenze di persone, associazioni, enti, governi, studi privati - spiega Davide -. Che siano le Nazioni Unite o un immigrato senegalese, un’artista americana o una ong italiana non importa: appena c’è una chiamata, io sono pronto. Mi fa bene muovermi, ne sento la necessità. Anche perché partire è una buona forma di resistenza ai doveri: lavorare, guadagnare, impegnarsi 24 ore su 24. Impegni che, poi, non sono convinto siano così importanti. E che, quando torni, non sono cambiati. Penso che si possa vivere anche con meno, in una specie di modalità light. Mi sono accorto che in poche ore è possibile trovarsi a vivere situazioni completamente diverse da quelle che caratterizzano la nostra quotidianità”: per esempio attraversare il valico di Erez per entrare nella Striscia di Gaza, salire la scalinata dello ziggurat di Ur, passeggiare per Betlemme o per le vie di una remota isola turca, andare in auto da Bassora a Baghdad, mangiare di tutto, ritrovarsi tra la folla o nel nulla più completo, scoprire armi in un armadio, confrontarsi con autorità e gente comune”.
Eden in Iraq
El Chibaish è una città che si trova nel sud dell’Iraq, sulle sponde dell’Eufrate. Qui, con un team internazionale che collabora con l’ong irachena Nature Iraq, Davide Tocchetto ha realizzato un sistema di depurazione naturale delle acque per far fronte ai bisogni idrici della popolazione, andando a irrigare un giardino pubblico e un frutteto per una superficie complessiva di quasi due ettari. L’intervento ha un impatto economico e turistico culturale importante: sono impegnate piante locali e il giardino ricorderà i disegni dei tappeti tessuti da secoli dalle donne del posto. “E’ una soluzione all’acqua contaminata in un territorio depredato dei suoi fiumi dalle dighe della Turchia e dei Paesi vicini. A gennaio in Iraq l’Eufrate era profondo 70 centimetri (di norma sfiora i 2 metri). Questo significa paludi secche, crisi alimentari, migrazioni”. Accanto a “Eden in Iraq”, Davide ha lavorato a lungo anche in Senegal per un progetto di sviluppo di aziende agricole locali che producono biologicamente anacardi. “E’ nato da alcuni contatti che avevo con giovani senegalesi migrati in Italia. Insieme abbiamo costruito e realizzato un’attività di agricoltura sostenibile che funziona bene e sta evolvendo”. A Gaza invece, nel 2014 aveva contribuito alla costruzione degli impianti di fitodepurazione di una scuola che poi è stata distrutta dai bombardamenti. Successivamente ha lavorato con alcuni contadini di Betlemme per un progetto sull’ulivo.
Persone, luoghi, culture diverse
“Sono tutte esperienze che entrano dai lobi del cervello destinati alla memoria per far ricordare che non esiste solo la nostra terra e non esistiamo solo noi; esperienze che mi tengono legato alla diversità del mondo”.
Certo che non è sempre facile adattarsi a suoni e colori diversi, a cibi dai sapori diversi, ad abitudini talvolta così diverse. “A volte mi è servito tempo per metabolizzare le esperienze vissute in posti così unici, travolgenti per bellezza, come la ziggurat di Ur o l’antica Babilonia, i mercati di Bagdad, le strade di confine tra Gaza e Israele e spesso anche pericolosi”.
Come quando, dopo la festa religiosa dell’Ashura, viene interrogato dall’agenzia di intelligence e investigazioni federali del Ministero dell’interno con altri colleghi iracheni in un edificio che non sembra essere quello di una centrale di polizia. Alcuni episodi accaduti la sera della festa avevano destato sospetti. “Perché lo faccio? Perché ha imparato a risolvere situazioni anche complesse tenendo insieme capacità personali, passione per il mio lavoro e professionalità, apertura ai mondi che, poco per volta, imparo a conoscere”.
Davide Tocchetto, nella vita quotidiana, fa anche l’insegnate di materie agrarie all’istituto Sartor di Castelfranco: “Quello che imparo nei miei viaggi lo porto nel mio modo di insegnare. Recentemente ho accompagnato un gruppo di studenti nel Kurdistan turco, a Mardin, per una attività di scambio culturale. Credo che sperimentare nel concreto l’esperienza della diversità sia per loro occasione sfidante di crescita”. Negli anni, ha promosso iniziative di incontro in Senegal portando studenti del Sartor alla scuola agraria nazionale (Ensa) di Thies, città a 60 km da Dakar, e ha potuto visitare delle realtà produttive agricole in alcune comunità rurali. E altre iniziative ancora.
“Pochi giorni fa – scrive nel libro – mi hanno definito un essenziale. Stavo elogiando gli amici iracheni che mi fanno mangiare senza posate e seduto per terrà. Ecco, questo è un bel riassunto. Sono essenziale nei modi e poi apparente e poi ancora indifferente a certe forme di difficoltà. Osservo molto, prendo nota di tutto ciò che mi circonda e lo porto con me. E poi me ne ricordo”.