venerdì, 11 ottobre 2024
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Il Papa in Iraq: un lungo cammino di incontro

"Voi siete una parte di noi e noi siamo una parte di voi" la frase che campeggiava a Najaf. Nello storico viaggio è visibile l'impronta di un percorso che Francesco sta perseguendo con tenacia e creatività

“Voi siete una parte di noi e noi siamo una parte di voi”. E’ la scritta che campeggiava sotto un grande poster con i volti di papa Francesco e del grande ayatollah sciita Al-Sistani, per l’incontro tra i due a Najaf: un’espressione di Al-Sistani, risposta intensa al titolo della visita di Francesco in Iraq, “Siete tutti fratelli”.

Un percorso tenace che viene da lontano…

Per certi versi, è anche la traccia di un percorso che Francesco sta perseguendo con tenacia e creatività, fin dalla preparazione del documento sottoscritto ad Abu Dhabi del 2019 con il grande imam sunnita di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, sulla Fratellanza umana - per la pace mondiale e la convivenza comune.

O meglio, fin dall’inizio del suo pontificato: già nell’Evangelii Gaudium affermava la necessità di creare relazioni, tra credenti prima ancora che tra “credo”, grazie a un dialogo sociale che diventa anche dialogo interreligioso. Mohamed Abdelsalam, segretario generale dell’Alto comitato per la Fratellanza umana, organismo insieme al quale è nato il documento di Abu Dhabi, affermava che questo viaggio in Iraq “rappresenta una reale incarnazione dei principi compresi nel Documento della Fratellanza umana e nell’Enciclica Fratelli tutti”.

… e che attraversa un Paese provato

E’ evidente che la visita di Francesco si pone nel solco tracciato da questi due testi, seminando a mani piene e sapienti sementi di speranza, di incontro, di possibilità di impegno reciproco per contribuire a un bene comune sempre più urgente. Ed è particolarmente significativo il farlo in un contesto così lacerato come quello di un Paese vittima di tensioni interne e internazionali, centro focale di conflitti che l’hanno devastato per quarant’anni: la guerra Iraq-Iran, la prima e seconda guerra del Golfo, le ostilità scatenate dall’Isis... E’ proprio fra questo popolo devastato che Francesco ha scelto di recarsi, come pellegrino di solidarietà. Ben sapendo di entrare in una società in cui i cristiani sono minoranza sempre più esigua e vulnerabile, insieme a molte altre, e che il Paese è stato teatro di scontro armato tra i fondamentalisti dell’Isis che pretendevano di ispirarsi all’Islam sunnita, e la stragrande maggioranza degli iracheni, di appartenenza sciita.

Credo si possa dire che Francesco ha scelto un luogo in cui tantissima gente soffre per le conseguenze di conflitti e violenze nati dalla deformazione di almeno due concezioni per lui fondamentali della vita personale e collettiva, riprese anche in Fratelli tutti: la religione e la democrazia. Gruppi che hanno arbitrariamente distorto i principi religiosi in violenze su popolazioni inermi, interessi internazionali che hanno utilizzato i principi della democrazia “da esportare”, creando disastro per un popolo e un’intera area del mondo.

Un viaggio di incontri disarmati…

In quella terra Francesco si è recato disarmato, sia dal punto di vista bellico sia dal punto di vista delle rivendicazioni per una sola parte, quella cristiana. Ha voluto e saputo rivolgersi, con le scelte di incontro e con le parole, a tutta la variegata società irachena, variegata sia in termini di appartenenze religiose sia come società civile frammentata in territori e interessi differenziati. Ha incontrato e ricordato cristiani di diverse confessioni compresi i sabeo-mandei, e poi i musulmani sciiti, gli yazidi… Ha incontrato e dialogato con il Presidente e i rappresentanti del Governo dell’Iraq e con il presidente e il primo ministro della regione autonoma del Kurdistan iracheno.

…in cui il dialogo tra religioni è stato centrale

Dal punto di vista interreligioso è stata fondamentale la visita al grande ayatollah Alì al-Sistani, guida autorevole per gli sciiti dell’Iraq, ma che ha sèguito anche in India, Pakistan, Iran, Libano… Uomo di grande statura spirituale ma pure grandemente stimato a livello civile per le sue posizioni di dialogo e la capacità di farsi carico delle situazioni di tutte le componenti del popolo iracheno.

Una visita apprezzata pure dall’Iran. Con un tocco di delicatezza: Francesco è andato a trovarlo a casa sua, a Najaf, città sacra per gli sciiti, invece che attenderlo a Baghdad. Quindi la preghiera a Ur, patria di Abramo, luogo simbolico originario per ebrei, cristiani, musulmani e non solo: un’occasione di incontro di intenso spessore umano con gli esponenti di queste religioni ma anche con minoranze di altre appartenenze. E infine l’altra città-simbolo, Mosul, dove più feroce è stata l’azione dell’Isis. Una Mosul nella quale, come è stato riportato, “oggi vediamo cristiani contribuire alla ricostruzione delle moschee e musulmani al restauro e alla riedificazione delle chiese, scoprendo insieme il loro antico patrimonio, che si basa sulla coesione e l’interdipendenza tra culture e religioni e sull’amicizia tra individui di diverse fedi”.

Percorsi di fraternità guardando “alle stelle”

Con il suo stile di incontro e di semplicità, papa Francesco ha saputo restituire dignità alla piccola comunità cristiana nella complessa situazione dell’Iraq e insieme suscitare speranza e desiderio di impegno comune in parti importanti dell’intera popolazione irachena. E’ lo spirito della Fratelli tutti, nella quale si riafferma che il dialogo si costruisce a partire dalle identità di ciascuno, ognuna preziosa, identità che l’impegno per il bene comune di tutti arricchisce e fa crescere nella reciproca diversità.

Sì, con questa visita Francesco continua a tracciare un solco preciso, che nella sua enciclica più recente viene allargato ben oltre i confini ecclesiali, fino a indicare orizzonti di fraternità all’intera umanità, ricordando a tutti e tutte noi che “ci si può salvare unicamente insieme”. Un piccolo appunto: una traduzione in russo della Fratelli tutti è stata curata dalla Direzione spirituale dei musulmani della Federazione Russa: a dire di un testo che sta favorendo insperate tessiture di fraternità… alzando gli occhi “alle stelle della promessa” come Francesco ci ha invitato a fare dalla piana di Ur, terra di Abramo…

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