Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Lampedusa, dieci anni passati invano
Lampedusa, una promessa non mantenuta dall’Europa: “Mai più”! Evidente l’incapacità delle istituzioni di gestire la sfida migratoria e il fallimento del trattato di Dublino. La situazione dell’isola è fuori controllo e la visita di Meloni e Von der Leyen è l’ennesima passerella di rappresentanti istituzionali in una lunga storia di promesse non mantenute che va avanti da trent’anni.
Sono tornati i baratti tra stati membri e Bruxelles per avere contributi in cambio dell’arrivo di migranti, proposte bizzarre di costruzioni di isole artificiali per l’accoglienza, estensione a diciotto mesi dei termini per trattenere gli irregolari o, ancora, ‘pizzo di Stato’ per evitare i centri di detenzione... Sono tornati i moniti. E il tema migratorio è stato anche al centro dei discorsi che Papa Francesco ha tenuto nel suo ultimo viaggio a Marsiglia, il 22 e 23 settembre, dove ha ricordato che l’arrivo dei migranti non è né una “invasione” né una “emergenza” per l’Europa.
Il 3 ottobre 2013, a Lampedusa, 368 persone morirono in un naufragio, per lo più donne e bambini, e le istituzioni promisero che non sarebbe più successo. Dieci anni dopo, sono più di 26 mila i migranti che hanno perso la vita in questo tratto del Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. Un numero indefinito dietro cui ci sono nomi, persone, famiglie, storie.
Erano partiti dal porto libico di Misurata, 2 giorni prima, a bordo di un sconquassato peschereccio. Per quelle persone si trattava solo dell’ultima e fatale tappa di un viaggio iniziato molto tempo prima in fuga dalla guerra e dopo aver attraversato il deserto.
Si parla di circa 500 persone, ma il numero esatto non sarà mai ricostruito.
In queste settimane sta riprendendo con forza dalla società civile la proposta – lanciata su Avvenire già nel 2011 – di assegnare il Nobel per la pace a Lampedusa per il suo impegno trentennale nell’accoglienza dei migranti nel loro primo approdo all’Europa.
Secondo le testimonianze dei superstiti, nel tentativo di dar fuoco a delle coperte per chiedere aiuto con il natante in difficoltà, scoppiò un incendio a bordo e la barca, in poche ore, s’inabissò.
L’opinione pubblica fu scossa, le immagini delle bare delle vittime erano ovunque, la solidarietà travolge Lampedusa e i parenti delle vittime. Sembra di parlare di un altro secolo, invece è solo dieci anni fa. Il prossimo martedì saranno dieci anni da una tragedia che ha segnato a livello mediatico il racconto delle migrazioni e delle promesse non mantenute di accoglienza da parte dell’Europa.
Sull’onda emotiva di quelle giornate, dopo un lungo iter parlamentare, nel marzo 2016 venne istituita il 3 ottobre come “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”.
Per il presidente Mattarella la sfida migratoria “è un fenomeno epocale che va governato con visione del futuro, non con provvedimenti improvvisati o tampone; con una visione del futuro coraggiosa e nuova rispetto a un fenomeno così grande”. Basti pensare che dal 2013 ad oggi sono sbarcati, solo in Italia, quasi 1 milione di migranti, incrociando i dati del ministero dell’Interno e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite.
Dopo 10 anni il sistema è al collasso: si continua a parlare di emergenza, nonostante il processo migratorio sia in crescita. Da un lato gli arrivi (rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso) sono più che raddoppiati, dall’altro il sistema dell’accoglienza è in tilt, anche e soprattutto grazie alla gestione fallimentare della ripartizione dell’accoglienza degli ultimi cinque anni. La vera novità di questi ultimi mesi è l’arrivo di bambini soli, sempre più piccoli, mentre assistiamo al blocco delle navi delle ong che tentano di restare operative tra mille difficoltà burocratiche.
E l’isola si sente sempre più sola di fronte a una crescente spinta migratoria dalle coste nordafricane. Non ci sono certezze di passi in avanti per l’incapacità delle istituzioni di gestire il fenomeno migratorio e così ciclicamente, purtroppo, a Lampedusa si ha l’impressione di ritornare sempre all’anno zero. E, intanto, nonostante Bruxelles stringendo i denti abbia detto sì all’intesa italiana con la Tunisia, gli scampati dall’alluvione di Derna si stanno aggiungendo a quanti sono pronti a partire dal Nord Africa.