Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Il cardinale Parolin alla Chiesa di Treviso: eredi della santità di Pio X
E’ ormai partito il conto alla rovescia per il grande appuntamento diocesano di sabato 23 A presiedere la solenne concelebrazione sarà il Segretario di Stato di Sua Santità, il cardinale Pietro Parolin, che ha accettato l’invito del nostro Vescovo. Lo abbiamo raggiunto nei giorni scorsi e gli abbiamo chiesto di rileggere, per i nostri lettori, la figura di Pio X. agosto al santuario mariano delle Cendrole.

E’ ormai partito il conto alla rovescia per il grande appuntamento diocesano di sabato 23 agosto al santuario mariano delle Cendrole, a Riese Pio X. La celebrazione eucaristica nel centenario della morte di papa Sarto si annuncia molto partecipata da famiglie, gruppi parrocchiali, sacerdoti, religiosi e laici che desiderano raccogliersi attorno alla Parola e all’Eucaristia facendo memoria e rendendo grazie per la vita e la santità del pontefice trevigiano.
A presiedere la solenne concelebrazione sarà il Segretario di Stato di Sua Santità, il cardinale Pietro Parolin, che ha accettato l’invito del nostro Vescovo.
Lo abbiamo raggiunto nei giorni scorsi e gli abbiamo chiesto di rileggere, per i nostri lettori, la figura di Pio X.
Eminenza, quali sono i tratti caratteristici che la colpiscono di questo pontefice trevigiano?
Ritorno con piacere a Riese Pio X, paese natale di San Pio X, che nel passato ho visitato in più occasioni perché attratto fin dalla mia infanzia dalla figura di questo Pontefice, il quale ha mantenuto per tutta la vita i lineamenti dell’umile e laborioso prete delle nostre Diocesi venete di fine ‘800: la modestia e la bonomia; la battuta spontanea e benevola; la preparazione e lo studio teologico e giuridico che coltivò con assiduità, anche da parroco; la profonda fedeltà alla Chiesa e ai Pastori; la capacità di essere guida di anime con la confessione, la predicazione e la direzione spirituale; la sincera condivisione delle misere condizioni di vita di gran parte del popolo a lui affidato; il senso concreto e realista (il buon senso!) delle cose e delle situazioni, e delle soluzioni da adottare. Mi piace ricordare lo stupore e l’entusiasmo dei romani nei primi anni del suo pontificato, quando videro il Papa accogliere tutti in Vaticano per spiegare il catechismo o il vangelo della domenica.
Quali aspetti del suo ministero e delle sue scelte pastorali sono ancora di attualità?
Molte dimensioni del ministero di Pio X sono valide ancor oggi. Si tratta di dimensioni che appartengono alla vita della Chiesa di ieri e di oggi, ma che in Pio X assumono particolare rilievo per la sensibilità sacerdotale ardente e l’animo pastorale che lo caratterizzavano. Fra queste ricordo la liturgia; poi il catechismo per piccoli e adulti, come luogo di conoscenza delle verità della fede e di maturazione delle convinzioni interiori dei battezzati e della vita cristiana. Oggi questo aspetto è sicuramente divenuto un’urgenza per le nostre comunità. Altre scelte pastorali di Pio X che mantengono intatta la loro attualità mi sembrano la precisa teologia cui ispirare la proposta cristiana e la testimonianza evangelica; la creatività nell’annuncio della fede e nella pratica dell’amore fraterno; la comunione con i Pastori della Chiesa; la partecipazione dei fedeli alle associazioni ecclesiali (si veda, ad esempio, la grande riforma dell’Azione cattolica da lui voluta); l’esemplare sollecitudine per i poveri e i diseredati.
In quale misura le radici venete di san Pio X possono aver inciso nel suo pontificato?
Pio X divenne papa, come è noto, dopo aver percorso i vari gradi del ministero sacerdotale. Ciò diede spessore “pratico” e, appunto, pastorale alla sua attività. Da buon veneto, poi, intelligente e di animo sensibile com’era, entrava bonariamente nei nuovi ambienti in cui era chiamato ad inserirsi, cogliendone tuttavia subito le opportunità e, d’altra parte, i limiti che impedivano i progressi e apportando soluzioni celeri e opportune. Credo che due, in particolare, siano state le esperienze “venete” che influirono su Pio X: la famiglia e la parrocchia… certo famiglia e parrocchia come erano strutturate alla metà dell’800. In famiglia Giuseppe Sarto imparò il calore delle relazioni, il senso della responsabilità, del dovere quotidiano e del sacrificio, l’attaccamento alla fede cattolica e alla Madonna, il rispetto coscienzioso, ma anche libero, verso l’autorità… La parrocchia fu l’altra vigorosa radice veneta che Pio X portò al soglio di Pietro: da qui, dunque, la sua insistenza sulla santità dei vescovi e dei preti e sui loro doveri nella cura delle anime; sul catechismo, che nel Veneto era ormai da secoli entrato a far parte del patrimonio parrocchiale; sull’articolazione delle parrocchie, in specie per quanto concerne l’apostolato dei laici, la valorizzazione della donna, la viva attenzione all’emigrazione.
Pio X è sempre stato un santo molto amato e venerato: per quale motivo a suo avviso le persone lo sentono così vicino?
I fedeli hanno un particolare “fiuto” nei confronti dei Pastori. Avvertono subito se essi sono dotati di una umanità ricca, di un cuore aperto alle loro necessità e di un genuino interessamento per il loro bene. Pio X fu subito amato e venerato per queste caratteristiche, che toccarono rapidamente le fibre più personali dei fedeli. La causa di beatificazione, apertasi a soli nove anni dalla sua morte e già da diverso tempo richiesta da varie parti, sancì quell’adesione interiore verso di lui che tanti fedeli gli avevano riservato. Umili e semplici di cuore furono tra i suoi devoti più fervorosi. Ma anche molti sacerdoti, che si formarono nei Seminari prima e dopo la guerra mondiale, si ispirarono al suo modello sacerdotale. Penso che anche ciò spieghi la larga diffusione che ebbe il culto di Pio X nel mondo.
Ritiene che quest’anno di studi, convegni, iniziative sia stato importante per riscoprire e delineare in modo più corretto la figura e l’opera di san Pio X?
Da diversi anni prolificano studi, volumi e convegni su Pio X. E tutti molto utili per la conoscenza di lui e della sua epoca. L’ultima iniziativa risale solo a qualche settimana fa, in occasione della presentazione della rinnovata biografia del prof. Gianpaolo Romanato a Roma. Qui non è possibile evidenziare le tante e variegate prospettive messe in luce dagli studiosi. Ma ad un aspetto penso doveroso accennare: che la figura di Pio X non è più vincolata al solo problema del modernismo. Anzi! E’ piuttosto sulla ventata “pastorale” da lui introdotta nella Chiesa del primo ‘900 che si sta concentrando l’attenzione. Questo è estremamente positivo. Perché Pio X effettivamente fu un pastore, un parroco anche da Pontefice, un riformatore, un creativo, un uomo che accolse i fedeli e allargò le braccia per abbracciare tutti (e così lo si volle rappresentare nella statua nella Basilica di San Pietro), un sacerdote consapevole della grandezza del ministero sacro e totalmente consacrato al bene dei fedeli, soprattutto di quelli più umili e poveri.
Alcuni storici sottolineano delle caratteristiche che, nonostante la lunga distanza temporale, accomunano papa Francesco a papa Sarto, dalla modestia delle origini alla pastoralità, dalla mancanza di un percorso all’interno della Curia alla libertà con cui interpretano il pontificato, fino alla creazione di una propria segreteria. Lei è d’accordo, vede altri punti di “somiglianza”?
Certamente. E’ indubbio che corrano molte somiglianze fra Pio X e Papa Francesco, perché, fra l’altro, entrambi sono accomunati da una simile provenienza, cioè dal ministero diretto esercitato in una Diocesi, tra sacerdoti e fedeli. Del resto, non dimentichiamo che pure Pio X fu subito simpaticamente avvicinato alla figura di Pio IX, al quale tra l’altro assomigliava anche fisicamente. Pure nello stile del servizio di Papa Francesco si possono ravvisare aspetti comuni con Pio X, come lei ricordava. Però, ciò che deve starci maggiormente a cuore non è tanto la somiglianza personale dei Pontefici fra loro, quanto il fatto che il Papa, ogni Papa, ha ricevuto da Cristo il mandato di pascere il suo gregge ed è chiamato a rivivere in se stesso la figura e i sentimenti del Buon Pastore e di spendersi nella custodia e per la crescita della Chiesa che il Signore gli ha affidato. Le sensibilità e i modi possono essere diversi, ma il Papa, che si chiami Pietro, Pio, Clemente o con qualsiasi altro nome, che sia italiano o non-italiano, deve risvegliare sempre nel cuore dei cattolici un profondo affetto e un grande senso di comunione con lui. Sono convinto che Papa Pio X e Papa Francesco ci possono ispirare una profonda gioia di appartenere a Cristo e alla Chiesa, una sincera adesione al Vangelo da testimoniare in qualsiasi ambiente di vita e una fervorosa ansia missionaria.
Desidera rivolgere un saluto e un augurio alla Diocesi di Treviso?
Ci ritroveremo a Riese il 23 agosto prossimo, dopo il mio ritorno dal viaggio in Corea, in cui accompagnerò il Papa ad incontrare quella giovane Chiesa dell’Estremo Oriente. Confesso di pensare che Treviso è privilegiata per aver dato i natali a Pio X ed aver goduto del suo ministero parrocchiale per lunghi anni. San Giovanni XXIII, nel discorso del 7 novembre 1954 tenuto in duomo a Treviso in occasione della prima festa del nuovo santo Pio X, invitò i trevigiani ad essere fieri, perché “filii sanctorum sumus”, siamo figli di santi (Tob, 8,5). In questa terra, infatti, non sono pochi i discepoli di Cristo giunti agli altari e solo per ricordare i più recenti, menziono, con Pio X, il beato vescovo Longhin, i miei vicentini santa Bertilla e il prossimo santo vescovo Farina, e poi il beato Toniolo e tanti altri Servi di Dio che qui abitarono o passarono… Disse allora il card. Roncalli: “come tali voi di Treviso, avete contratto delle responsabilità distinte… C’è in questa nobile porzione della Marca tanto bene, tanto bene, che merita riconoscimento ed incoraggiamento”. Io credo che i trevigiani debbano giustamente essere fieri di Pio X, ma nello stesso tempo preoccuparsi di far crescere ovunque il “tanto bene” di cui parlava san Giovanni XXIII e che oggi non è affatto venuto meno, anche se forse è meno immediatamente visibile. La Treviso cristiana, la Chiesa trevigiana può dare anche oggi al mondo tanto bene. Può offrire una fede cristiana coerente e gioiosa, la carità generosa, il volontariato e l’accoglienza dei più poveri, l’impegno apostolico e missionario, ecc. Auguro perciò ai Trevigiani, ai sacerdoti, ai consacrati e ai laici, che l’intercessione di San Pio X faccia sprigionare dal loro cuore ancora tante energie di bene per tutti.