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Chiara Corbella Petrillo: la santità "quotidiana" raccontata dal papà

Il papà di Chiara Corbella Petrillo, Roberto, è stato ospite della parrocchia di Scorzè. Ai giovani e alle famiglie ha raccontato la semplicità e la fede di Chiara, per la quale la Chiesa ha aperto la causa di beatificazione

Mentre parla di sua figlia, il volto magro e intenso di Roberto Corbella esprime tutta la gamma delle emozioni, con il sorriso che si mescola alle lacrime, l’orgoglio di padre al desiderio di non fare di Chiara un “santino”.
Invitato dal parroco di Scorzè, don Massimo Gallina, ad inaugurare le celebrazioni per i 250 anni della chiesa, Roberto Corbella ha raccontato la storia di sua figlia Chiara, morta a 28 anni per una rarissima forma di tumore alla lingua. E la chiesa di Scorzè era stracolma di famiglie e di giovani, come capita, in Italia e all’estero, ogni volta che un famigliare o padre Vito, il padre spirituale di Chiara, ne raccontano la storia.
Una vita normale quella di Chiara, serena, in una famiglia credente (“con molto più impegno in questo senso da parte di mia moglie”, chiosa il signor Roberto), il liceo, all’Università la scelta di laurearsi in Scienze Politiche, con indirizzo “Cooperazione e sviluppo”, il fidanzamento e il matrimonio con Enrico Petrillo, conosciuto a un pellegrinaggio a 18 anni, e “scelto” fin da allora.
Dopo il matrimonio, due gravidanze difficili con i bambini che rivelano da subito gravi malformazioni, accettati, amati e accompagnati alla nascita, e poi affidati alle braccia del Padre. Poi una nuova gravidanza, senza problemi per la salute del bambino, ma con la scoperta di un carcinoma che colpisce Chiara. E lei che sceglie solo gli interventi e le cure che non mettano a rischio la vita di suo figlio, come fece, in modo simile, una mamma riconosciuta santa, un medico, Gianna Beretta Molla, che rinunciò alle cure che potevano essere dannose per la vita della sua quarta figlia.
A cinque anni dalla sua nascita al cielo, avvenuta il 13 giugno 2012, la Chiesa ha aperto pochi mesi fa la causa di beatificazione di Chiara.
Una storia di santità possibile, la sua, vissuta nel quotidiano di una vita che nessuno dei suoi famigliari e degli amici definisce straordinaria, fuori dal comune.
E’ papà Roberto a raccontarla così, con semplicità, con tanti aneddoti di vita famigliare, dei periodi felici, come quando lui stesso la portò a casa dall’aeroporto, a 18 anni, dopo un viaggio, e lei gli confessò che il ragazzo che aveva appena conosciuto lo avrebbe sposato. E si trattava di Enrico, che poi divenne davvero suo marito. E poi il rapporto con gli amici, con i quali le piaceva discutere, sapendo ascoltare e portando avanti le sue posizioni. E poi la scuola, i viaggi, le scelte piccole e grandi di una vita semplice, vissuta con naturalezza e allo stesso tempo ponendosi le domande serie. “Io dico sempre ai ragazzi che incontro che Chiara si sarebbe confusa con loro, jeans e maglietta, per il modo che aveva di porsi. Ma allo stesso tempo era capace di vivere fino in fondo le sue scelte, la sua fede, il suo amore per Dio, per la famiglia”.
Papà Roberto racconta anche i momenti più duri, quelli delle prime due gravidanze, della sofferenza per i bambini nati e vissuti solo per poco, ma desiderati e voluti con determinazione, e poi della malattia e dell’ultimo periodo, quando, nonostante la malattia, “Chiara viveva con positività e questa si riverberava su chi le era intorno. Anche noi non riuscivamo a vivere questa situazione in modo diverso. Specie negli ultimi tempi - racconta - chi ci vedeva poteva pensare che eravamo tutti matti, nella nostra casa in campagna c’era veramente allegria. Io lo definisco uno dei periodi migliori per la nostra famiglia”.
I genitori di Chiara, il marito e il padre spirituale hanno cominciato nel 2012 ad Assisi (un luogo speciale per Chiara ed Enrico) a portare la loro testimonianza in giro per l’Italia, e anche all’estero, rivolgendosi soprattutto ai giovani, alle famiglie, per “raccontare” uno stile di santità possibile, nella semplicità, nell’affidamento al Padre, nella fedeltà alla propria storia, ai propri valori.
“Qualsiasi cosa diciamo noi è viziata dall’amore - spiega il papà -, per questo scegliamo di far parlare Chiara in prima persona, con un filmato in cui lei racconta in prima persona ad amici e parenti la sua storia. Da lì traspare la semplicità e la naturalezza di Chiara. E’ sempre stata così. Non faceva la vittima, ma sapeva cogliere anche in situazioni drammatiche una positività. Mi ritengo molto fortunato, rispetto ad altri genitori che perdono i figli per incidenti o per gesti di violenza - ammette -. Noi abbiamo avuto l’opportunità di saperlo e di prepararci. Ed oggi, sentire tanta gente che dice di essere stata aiutata dalla sua testimonianza, aiuta anche noi”.
Sull’avvio della causa Roberto Corbella ammette: “Non può che farci piacere. Ma per fortuna noi non dobbiamo fare nulla. Essere i genitori di una santa potrebbe essere complicato - dice sorridendo - non c’è un manuale. Impareremo, forse. Io di strada ne ho ancora tanta da fare”.

Per conoscere meglio la storia di Chiara:

www.chiaracorbellapetrillo.it

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