giovedì, 19 settembre 2024
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Naufragio: le lacrime e le colpe

La tragedia peggiore è fare politica sulla vita delle persone. Come accade a volte con le barche cariche di profughi che affondano nel Mediterraneo. Per loro, però, le soluzioni sono lontane

Siamo in campagna elettorale, lo siamo da tanti anni in modo quasi permanente, al punto che scambiamo le promesse elettorali per politica. Tanti politici si scagliano contro problemi che non sanno risolvere, promettendo a tutti più benefici o più soldi, spaventano l’elettore per poi proclamarsi difensori, mentono perché tanti cittadini hanno la memoria corta, attaccano l’avversario politico per mostrarsi forti, dato che non hanno mostrato di essere forti sul campo. Ma la tragedia peggiore è fare politica sulla vita delle persone. Come accade a volte con le barche cariche di profughi che affondano nel Mediterraneo.
Immobilismo a sinistra
Una parte della politica nazionale parla e sceglie di non far nulla. A volte perché non ci si può far vedere solidali con chi è accusato da tanti di essere un clandestino, in quanto profugo, anche se soffre; siamo sotto votazioni! Meglio essere solidali con le coppie omosessuali che vogliono sposarsi e avere figli, è molto di moda e ripaga in voti e consensi. Forse.
Altre volte perché non far nulla è la migliore soluzione, così sembra che non ci sia il problema mentre si è al governo, anzi sembra che la situazione si stia risolvendo. Forse è questo il motivo per cui in Italia non si è ancora dichiarato lo stato di emergenza, anche se l’emergenza è assai peggiore del 7 aprile 2011 quando Berlusconi, capo del Governo, la dichiarò di fronte agli sbarchi di quell’anno quando, in 12 mesi, arrivarono più di 62.000 persone. Quest’anno, fino al 7 aprile, sono sbarcati 12.000 profughi, mentre nelle ultime due settimane sono stati 15.000. A fine 2015 potrebbero essere 400.000. In sei mesi di presidenza europea l’Italia ha fatto poco su questo tema. In questi giorni il nostro Governo andrà a Bruxelles a protestare, a chiedere ed esigere, dirà quanto è bravo e poi tornerà con poche promesse e meno aiuti.
Spaventapasseri a destra
L’altra parte della politica italiana usa tutti i mezzi per spaventare la gente e avere il suo voto in cambio di protezione. Ogni italiano è libero di crederci.
Ma quando questa politica attacca la Chiesa perché predica l’accoglienza, dicendo che preferisce aiutare gli stranieri piuttosto che gli italiani, ebbene, questa politica mente sapendo di mentire. La Chiesa, anche la Chiesa di Treviso, è stata ed è in prima linea nel sostenere tutti. La crisi ha colpito le famiglie italiane e straniere e ci siamo stati per gli uni e per gli altri. La Caritas tarvisina lavora con famiglie, con le nuove povertà, gli imprenditori in difficoltà, i minori, le donne, i detenuti e gli stranieri. Alcune idee hanno avuto risonanza nazionale come il Progetto Penelope, a cui hanno aderito anche Cna, Unindustria, Ascom, Confartigianato, Confesercenti, Coldiretti, Fondazione banche di credito cooperativo, Provincia di Treviso e Rotary club Treviso. Non è la Chiesa ed essere assente, ma molti Comuni che hanno tagliato le risorse per il sociale. I bilanci dei Comuni sono pubblici, non mentono. Non è raro che alcuni poveri italiani si sentano dire dall’assistente sociale del comune: “Andate alla Caritas”. Questa chiesa è in prima linea, lo è sempre stata e lo sarà ancora. Non tutti possono dire questo.
Migranti forzati
In Africa tantissima gente si sta spostando, sono “migrazioni forzate”. Nel mondo oggi ci sono circa 252 milioni di “migranti forzati”. I motivi stanno nelle guerre, anche in quelle, e sono tante, che non conosciamo e che vengono definite a bassa intensità. Si usano armi che uccidono, si sequestra, si violenta, si ruba, si riduce in schiavitù. Vi dobbiamo aggiungere poi i motivi economici che potrebbero essere dovuti al desiderio di migliorarsi economicamente o ad una cosa che abbiamo dimenticato: la fame. I paesi immediatamente sotto il Sahara vanno verso l’Europa, mentre gli altri vanno verso il Sudafrica. Quelli del Medio oriente vengono, pure loro, verso l’Europa.
Ma per chi viene verso il nostro continente ci sono grossi ostacoli, in Marocco non si passa, e così in Turchia e Bulgaria. Allora si va in Libia sperando di passare attraverso il mare, ma qui si fa il tiro a segno con i neri che si vedono per strada. I migranti vengono catturati, derubati, gli uomini torturati e le donne violentate. Messi in campi di raccolta vengono spremuti di tutti i soldi che hanno, vengono venduti da una fazione all’altra e infine caricati sui pochi battelli rimasti, tavole marce che si sfondano quando sono in mare. Se qualcuno tenta di tornare a riva a nuoto è preso a raffiche di mitra. Con i soldi guadagnati dalle fazioni politico religiose tribali vengono acquistate armi per continuare la lotta.
Chi parla di combattere gli scafisti sta cercando un facile capro espiatorio. La situazione è molto più complessa e in parte l’abbiamo creata noi bombardando Gheddafi; una credibile soluzione chiede a tutto l’Occidente un’assunzione assai più seria di responsabilità. Le lacrime per le centinaia di morti arrivano tardi, troppo tardi e non ci vedono dalla parte degli innocenti.

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