Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Un "intreccio" di passioni" per i capi scout Agesci del Veneto
Il convegno regionale si è tenuto il 25 e 26 marzo, tra il Pala Arrex e il parco Pegaso, trasformatosi per l’occasione in una piccola città di tende, che ha ospitato oltre 2200 capi provenienti da tutta la regione.

“Intreccio di passioni”: questo lo slogan del convegno regionale dei capi Agesci tenutosi il 25 e 26 marzo a Jesolo, tra il Pala Arrex e il parco Pegaso, trasformatosi per l’occasione in una piccola città di tende, che ha ospitato oltre 2200 capi provenienti da tutta la regione. Il Convegno, che si tiene ogni quattro anni, è stato incentrato sulla comunità capi, una delle grandi intuizioni dell’Agesci. La Comunità capi è luogo di relazioni feconde e di lettura dei bisogni del territorio. Il percorso verso il convegno è iniziato qualche mese fa, quando le comunità capi venete iscritte sono state gemellate a due a due per condividere punti di forza e fatiche e potersi offrire, nell’incontro reciproco, piste di lavoro. Tutte le nove comunità capi della zona di Vittorio Veneto hanno aderito a questo “sogno” di confronto. A partire dal primo pomeriggio del sabato le 160 comunità capi iscritte sono arrivate da ogni parte del Veneto e hanno riempito le piazzole del parco Pegaso.
Le comunità capi, che si sono conosciute in varie forme prima del convegno, hanno avuto poi modo di condividere nel pomeriggio di sabato un momento di lettura della propria realtà e di elaborazione di impegni di cambiamento per il futuro. Il Pala Arrex si è subito trasformato in un laboratorio di pensiero, dove i capi, giovani e meno giovani, hanno detto, anche solo con la loro presenza, quanto sia importante per questa associazione creare legami fecondi, credere nella rete, farsi comunità.
A facilitare i lavori di gruppo ci sono state due relazioni tenute dal professor Johnny Dotti, docente della Cattolica di Milano, e dalla capoguida Donatella Mela. Dotti è partito da una provocazione: “Come mai, in un tempo di crisi delle relazioni, un’associazione come l’Agesci sia ancora in piedi?”. E, nel cercare di rispondere a questa domanda, ha fatto riferimento ad alcune riflessioni: l’importanza di essere “communitas” che sappia includere e non una “immunitas” che esclude; il fatto di essere un gruppo imperfetto, incompiuto e fragile di persone che va oltre l’io per aprirsi al noi. Dotti, da figura esterna allo scoutismo, ha poi analizzato alcuni fondamenti che costituiscono punti di forza dell’associazione: l’essere un’esperienza concerta che si fa sogno; la sua unicità e universalità allo stesso tempo (lo stare dentro uno specifico territorio, ma anche dentro il mondo); la libertà e la responsabilità: una libertà di essere con qualcuno. Ha poi concluso invitando i capi scout a vivere come una benedizione, a dire bene del proprio tempo, al di là di ogni crisi e ad accogliere profondamente la fragilità come momento per costruire solidarietà. Donatella Mela ha ricordato il percorso che ha portato all’intuizione della comunità capi, all’I care di don Lorenzo Milani che ci fa affezionare a persone e idee. Lasciandosi ispirare dal teologo Bonhoeffer di “Resistenza e resa, dal Minervini di “Politica generativa” e da Papa Francesco di “Evangelii Gaudium”, Donatella ha definito la co.ca. luogo di incontri fecondi, basata sul dialogo vero e autentico, sulla fiducia. Ha inoltre sottolineato il ruolo politico della comunità capi, capace di leggere la realtà e di confrontarsi con essa, senza aver paura della sconfitta e del conflitto, che vanno affrontati e abitati. Donatella ha consegnato due piste: l’importanza del patto tra generazioni, possibile in una comunità capi, e l’idea della co.ca. come luogo di discernimento e palestra di verità. E infine due atteggiamenti: la passione educativa e l’entusiasmo. Per chiudere con le parole di Paolo VI nella Populorom Progressio: “Gli ideali non sono sogni ma doveri”.
La serata, affidata dal gruppo di animazione composto da capi scout “Oltre il sipario”, ha intrattenuto con sketch relativi ad alcune dinamiche ricorrenti nelle comunità capi. L’indomani è stata insediata un’assemblea che ha eletto il responsabile regionale, Mauro Montagner di Jesolo (VE), riconfermato nel ruolo dopo i precedenti quattro anni di mandato e un nuovo incaricato regionale alla branca Rover/Scolte, Daniele Dian di Isole del Delta del Po (RO). I capi, poi, divisi per tematiche, hanno incontrato alcuni relatori che li hanno aiutati a riflettere su ambiti in cui declinare le relazioni: il rapporto con Dio (Padre Roberto Del Riccio), con i ragazzi (Paola Scolari), con gli adulti (Giuseppe Sammarco), con il territorio (Maurizio Padovan), con i media e le nuove tecnologie (Carlo Meneghetti), con se stessi dopo una caduta (Claudio Da Ponte). Il Convegno è stato un gioco di squadra nel quale protagonista principale è stato il Comitato regionale ma davvero molti sono stati coloro che si sono dati da fare per la sua riuscita. La sfida di porre al centro le comunità capi ora è lanciata. Ora spetta a loro l’impegno di coglierla per capire che è possibile sognare in grande e che i sogni sono contagiosi.