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27 gennaio: un orrore che non finisce

Nella Giornata della memoria, ricorrono gli 80 anni della liberazione del campo di Auschwitz

Sarà un anniversario particolare ad Auschwitz: il 27 gennaio, alla commemorazione per l’80° anniversario della liberazione, non sarà data la parola a nessun politico, ma solo ai sopravvissuti. È questo, infatti, probabilmente uno degli ultimi anni in cui si potranno ascoltare, dalla voce di chi c’era e le ha subite, le testimonianze di chi ha vissuto l’orrore del genocidio nazista. Un periodo che ha segnato l’umanità per sempre, anche se, ultimamente, il ricordo si fa sempre più sbiadito.

Il cancello principale con la scritta “Arbeit macht frei” all’ingresso dell’ex campo di sterminio nazista tedesco di Auschwitz a Oswiecim, in Polonia, fu aperto il 27 gennaio 1945 dai soldati sovietici dell’Armata rossa, e dal 2006, con una risoluzione dell’Onu, ogni anno si celebra la Giornata della memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto.

Ad Auschwitz si prevede siano presenti presidenti e primi ministri, ma, ha detto Piotr Cywiński, direttore del memoriale e museo di Auschwitz-Birkenau, in una recente intervista rilasciata al Guardian, sarà lasciato spazio ai testimoni viventi, “in quella che sarà probabilmente l’ultima grande commemorazione quando molti saranno ancora vivi e in salute abbastanza da viaggiare”. Tutte le azioni sono svolte per preservare il museo per le generazioni future, a memoria. Situato ai margini della città polacca di Oswiecim, il memoriale è ospitato negli edifici originali, ancora ben conservati, del campo di concentramento di Auschwitz e nelle rovine del vicino campo di sterminio di Birkenau.

Alle celebrazioni, nel campo di sterminio polacco, non sarà data la parola ai politici, ma solo ai sopravvissuti

Le questioni di oggi

Nel 2005, Vladimir Putin era presente al 60° anniversario. In quell’occasione pronunciò un discorso e sottolineò come “inconcepibile pensare che le persone siano capaci di tale barbarie”. Rese omaggio ai soldati sovietici che liberarono il campo. Tuttavia questa volta, non è stata invitata alcuna delegazione russa. Infatti, sempre il direttore del memoriale Cywiński nell’intervista, ha tenuto a precisare che “tra le truppe dell’Armata Rossa che hanno liberato il campo c’erano sia russi che ucraini, e che la guerra nella vicina Ucraina è quindi una guerra condotta da un liberatore contro un altro”.

E ha aggiunto: “Si chiama il giorno della liberazione, e non credo che un Paese che non capisce il valore della libertà abbia qualcosa a che fare con una cerimonia dedicata alla liberazione. Sarebbe cinico averli lì”.

C’è, poi, l’altro capitolo, quello della guerra fra Israele e Hamas, che in questi giorni sta vivendo una fragile tregua, con la liberazione di ostaggi da una parte e prigionieri dall’altra.

“Il governo polacco considera la partecipazione in sicurezza dei leader di Israele alle commemorazioni del 27 gennaio 2025 come parte del tributo alla nazione ebraica, milioni delle cui figlie e figli sono diventati vittime dell’Olocausto perpetrato dal Terzo Reich”, si legge in una nota. Una delegazione israeliana è prevista all’evento. Il direttore Cywiński, storico medievale, respinge, infatti, qualsiasi parallelismo tra le azioni della Russia in Ucraina e l’assalto di Israele a Gaza. “Cerco di non entrare in politica con Auschwitz e chiedo ai politici di non entrare in Auschwitz con la politica. Ma la situazione è, ovviamente, completamente diversa. La guerra in Ucraina è quella di un Paese che attacca un Paese innocente e indipendente”, mentre l’offensiva di Israele a Gaza, sebbene “tragica”, è quella di “un Paese che cerca di proteggersi da un enorme attacco terroristico”.

Come sanno tutti coloro che ci sono stati, la visita al campo di Auschwitz è un’esperienza straziante. La visione dei capelli umani, le scarpe, le pile di valigie con su scritto i nomi dei loro possessori, gli oggetti di uso quotidiano.

E poi tante, tantissime foto di persone che arrivarono al campo, in questo come negli altri campi di sterminio, pensando di iniziare una nuova vita e furono, invece, barbaramente uccise.

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