martedì, 17 settembre 2024
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Cambiamenti climatici: contratto o alleanza?

Non so se Greta Thunberg, la ragazza svedese che ha messo in moto le manifestazioni che hanno contagiato il mondo, abbia letto questo numero dell’enciclica; tuttavia, anche grazie a lei, sembra che sempre più persone stiano prendendo coscienza che c’è da invertire la rotta, scrive il direttore dell'Ufficio diocesano di Pastorale sociale, lavoro e Salvaguardia del creato.

Nel giorno in cui migliaia di giovani manifestavano per il futuro del nostro pianeta, a Treviso eravamo riuniti, come uffici diocesani di Pastorale sociale e salvaguardia del creato di tutta Italia, per riflettere su come sensibilizzare le nostre comunità al valore del Creato.

Papa Francesco, al numero 209 della Laudato Si’, scrive: “La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini” e poco più avanti continua, quasi profetico: “Nei Paesi che dovrebbero produrre i maggiori cambiamenti di abitudini di consumo, i giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente”.

Non so se Greta Thunberg, la ragazza svedese che ha messo in moto le manifestazioni che hanno contagiato il mondo, abbia letto questo numero dell’enciclica; tuttavia, anche grazie a lei, sembra che sempre più persone stiano prendendo coscienza che c’è da invertire la rotta.

Nel discorso del 4 dicembre 2018 al vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la quindicenne svedese, disse: “Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi”.

Al Seminario nazionale della Pastorale sociale ci è stata data una chiave di lettura molto importante, sia per interpretare il modo con cui porci nei confronti del creato, sia per metterci nella giusta prospettiva, per quanto riguarda il nostro agire.

Mi riferisco alla differenza che c’è tra la realtà del contratto e quella dell’alleanza. Non a caso, papa Francesco ha intitolato il secondo capitolo della sua enciclica “Educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente”.

Quando pensiamo a un contratto (chi non ne ha sottoscritto uno con una compagnia telefonica o energetica?) sappiamo che le parti si impegnano chi a erogare un servizio e chi a corrispondere nella logica del “do ut des” (tu mi dai e io ti do) fino al termine dell’accordo. Questa relazione che, come detto, regola moltissimi dei nostri rapporti, lascia le parti, una volta sciolto il vincolo del contratto, sostanzialmente estranee. Se domani chiudesse una compagnia telefonica, non ne faremmo un dramma, andremmo a cercarne un’altra.

Nell’alleanza, invece, le cose sono molto diverse. Il patto tra i due non si delinea solo come mero scambio commerciale. Alla logica dell’«io ti do» si sostituisce «l’io mi do». Nell’alleanza, pensiamo all’amicizia o ancor più al matrimonio, si esce dal dare qualcosa per entrare in una relazione diversa, più ricca, totalizzante. Inoltre, nell’alleanza, i due “si contagiano”, si vincolano senza una scadenza. Vi è qualcosa dell’altro che si lega a me e qualcosa di me che si lega all’altro, che ci trasforma tanto che non siamo più quelli di prima. Se l’altro venisse a mancare, verrebbe a mancare una parte di me.

Forse abbiamo troppo spesso stretto contratti con il creato, pensando che fosse un’azienda energetica sostituibile, ma così non è. Non abbiamo pensato che è come un amico, o meglio, come uno di casa. Madre Natura attende che la riconosciamo nostra, parte di noi e noi parte di lei.

*direttore ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, Giustizia e Pace, Salvaguardia del creato

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