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50° del Centro della famiglia di Treviso: siamo fatti di relazioni

“Storia e futuro con al centro la famiglia” sarà il tema di fondo che accompagnerà, fino al prossimo ottobre, le celebrazioni per il mezzo secolo dalla fondazione

“Siamo fatti di relazioni”. Una frase di don Mario Cusinato, fondatore, cinquant’anni fa, del Centro della famiglia di Treviso, è risuonata nella presentazione degli appuntamenti che per tutto quest’anno vogliono ricordare questa felice ricorrenza di un luogo particolarmente caro a tante famiglie della diocesi. Lo dimostra il fatto che a frequentarlo oggi sono tanti figli di genitori che allora furono pionieri di questa particolare esperienza di condivisione. Gli inizi, li ricorda don Francesco Pesce, presidente del Centro della famiglia, ovvero quello che era un centro studentesco, in cui don Cusinato intuì la necessità di formare le famiglie e non solo di lavorare con i giovani, cogliendo l’invito rivolto alle diocesi da parte della XII Assemblea generale della Cei, attraverso il documento “Evangelizzazione e sacramento del matrimonio”, ad aprire un centro per la formazione degli operatori di pastorale familiare. Ora, il Centro della famiglia è diventato un modello per tutta l’Italia , dove si opera secondo un approccio interdisciplinare in tre principali ambiti di azione: la formazione (al matrimonio religioso e civile, con la Scuola di formazione familiare e i gruppi sposi), la cura, attraverso il Consultorio familiare socio-sanitario, e la promozione della cultura della famiglia (rappresentanza, politiche familiari, analisi statistica), anche attraverso il neonato Osservatorio natalità e famiglia, del quale è soggetto co-fondatore”. Coppie preparate e competenti, professionisti nei loro ambiti, tutti impegnati a prendersi cura della persona e anche delle relazioni tra le persone che danno qualità alla vita di una famiglia, di un contesto sociale, in una classe di studenti. Un Centro capace di adeguare i suoi servizi ai bisogni che emergono nella vita famigliare.

Il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, alla presentazione delle iniziative, insieme anche al presidente del Consiglio comunale, Antonio Dotto (che ha frequentato il corso prematrimoniale al Centro), e ai coniugi Poloniato e Durante, ha sottolineato la felice coincidenza con l’evento giubilare: “Qui c’è qualcosa da festeggiare, è un evento giubilare, in cui siamo pellegrini di speranza, come ci chiede di essere papa Francesco. Il Giubileo moderno è ogni 25 anni, quello di impronta biblica ogni 50 anni, e chiedeva di ritornare a come era il patto all’interno del popolo, tra le famiglie, le tribù di Israele, famiglie di famiglie. Il patto tra Dio e il suo popolo, fissato all’ingresso della terra promessa, era una presa di responsabilità della vita propria e dei propri famigliari, prevedeva relazioni di vicinanza e di solidarietà e carico comune di ciò che è la vita del popolo”. Il Centro della famiglia ne è un esempio. Ed è “giubilare”, ha aggiunto il Vescovo, perché papa Francesco stesso mette al centro della sua bolla di indizione proprio la tematica della famiglia: “Tra i segni di speranza, al punto 9 di Spes non confundit, c’è quello di guardare al futuro con speranza, che equivale ad avere una visione della vita, entusiasmo da trasmettere”. Riprendendo il tema dell’alleanza sociale, “amicizia sociale”, tema forte della Chiesa cattolica nel suo Magistero sociale, mons. Tomasi ha ribadito la necessità di un patto sociale “perché ci possa essere desiderio di vita e il Centro della famiglia, in questo, dispiega le sue iniziative, le sue forze, le sue competenze. Accogliere, accompagnare, annunciare. Tutto questo è esperienza di Chiesa per l’annuncio del Regno e, quindi, ha una valenza pastorale molto importante”.

Il programma di appuntamenti per celebrare il 50° del Centro della famiglia, distribuiti dal mese di febbraio a ottobre, è già partito (vedi articolo a fondo pagina). Altre iniziative potrebbero aggiungersi nel corso di questi mesi, per celebrare la centralità della famiglia anche nel difficile contesto attuale.

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