venerdì, 17 maggio 2024
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Consiglio pastorale: all’opera per individuare le piste di lavoro

Confronto aperto su quanto elaborato dalle Commissioni per individuare le “condizioni di possibilità” per realizzare le proposte. Molti i fili rossi che emergono

Un Consiglio pastorale diocesano allargato, quello di lunedì 8 aprile, nell’oratorio di Preganziol. Oltre ai consiglieri, infatti, hanno partecipato ai lavori i membri delle Commissioni con particolari competenze o esperienze nei diversi ambiti, per individuare insieme le “condizioni di possibilità” per la realizzazione delle proposte delle Commissioni, come suggerito dalle Linee guida per la fase Sapienziale del Cammino sinodale. La seduta, divisa tra lavori di gruppo e condivisione in assemblea, era dedicata, infatti, a quanto è emerso dal lavoro delle Commissioni che il Consiglio pastorale ha costituito nei mesi scorsi sui cinque ambiti, affiorati in modo forte dall’ascolto di questi anni e suggeriti anche dal comune percorso nazionale: Corresponsabilità e ministerialità; Giovani; Celebrazione e vita; Fragilità; Partecipazione. Si trattava di chiedersi che cosa sia necessario per realizzare le proposte delle Commissioni, di quali cambiamenti o, meglio, conversioni, ci sia bisogno.

Molti i “fili rossi” e i “nodi” che sono emersi dai lavori, a partire dalla riscoperta del Battesimo e dalla centralità della Parola di Dio nelle proposte formative; e, poi, la riforma degli organismi di partecipazione e la valorizzazione delle realtà intermedie; la necessità (sottolineata più volte) di collaborazione con il territorio, in particolare per una cura dei giovani che ha bisogno di alleanze (prima di tutto con i giovani stessi), di adulti competenti nella relazione, di luoghi di ascolto veri, di esperienze attrattive. E, ancora, una prassi liturgica che vada verso un “noi ecclesiale”, essenziale per ben celebrare e per una partecipazione attiva, con un appello alla qualità delle messe più che alla quantità. Sulla “fragilità” è emerso il grande tema dell’abitare, con la proposta di creare osservatori che possano riflettere sull’uso delle strutture. Infine, la partecipazione, ridotta al lumicino, sia in ambito ecclesiale che sociale, che ha bisogno di uno stile nella logica della mitezza, che la renda conoscibile cristianamente, magari attraverso un cambio di sguardo sulla missione della Chiesa.

Il Vescovo, nel suo intervento, ha sottolineato l’emergere di molti aspetti positivi su cui convergere, dalla valorizzazione del Battesimo e dell’Eucarestia, alla cura della responsabilità verso il nostro mondo. Ringraziando i presenti, mons. Tomasi ha riconosciuto che il convenire di questi incontri è “dono dello Spirito santo” e che il lavoro che si sta facendo “è una fatica, ma anche un dono grande che si fa tutti insieme alla Chiesa universale e alla Chiesa di Treviso”. Un lavoro importante, che si aggiunge a quanto stanno facendo parrocchie e Collaborazioni pastorali (che per la “restituzione” delle sintesi hanno tempo fino al 15 aprile), e che si arricchirà ulteriormente con il contributo del Consiglio Presbiterale.

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