Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Santissima Trinità - Un volto di Dio più ricco di ogni sogno
Non un Dio “Supremo”, “Altissimo”, isolato, dominatore, ma una relazione che genera

Uno + uno + uno = uno? Se Trinità fosse solo questione di una strana aritmetica, per la maggior parte di noi sarebbe al massimo solo un curioso inutile pensiero. Ma Gesù parla il linguaggio della vita, della sua vita, a coinvolgere le nostre vite nel mistero grande della Sorgente: il Padre che dona il Figlio, l’unico suo generato amato, perché l’Amore che condividono possa salvare chi rischia sempre in tanti modi di perdersi: noi, e il mondo in cui viviamo (Gv 3,16).
E lo sguardo col fiato sospeso che allora i primi discepoli le prime comunità di cristiani – e oggi noi possiamo arrischiare sul volto di Dio, è a partire dalla vicenda di Gesù compresa sempre più a fondo. Non a caso questa festa è posta subito dopo la festa di Pentecoste, che celebra il dono dello Spirito Santo, «colui che scruta perfino le profondità di Dio», come azzarda Paolo (1Cor 2,10-12), e lo Spirito ci rivela in Gesù ciò che Dio desidera sogna e fa per noi e il mondo intero. E ciò che Dio desidera sogna è che “nessuno vada perduto” perdendo la possibilità di giungere alla pienezza della vita. Una “pienezza” che ciascun uomo ciascuna donna porta in cuore come desiderio profondo e spesso celato, una vita degna di essere vissuta, in cui sia possibile amare ed essere amati. Quella vita che la Pasqua di Gesù ci ha rivelato, quella che valica gli abissi della morte, una vita capace di amare anche oltre ognimorte che ci attraversi il cammino, la vita custodita dall’Amore di Dio. Il Figlio è stato mandato nel mondo in Gesù a fare proprio ciò che dice il suo nome: Dio-salva. A costo di donare in perdita la propria vita. Il rischio è di chiudersi in se stessi, rifiutare questo dono. E di continuare a perdersi, cercando altrove senso e gusto del vivere, cercando nel consumo delle cose, nel potere sulle persone, nell’abuso del creato, di possedere una vita che invece può solo essere accolta e donata, da parte di Dio e da parte di fratelli e sorelle, nei gesti quotidiani di cura reciproca, di gratitudine, di responsabile solidarietà.
E la ricchezza dell’agire di Dio, sovrabbondanza di vita donata, si genera nella ricchezza della sua più intima realtà: non un Dio “Supremo”, un “Altissimo” solo, isolato, dominatore, ma una Relazione che genera. Un Padre che genera un Figlio, altro da sé, e questo generare e lasciarsi generare è tanto irruente sorgente di vita da diventare a sua volta gioia di essere, cioè Spirito Santo (parole, le nostre, che si svaporano in ombra appena tentano di dire quel che è «profondità inscrutabile» del cuore stesso di Dio)… E ne possiamo appena intuire se non le tracce del suo amore che in tutto l’agire di Gesù ha donato vita fino a morire e grazie allo Spirito Santo continua a trasformare il mondo e noi. Tracce del suo continuo venirci incontro, in volti di perduti e in fessure di meravigliata bellezza e in pane spezzato e condiviso.
E’ Dio così, che ragiona solamente nell’amore e nella misericordia a generare vita capace di amore e di misericordia. E ha scelto e continua a scegliere di perdersi, di perdere la propria esistenza, pur di venire a cercare noi, insistentemente perduti, e ad accompagnarci oltre ogni perdizione, verso la pienezza di amore di misericordia e di vita, perennemente sorpresi dall’incontro...
POESIA
una carezza
un abbraccio
un passo condiviso
uno sguardo,
un respiro
un pane spezzato e offerto
la meraviglia travolgente
(proprio a me?
proprio qui, fra noi?)
e quieta, fonda, silenziosa, trasalire appena
una danza
in interiore melodia
in ritmo di piedi e mani e corpo intero
E mani che impastano
e piedi che accompagnano
e occhi che sorridono
e voci che cantano
e orecchi che ascoltano
e dita che sbrogliano insieme nodi di fili intricati
e sanano visi sfigurati…
e lavano piedi piagati…
e fiato che si fa vicinanza lieve
e intimità fonda
e l’appena socchiusa soglia
che oltremorte trasale di Vita
sorgente senza ritegno, onda
che attraversa e genera
il Vuoto e le stelle e chissà
e molto più in fondo
e tanto più in là
Tu Voi
oggi-qua
LA FOTO:
La quercia di Mamre, l’albero di Abramo
Nelle immediate vicinanze di una quercia, albero dalla chioma folta e rigogliosa, spesso venivano piantate le tende per ripararsi dalla calura; non stupisce dunque che Dio appaia ad Abramo presso le querce di Mamre. Nelle vicinanze di Ebron si custodisce questo esemplare antichissimo (5.000 anni) a memoria dell’incontro di Abramo con i tre angeli, letti dalla tradizione cristiana come prefigurazione della Trinità. (don Luca Vialetto)