Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Don Lino Cusinato, i funerali presieduti dal Vescovo: “Talenti vissuti come dono di Dio”
“Tutta la Parola di Dio è la filigrana del grande testo della sua vita, che si è scritto nel dipanarsi di scelte, disponibilità e incarichi che ha potuto svolgere grazie ai suoi numerosi e preziosi talenti, ma sempre come risposta al dono di Dio”. Lo ha detto, martedì scorso, in occasione delle esequie, il vescovo Michele Tomasi, facendo riferimento a mons. Lino Cusinato, morto all’età di novant’anni lo scorso 6 ottobre. Un centinaio i confratelli sacerdoti che hanno concelebrato nel tempo di San Nicolò insieme al Vescovo. Tra questi, anche i vescovi emeriti di Treviso, Paolo Magnani e Gianfranco Agostino Gardin, il fratello, mons. Mario, il vicario generale, mons. Mauro Motterlini, il vicario per il clero, mons. Donato Pavone, il direttore della Casa del clero, mons. Maurizio De Pieri e il parroco di Galliera Veneta, parrocchia d’origine di mons. Cusinato, don Renato De Lazzari.
All’inizio della celebrazione, il Vescovo ha accennato ai molti messaggi di cordoglio e di ricordo di don Lino, che gli sono giunti in questi giorni, tra i quali quello del vescovo di Piacenza, mons. Adriano Cevolotto, di fra Alessandro Carollo, superiore provinciale per il Triveneto dei frati minori Cappuccini, e del presidente della Regione, Luca Zaia.
Tanti, dunque, i talenti messi in luce da don Lino nell’arco della sua lunga vita. Il Vescovo lo ha definito “prete di vastissima preparazione culturale, raffinato nella sua capacità non comune di scrittura piana, viva e davvero godibile”. E’ stato, del resto, lo stesso mons. Cusinato, nel suo testamento spirituale, a riconoscere, rivolgendosi al Signore: “L’eredità ricevuta di cui ho goduto durante la lunga esistenza che mi hai concesso, è stata magnifica perché dono tuo”.
Tanti e diversificati anche gli ambiti d’impegno del sacerdote: educatore in Seminario, direttore del nostro settimanale, parroco del Duomo di Castelfranco, preposto della comunità dei sacerdoti oblati, scrittore e storico, particolarmente legato alla figura del beato Andrea Giacinto Longhin e curatore della rivista “Maestro e padre”.
Per noi di “Vita”, aveva sempre un’attenzione particolare, e anche se gli anni della sua direzione erano lontani, conservava sempre un grande amore per il settimanale diocesano. Puntuali, le sue telefonate in redazione, “il giovedì, per non disturbarvi nei giorni di chiusura”. Sempre pertinenti e stimolanti i suoi giudizi e i suoi “paterni richiami”.
Nell’omelia, il Vescovo ha “messo in fila” i vari ambiti d’impegno di don Lino, ma prima ancora “il vincolo particolare” che molti sacerdoti avevano con lui, che era sempre attento anche alle comunità di vita consacrata. E ha sottolineato “lasua partecipazione intelligente e sempre attenta alle istanze della cultura e delle questioni attuali alla vita della comunità civile, aiutando percorsi e coinvolgimenti di cittadinanza attiva e responsabile nelle varie realtà a lui affidate”.
Nelle vicende spesso difficili della vita delle nostre comunità, “egli ha tentato sempre di illuminare le situazioni contingenti con il «sovrappiù» di umanità che deriva dalla fedeltà dei cattolici al Vangelo e alle sue esigenze, soprattutto nella stagione di Chiesa che segue il grande momento del Concilio Vaticano II”.
La sua fede nell’amore di Dio ha plasmato la sua vita sacerdotale. Qui, il Vescovo ha aggiunto: “Non posso trascurare, guardando al lungo e ricco ministero pastorale di don Lino, il tratto così importante, di don Lino sacerdote oblato diocesano. Questa sua vocazione - la più importante, scrive - matura nel 1979 e diventa il tratto unificante di tutto il suo impegno e ministero. Con l’oblazione diocesana, don Lino ha dato la forma specifica al suo essere presbitero della Diocesi di Treviso, in comunione con il Vescovo e con il presbiterio”. Gli oblati, comunità fondata dal vescovo Longhin, “hanno vissuto nel XX secolo una forma di vita presbiterale che sotto molti aspetti il presbiterio diocesano ha fatto sua, almeno come aspirazione di comunione, di fraternità, di servizio. Ecco, dunque, un ministero che si è fatto anche «profezia»”.
Ha, poi, ricordato mons. Tomasi: “Negli ultimi anni don Lino si è messo alla scuola del magistero rigoroso della malattia, dalla quale ha imparato la pazienza, la capacità di accogliere e offrire la sofferenza per il bene dei fratelli e delle sorelle, sempre nell’impegno instancabile e generoso alla comunità, presente ai suoi fino alla fine, instancabile anche nella redazione delle pagine della rivista «Maestro e Padre», con cui si dedicava a diffondere conoscenza e devozione del beato Longhin”.
Anche a san Pio X era molto legato, ed è morto proprio mentre le spoglie del santo Papa entravano nel suo territorio natale. “Ho ricevuto la notizia del suo passaggio al Padre nel momento esatto in cui l’urna con il corpo di san Pio X entrava nella Cattedrale di Treviso - ha concluso il Vescovo -. Don Lino, con le sue molte intuizioni di modernità nella storia della nostra Diocesi - che gli deve essere per questo per sempre riconoscente - pareva quasi un prete di altri tempi: modellato dai tanti che ha conosciuto e da quelli che ci ha fatto conoscere ed amare, come appunto il vescovo Longhin, san Pio X, e tanti altri.