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Pasqua: il Vescovo, nel suo messaggio, ci invita a celebrare la vita donata

“Non è un giorno come gli altri. È il giorno dei giorni che ci annuncia, come uno squarcio nel buio e nella notte, che Gesù Cristo, il Nazareno, il Maestro, il Crocifisso è risorto, è vivo”
17/04/2025

Fermati, fratello, fermati, sorella. Fermatevi per un attimo almeno, nel giorno di Pasqua. Fermatevi ad ascoltare con attenzione nuova quelle campane che suonano festose, e che forse risaltano perché c’è un po’ meno di traffico intorno, un po’ meno rumore.

Fermiamoci a guardare con occhio attento e con stupore chi ci sta accanto. Quasi come fosse la prima volta che li incontriamo e scopriamo felici che ci sono. Fermiamoci a sentire la forza di un nuovo giorno.

Fermiamoci a guardare anche le ferite dei nostri giorni. La nostra perenne insoddisfazione, la difficoltà a essere felici per la vita, il respiro, il nuovo giorno. Guardiamo anche le fatiche vere di chi non riesce ad amare il vivere, di chi soffre una malattia, una solitudine, un abbandono, o le ingiurie del tempo.

Non perdiamoci a fare il tifo, pro o contro nella farsa dei grandi che non riescono nemmeno più a mostrarsi seri, e stiamo per un attimo senza giudizio dalla parte delle vittime della violenza, delle guerre, della fame, dell’ingiustizia. Fermiamoci e stiamo almeno un poco accanto a loro, senza chiederci chi ha ragione o chi torto (ma chi può avere ragione di fronte a un bimbo ucciso o violato?).

Fratello, sorella: è Pasqua. Non è un giorno come gli altri. È il giorno dei giorni che ci annuncia, come uno squarcio nel buio e nella notte, che Gesù Cristo, il Nazareno, il Maestro, il Crocifisso è risorto. È vivo. Ha vinto la morte. Ha sconfitto la paura. Ha illuminato la notte. È il senso di tutto, il fondamento sicuro di ogni nuovo inizio. E allora: fermiamoci a godere di un nuovo respiro. Della novità degli incontri di ogni giorno.

Fermiamoci a gustare la grazia di essere cristiani. Di essere di Cristo. Di credere al dono della vita, in pienezza, in eterno.

È Pasqua. Non è solo una domenica come tante. Non soltanto tempo libero (per molti non è neppure tempo libero, ma anche per voi, fratelli e sorelle, è Pasqua: risurrezione, vita vera). Non solo occasione di un poco di relax, o di un incremento delle statistiche delle partenze e delle spese turistiche. È, invece, il fondamento di quanto c’è di vero, di buono, di giusto, di eterno in ciò che facciamo, nelle decisioni che prendiamo, nelle relazioni di cui ci prendiamo cura, della vita che viviamo.

È Pasqua di Risurrezione.

Fermiamoci a gustarla, con semplicità, con meraviglia, in modo autentico, vero. Non permettiamo che passi via, come un giorno qualunque. Magari soltanto come la vigilia della gita fuori porta. Perché, poi, tutto ritorni come prima.

Viviamo la celebrazione della Pasqua come la vera, definitiva celebrazione della vita donata. Cristo ha vinto la morte, dona significato alla nostra vita, dignità infinita ad ogni istante di ogni esistenza.

Fermiamoci. Fermati, fratello, fermati sorella. Fermiamo anche noi la Maddalena che corre verso Gerusalemme:

«Raccontaci, Maria:

che hai visto sulla via?».

«La tomba del Cristo vivente,

la gloria del Cristo risorto,

e gli angeli suoi testimoni,

il sudario e le sue vesti.

Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea».

E così sarà davvero: “Buona Pasqua!”.

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