venerdì, 22 novembre 2024
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Speciale Giro d'Italia: vincere sulla Marmolada, il sogno per molti ciclisti

L'intervista al resanese Matteo Busato, alla guida di un’auto del Giro

Il ciclismo è la vera metafora della vita; è sempre tutto un saliscendi. Lo sa bene perché lo ha vissuto e continua a viverlo con passione e dedizione Matteo Busato, 35 anni di Resana, ex professionista per 7 anni e ora “driver” al Giro d’Italia per la Rcs, l’organizzazione del Giro. Matteo ha lasciato il ciclismo due anni fa dopo aver corso con la Wilier, l’Androni Giocattoli e, infine, la Vini Zebù.

Si è trovato a 32 anni e dopo più di vent’anni di ciclismo alle spalle, senza un orizzonte, quasi spaesato. “Li ricordo quei mesi e posso dire che non sono stati facili”, rievoca Matteo direttamente dal Giro d’Italia. Momenti difficili ora alle spalle, visto che ha avuto l’offerta, accettata, per fare il direttore sportivo di una forte squadra di ragazze, il Team 1971 di Cesiomaggiore, e poi il “driver” per la Rcs. “Io volevo assolutamente rimanere nell’ambiente del ciclismo, perché questo è il mio mondo. Dopo 25 anni che pratichi ciclismo, trovarti a 32 anni senza un lavoro non è così facile decidere di andare in fabbrica… Per fortuna ho avuto queste proposte che ho accettato di buon grado e\che mi permettono di rimanere nel mio ambiente. Ho seguito i corsi necessari per diventare Ds e spero di rimanerci a lungo. Sinceramente, mentre correvo non avevo mai pensato al dopo. Ora mi sto dedicando a questi lavori con entusiasmo e con tanta voglia di imparare.

Cosa ricordi in particolare della tua esperienza di ciclista professionista?
Ricordi ne ho tantissimi, così come ho ancora tanti amici nel gruppo e nell’ambiente e questo mi facilita il lavoro qui al Giro. Comunque quello che non scorderò mai è il mio primo Giro d’Italia. Quanta fatica… Ma anche tante soddisfazioni visto che sono riuscito anche ad arrivare secondo in una tappa. Ne ho corsi tre di Giri, ma il primo è stato fantastico. Poi la Milano-Sanremo, una corsa unica, speciale, quante emozioni…E poi le lezioni di vita che ho imparato in questi anni da professionista: la voglia di soffrire, di tenere duro anche nei momenti critici. Tutte cose che mi stanno aiutando anche ad affrontare questo nuovo cammino.

Ora sei alla guida dell’auto dell’organizzazione al Giro, come sta andando la corsa?
Molto bene. Il Giro quest’anno è molto impegnativo. Le prime tappe sono andate via tranquillamente, ma l’ultima settimana sarà durissima.

Già, pronostici?
Penso che la tappa decisiva sia proprio quella della Marmolada. Lì chi ancora ha energie deve solo pensare di dare tutto. E poi magari anche solo vincere una tappa come quella ti aiuta per tutta la carriera. Nome, direi Carapaz con la Ineos la squadra più forte al Giro. Come sorpresa metterei Bardet . Gli italiani? Da primi cinque non ne abbiamo. Possiamo sperare in una tappa con Formolo o Ciccone.

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