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Il vescovo Michele Tomasi nominato nel Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia

La nomina nel corso dei lavori, che si sono svolti da lunedì 23 gennaio a ieri, a Roma, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana.

Nel corso dei lavori, che si sono svolti da lunedì 23 gennaio a ieri, a Roma, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha nominato mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, Membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei Cattolici in Italia. Il Vescovo di Treviso è atualmente anche referente per la Conferenza episcopale triveneta della Pastorale sociale e del Lavoro.

Le giornate del Consiglio permanente si sono concluse con la conferenza stampa del segretario generale, mons. Giuseppe Baturi. “C’è un’interlocuzione con questo governo, come con tutti i governi - ha detto l'arcivescovo -. Abbiamo espresso gli auguri al nuovo governo e dato la nostra disponibilità a tutto campo”, ha reso noto il vescovo: “sono aperti diversi tavoli di interlocuzione: sulla povertà, per individuare misure di contenimento di una situazione che sembra aggravarsi, sulla formazione, sull’educazione e la scuola”. Ad una domanda sulla posizione della Chiesa italiana in merito al reddito di cittadinanza, il segretario generale della Cei ha citato il recente comunicato congiunto della Caritas e dell’Ufficio Cei per la pastorale sociale e del lavoro in cui, “senza entrare nella tecnicità della misura, che è modificabile”, si faceva presente “la necessità di un aiuto concreto alle fasce più deboli della popolazione, quelle che hanno più bisogno, da coniugare insieme a misure atte allo sviluppo e non solo all’assistenza”. “Ci possono essere situazioni di povertà che richiedono un intervento di solidarietà verso persone e famiglie – ha spiegato Baturi – ma al tempo stesso è necessario anche collegare tali misure allo sviluppo e al lavoro”. “Le organizzazioni cattoliche e la Cei – ha assicurato il segretario generale – sono disponibili al dialogo sul tema della visione complessiva del welfare, tipicamente italiana, caratterizzata da reti comunitarie, quelle che, durante la pandemia, hanno svoluto un servizio per gli immigrati e le persone non autosufficienti: reti comunitarie che si fanno carico della persona, e non soltanto del bisogno”. Per la Chiesa italiana, quindi, “le singole misure vanno inserite in una visione più globale dei progressi del benessere della nostra nazione”.

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