Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Un gesto senza precedenti: musulmani in chiesa a Montebelluna
Anche nella nostra diocesi, a Montebelluna, fedeli e rappresentanti religiosi musulmani in chiesa durante la messa. Per condannare il terrorismo ed esprimere solidarietà ai cristiani dopo l'uccisione del sacerdote francese
I musulmani si rechino «domenica mattina» a messa, nella chiesa più vicina a casa loro, per esprimere «solidarietà e cordoglio» dopo il «vile assassinio» di padre Jacques Hamel: un modo per esprimere «nuovamente» l’appoggio della comunità dei «musulmani di Francia» «ai nostri fratelli cristiani». L’iniziativa avanzata dal Consiglio francese per il culto musulmano è senza precedenti, sia per l’autorevolezza dell’organismo che la propone sia per il suo valore simbolico. Infatti, si presenta non come l’idea pur valida e rispettabile di un imam o di una comunità fra le tante, ma come una “risposta corale” al terrorismo, almeno nelle intenzioni, perché presentata dall’organismo che in Francia rappresenta di fatto la comunità islamica davanti allo Stato, al di là delle tante sfumature nel vivere l’esperienza dell’unico Islam. In Italia non vi è ancora un’istituzione simile: la proposta è stata ripresa ufficialmente dal Coreis (Comunità Religiosa Islamica), una delle associazioni presenti sulla ribalta pubblica, e seguita da varie altre sigle dell’Islam presente in Italia. E’ comunque una iniziativa di grande valore simbolico: per i musulmani i luoghi di culto di altre religioni sono rispettati ma normalmente non sono frequentati, come non partecipano alle celebrazioni rituali di altre fedi. Per questo scegliere un gesto simile, chiedendo di essere presenti quando la comunità cristiana si riunisce per celebrare l’Eucaristia è davvero una proposta molto forte e significativa.
Anche in diocesi di Treviso, a Montebelluna, i fedeli che partecipavano alla messa delle 9.30 in duomo hanno avuto la sorpresa di trovare l’imam Mourchid Sallahadine e i rappresentanti dell’associazione culturale e religiosa islamica Attawassol che, introdotti dal parroco, don Antonio Genovese, hanno rivolto alla comunità cristiana il loro saluto e la partecipazione al dolore per il tragico evento che ha portato alla morte di p. Jacques Hamel a Saint-Etienne-du-Rouvray. Due sono stati i punti principali del messaggio letto dall’imam di Montebelluna: il primo, la condanna netta e senza sconti non solo di chi ha compiuto questo attentato, ma anche di chi strumentalizza la religione islamica per interessi di violenza e di potere; il secondo, riaffermare il rispetto e la vicinanza alla comunità cristiana e la volontà di lavorare insieme per il bene di tutti e una pace vera nel mondo.
Ora tocca a noi, a tutti, ritrovare in noi stessi l’energia e la speranza necessarie per superare la paura e l’indifferenza: solo una trama sempre più fitta di relazioni buone e quotidiane tra cristiani, musulmani e ogni uomo e donna di buona volontà possono davvero contrastare la violenza terrorista e far crescere un mondo più giusto e fraterno. Non a caso uno degli obiettivi dichiarati dell’Isis è colpire proprio quella che chiamano “zona grigia”: quei musulmani (e quei cristiani) che hanno l’ardire di incontrarsi e dialogare e costruire buoni rapporti personali e comunitari. Come faceva, nella sua quotidianità e mitezza, p. Jacques Hamel. Un seme caduto nella terra che può esser fecondo di possibilità di bene ben oltre ogni nostra paura.
don Bruno Baratto, incaricato diocesano per le relazioni tra cristiani e musulmani
Nel sito della dioceesi (www.diocesitv.it) gli interventi integrali dei due rappresentanti del mondo islamico