Di per sé, l’idea di una “conversione missionaria” della parrocchia non è una novità, perché essa agita...
STORIE DI NATALE. La Sacra Famiglia sui sassi e sulle icone
L'esperienza tra arte e fede di Annamaria Vanzin. Ha affidato il proprio talento prima ai sassi del Piave, imparando poi a dipingere icone, grazie a dei corsi specifici. Grazie ai mercatini importanti occasioni di dialogo con coloro che si avvicinano.
La strada sale, scende, si chiude, si riapre quasi all’improvviso per meravigliarti con lo sfondo innevato delle Prealpi. Questo è il Montello dei dolci pendii, delle vallate ghiacciate, con i sentieri ciechi che conducono alla riflessione, a riscoprire il lembo di noi che credevamo sfumato nell’oggi in fuga. In un angolo aperto al sole, tra Biadene e Ciano, lungo la presa 20, una casa si lascia sfiorare dalle ultime foglie in festa nella giostra del vento. Là, Annamaria Vanzin vive con il marito Antonio Pagnan e la figlia Elena. La famiglia, la terra, la fede: pietre d’angolo per il cammino umano.
Lei sceglie la famiglia quando, ancora ragazza, le viene a mancare la mamma. Suo padre lascia andare le lacrime sul legno che lavora, sui mobili che, usciti dalla passione per l’arte, vanno ad arredare ville e palazzi. Un artista, lo definisce Annamaria. Dal dolore alla speranza: la madre era la luce e lei lo diventerà per la sua famiglia futura.
Sposa l’uomo giusto, Antonio, perfettamente sintonizzato: nasce prima Francesco e, alcuni anni dopo Elena. Dentro il bosco, tra lo stormire delle fronde, l’esplosione di profumi e di colori, la famiglia vive nella felicità, dono che la coppia sente di voler condividere. Si formano, imparano ed eccoli pronti a condurre, in parrocchia a Biadene, corsi per accompagnare fidanzati e sposi nel percorso che, pur con difficoltà da superare, conduce alla bellezza della famiglia.
Il tempo va, i figli crescono, Francesco si trasferisce ad Aosta e così Annamaria e Antonio hanno occasione di incontrare una terra bella quanto la loro. Insieme passeggiano, scelgono e raccolgono sassi che portano a casa accanto a quelli del Piave. Il sasso è simbolo di cammino, il sasso si allontana dalla sua origine e inizia un percorso spesso tormentato, si lascia accarezzare, levigare, trasformare, ma continua la sua strada. Proprio come l’uomo, come la famiglia.
Figlia d’arte, già esperta pittrice, nel silenzio del Montello ha l’intuizione di affidare, grazie al proprio talento, un messaggio ai suoi sassi. Non una pittura a caso, ma un tema preciso e forte per lei: la Sacra Famiglia che significa cammino, dono, cura, speranza. Ogni dipinto si ispira a un versetto dei Vangeli, a un Salmo, a una frase di papa Francesco o di Madre Teresa, immagini abbracciate da una pennellata sottilissima e mai interrotta a sottolineare la completezza della fede e che nulla resta sospeso.
Annamaria allarga il proprio orizzonte artistico e raccoglie il vissuto di tavole recuperate dal restauro di una casa costruita un secolo e mezzo fa, legni impregnati di segreti e speranze degli uomini che li hanno levigati con i passi e con le mani. Su questi materiali Annamaria disegna e dipinge, dà voce al suo sentire, alla fede. “Il legno non è perfetto, non è immune da aggressioni, ha bisogno di cura, di protezione, di far uscire il proprio valore” spiega Annamaria con la concentrazione di chi è abituato a riflettere prima di parlare.
Il dipinto di Emmaus narra due discepoli in cammino ai quali si è unito uno sconosciuto: loro non lo sanno, ma il nuovo arrivato è il Cristo risorto. Sposti gli occhi e l’attenzione si lascia catturare dall’opera con inserti in foglia d’oro che ricorda le Nozze di Cana. Brividi di emozione: la Vergine invita il figlio a fare qualcosa, le tre giare sono la metafora dell’io, del tu, del noi, quel benedetto noi che oggi non si usa più a vantaggio dell’ego.
Dai sassi ai legni antichi, alle icone: il passo è lungo, ma Annamaria sente di poterlo affrontare. Inizia la preparazione nel monastero di Bose (Biella) fondato da Enzo Bianchi. Frequenta più corsi, capisce il significato dell’icona. Il momento pittorico nasce in un clima di preghiera e di contemplazione. “L’icona - spiega - non è firmata, non è espressione dell’artista che annulla il proprio io per lasciarsi guidare dallo Spirito divino”.
Annamaria, ora che ha lasciato ad altri la cura delle coppie in parrocchia, sente di voler continuare l’opera di dialogo spirituale attraverso le sue creazioni. Decide quindi di partecipare ai mercatini, di entrare nella mischia, convinta di poter essere di aiuto a chi è aperto alla conoscenza, a chi cerca risposte ai dubbi interiori. E dal mercatino arrivano le soddisfazioni, dagli incontri capisce di essere ancora in cammino. E racconta di persone che le si avvicinano dubbiose, ascoltano per rispetto e che alla fine si interessano, sentono il cuore battere e si commuovono.