martedì, 04 febbraio 2025
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L’allarme delle cooperative: non c’è più lavoro

Problema comune al territorio della Castellana e a tutta la provincia di Treviso

Non se la passano bene le cooperative di tipo B del nostro territorio. Nel 2024 ne sono state chiuse 4 nella Castellana: Arreda che si occupava di arredi urbani in legno, Aurora, Accordi e Solidaria, che facevano assemblaggi industriali a Castelfranco e Vedelago. In liquidazione, invece, è L’Incontro agricoltura che aveva riunito due organizzazioni di questo comparto: Ca’ Corniani e Campoverde. Oltre duecento lavoratori, tra cui molte persone fragili, sono rimaste senza lavoro e per loro solo l’impegno e la dedizione del consorzio Inconcerto ha permesso in molti casi una ricollocazione. Questo scenario piuttosto sconfortante non riguarda, però, solo il territorio castellano, perché in condizioni di grande difficoltà versano anche diverse altre cooperative di tipo B della provincia di Treviso: Alternativa ambiente, Erga, Eureka, Eos solo per citarne alcune di molto note. Realtà fondamentali per il nostro tessuto sociale, che offrono possibilità di lavoro a persone con disabilità o in difficoltà e rappresentano, dunque, un tassello fondamentale per l’inclusione e l’autonomia, oltre che un sostegno economico per molte famiglie. “Sono soprattutto quelle collegate agli assemblaggi industriali che fanno molto fatica – spiega Matteo Stefanato presidente del gruppo L’Incontro – perché le aziende del nostro territorio preferiscono andare a rifornirsi all’estero. È una opportunità che nel tempo si è affievolita, fino a sgretolarsi”. Due i motivi sostanziali: il primo è una produzione sempre più automatizzata con costi sempre più bassi, il secondo è appunto che molte lavorazioni continuano a essere portate all’estero. Nella crisi generale del settore industriale, si cerca la minimizzazione dei costi, riducendo le spese, spostando le produzioni, sostituendo la manodopera con le macchine. “È sempre più faticoso far riconoscere alle aziende, che oltre al valore economico c’è un valore sociale da avere in mente, per contribuire a promuovere il benessere delle nostre comunità”. Le cooperative di tipo B inseriscono persone che appartengono a categorie speciali, ma anche uomini e donne che difficilmente riuscirebbero a stare in azienda, perché hanno bisogno di essere affiancate e per motivi diversi non possono garantire la stessa produttività di altri lavoratori. “Insieme ad altre organizzazioni come la nostra e a Federsolidarietà, stiamo pensando di costituire un tavolo di dialogo e confronto con le associazioni di categoria per far riconoscere l’importante ruolo sociale, oltre che economico, delle cooperative di tipo B, dove i costi sono già molto bassi ed è impossibile abbatterli ancora”. Questo depauperamento delle opportunità di occupazione e inclusione nel nostro territorio sta avvenendo nel più assoluto silenzio, a pagarne le conseguenze sono le persone fragili e le loro famiglie. Nonostante la legge sui bilanci di sostenibilità obbligatori per le aziende e la qualificazione di impresa benefit, molta strada resta ancora da percorrere per arrivare a riconoscere che realmente il lavoro è un bene sociale imprescindibile.

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