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Sorprende che sorprenda. Ma tant’è. Anche perché non è la prima volta che don Claudio Bosa, ora parroco del Duomo di Castelfranco Veneto, realizza questo spazio di accoglienza per i bambini, dentro in chiesa. Tra i suoi “precedenti”, uno simile era stato creato a Camposampiero ed era finito persino in televisione, su Raidue. L’iniziativa, in fondo, è davvero semplice, ma di forte impatto simbolico: nella cappella del Santissimo, è stato posizionato un tappettone, perché i più piccolini possano gattonare o giocare, mentre poco più in là si trova un tavolino con fogli, colori e materiale per disegnare. Uno dei confessionali, infine, è stato adibito a fasciatoio. L’obiettivo è offrire alle famiglie con bambini un posto accogliente, dove si sentano le benvenute, anche con i più piccoli e “chiassosi”, oltre che creare occasioni di relazione e, poi, magari di amicizia.
“In questa iniziativa ho coinvolto gli adulti di Azione cattolica che hanno recuperato i materiali dalla scuola dell’infanzia e dalla Caritas cittadina, hanno steso il regolamento, e ora si occupano di tenere d’occhio questo spazio, di invitare i genitori con i figli a utilizzarlo - racconta don Claudio -. Anche così, si possono avvicinare delle famiglie che arrivano in Duomo, e frequentano la messa, per farle sentire parte di una comunità che ha attenzione e cura per tutti”.
Colpisce, in effetti, soprattutto il messaggio lanciato da questa iniziativa concreta: nelle celebrazioni di solito è “difficile” stare dentro, se non si è adulti consapevoli; per questo si creano le messe “dedicate” ai ragazzi del catechismo, con linguaggio modulato per loro, proposte adatte all’età. La sfida, allora, diventa tornare a “rendere normale”, dentro alle nostre celebrazioni, la vivacità di un bimbo che corre, il pianto di un altro che ha fame o è annoiato, o vuole essere cambiato. “I figli sono una bella possibilità di conoscenza e di evangelizzazione - riflette don Claudio -. La nascita è un mistero che investe i genitori, che può essere accostato e accompagnato, con cura e qualità di relazioni”.
Tappetone, matite, colori, giochi, insomma, per rimettere in orecchio e davanti agli occhi di chi frequenta la messa i suoni, i colori, la vivacità delle famiglie e far sentire loro accolte e ben volute. Una sensibilità, quella di don Claudio, che nasce anche dall’esperienza personale, come aveva già in passato raccontato: “Ho tre sorelle e tanti nipoti - racconta - quindi ho preso spunto e chiesto suggerimenti, del resto sono loro - scherza - quelle esperte”. E mentre questa iniziativa parte, è anche tempo di qualche riflessione per il nuovo parroco del Duomo, ad alcuni mesi dall’ingresso: “Questa parrocchia è inserita nel contesto cittadino, che chiede una presenza attenta e costante, oltre che dentro al prezioso cammino della Collaborazione, che qui rappresenta un patrimonio prezioso, e direi strutturato. È molto arricchente poter vivere qui questa esperienza di parroco”.