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Diaconato permanente: a Treviso dono da 40 anni

Nella parrocchia di Fossalta di Piave si è voluto fare memoria e celebrare questo evento

Quarant’anni fa, il 21 maggio 1983, la nostra diocesi ha dato inizio, con le prime tre ordinazioni, al ministero del diaconato permanente, reintrodotto dal Concilio Vaticano II. Nella parrocchia di Fossalta di Piave, sabato 11 novembre, si è voluto fare memoria e celebrare questo evento.

La comunità diaconale e molte persone presenti hanno innanzitutto voluto ringraziare il Signore per il dono di questo ministero alla nostra Chiesa diocesana.

Durante la celebrazione eucaristica, la parrocchia di Fossalta ha voluto ringraziare in particolar modo il diacono Franco Filiputti, uno dei primi tre diaconi ordinati, per il suo servizio all’interno della comunità e nel mondo della scuola. Molte sono state le attestazioni di stima e di affetto della sua parrocchia di origine, che ha voluto fargli dono di una stola al termine della celebrazione.

L’incontro è stato aperto, presso i locali parrocchiali, dalla riflessione del diacono Francesco d’Alfonso, responsabile della Commissione regionale Triveneta per il diaconato permanente, che ha tracciato alcune significative linee progettuali di questo ministero, a partire dalla sua dimensione sacramentale.

“Non è conveniente fermarsi solo su aspetti funzionali, cosa può fare o non può fare il diacono; è più proficuo partire dal comprendere la sua grazia sacramentale. Il diacono - ha affermato d’Alfonso - con la sua persona e la sua vita ricorda alla comunità cristiana che cosa significhi porsi al servizio, che nella Chiesa può essere fatto in diversi modi, ma non secondo una logica di potere”.

Suggestiva è l’immagine del diaconato come ministero del portico. Il portico è il luogo dell’incontro e della relazione, del passeggiare insieme e della gratuità. Nel portico ci si accoglie, ci si racconta e ci si accompagna; si raccolgono i dubbi e le domande; si risolvono le questioni.

“Nel portico - sostiene d’Alfonso -, i diaconi possono diventare profezia di una Chiesa che porta speranza al mondo”.

Il vescovo Michele, infine, durante l’omelia, prendendo spunto dalla parabola delle dieci vergini, ha evidenziato il compito di ogni cristiano: attendere lo sposo che viene. “Ma qual è nello specifico l’olio della lampada per un diacono? L’olio per un diacono potrebbe essere rappresentato dalla sua disponibilità ad essere, nel ministero, luce in tutte le situazioni della vita. Una luce che apra alla speranza che davvero il bene ha vinto sul male in tutti i tempi della storia”.

Nella comunità cristiana i diaconi conformano la loro vita a Cristo servo in maniera definitiva, per sempre. “E’ il per sempre di tutte le vocazioni nella Chiesa. Non finché c’è n’è bisogno, non un servizio a tempo, ma per sempre. Abbiamo bisogno di persone che si mettono al servizio gli uni degli altri con questa fedeltà e che aiutino tutti noi a servire Cristo nel mondo giusto”.

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