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Ascensione del Signore: Annunciatori del suo Vangelo

Anche noi possiamo riconoscerci in coloro che sono stati chiamati a “stare con lui”

Nella festa dell’Ascensione del Signore, ritorniamo al Vangelo secondo Marco, stavolta alla cosiddetta “conclusione lunga”. E’ un testo riconosciuto ispirato, ma non è attribuibile all’evangelista. E’ stato aggiunto a questo Vangelo probabilmente all’inizio del II secolo, riprendendo un “riassunto di apparizioni” presente nella tradizione orale precedente alla scrittura dei Vangeli stessi. Con tale “aggiunta conclusiva” si apre al “dopo”, al tempo della Chiesa, al compito dei credenti e alla presenza del Risorto con coloro che crederanno in lui. Commento l’intero brano, ampliando il testo liturgico (Mc 16,15-20) con i versetti che lo precedono (16,9-14), perché aiutano a meglio comprendere il senso del testo e l’appello che ci viene rivolto.

I discepoli non credono

Nelle tre apparizioni del Risorto riportate nei vv. 9-14, indico due sottolineature. Circa i destinatari (e gli annunciatori) delle prime due apparizioni, si mette in rilievo la loro fragilità: per Maria di Magdala si ricorda che da lei Gesù “aveva scacciato sette demòni”, per gli altri due si accenna al fatto che stavano fuggendo da Gerusalemme e dalla comunità dei discepoli ancora lì riunita (vedi il commento a Lc 24,13-35). Gesù Risorto va innanzitutto proprio da coloro che non ci si aspettava fossero i primi destinatari dell’incontro con lui. In questo si ritrova un tema evangelico essenziale: “Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17; Mt 9,12; Lc 5,31). Ciò non attenua, però, la responsabilità di “non credere” da parte di quanti erano stati con lui, gli Undici apostoli. La seconda sottolineatura, infatti, vede in questo brano ancora una volta emergere il tema della “mancanza di fede”, o, più aspramente, della scelta di non credere da parte proprio dei discepoli più stretti. Gesù Risorto rimarca con un rimprovero forte tale scelta, accusandoli di “avere il cuore indurito”, critica già presente in Marco (Mc 6,52; 8,17).

Ma proprio a loro Gesù comanda di andare a proclamare il Vangelo

Eppure, proprio a costoro Gesù comanda di “andare in tutto il mondo” a “proclamare il Vangelo a ogni creatura”, impegnandosi ad “agire insieme con loro e confermare la Parola con i segni che la accompagnavano”. Ritorna in forma nuova la dimensione di “scandalo” che caratterizza le scelte di Dio in Gesù: viene ancora a “chiamare i peccatori”, in questo caso coloro che, pur essendo stati con lui fin dall’inizio (Mc 3,14), alla fine scelgono di non credere a chi lui ha scelto di incontrare da Risorto. Ma li chiama non solo ad accogliere il dono della fede / della salvezza, quanto addirittura ad annunciarla con l’efficacia di segni concreti di cura e di liberazione della vita propria e altrui. Gesù/Dio-salva affida alla loro opera il suo continuare ad agire nell’umanità e nell’intera creazione (“ogni creatura”, v. 15). Innalzato “alla destra di Dio”, diventa il “Signore” di tutto il creato e si rende presente nella storia e nell’universo a partire da quell’annuncio. Questo accadrà, in fondo, solo per sua iniziativa: è lui che sceglie di apparire “infine” a loro e di aprirli a conversione, alla fede in lui morto e risorto. E’ lui che “agisce insieme con loro” e “conferma” continuamente la loro opera, e l’opera di tutti i credenti (v. 16: i segni sono quelli che “accompagneranno quelli che credono”, non solo i primi annunciatori).

Anche noi, come loro, con Gesù

Anche noi, allora, possiamo riconoscerci in coloro che sono stati chiamati a “stare con lui”, perché anche noi ne condividiamo fragilità e debolezze e difficoltà a credere. Viviamo la loro stessa fatica nello scegliere di lasciarci cambiare il cuore, la vita, le scelte, le relazioni, le azioni dal Crocifisso Risorto e da quanto è venuto ad annunciarci del volto di Dio-che-salva la nostra vita oltre ogni fallimento e morte. Possiamo anche non aver creduto: il Signore Risorto fa di tutto per incontrarci, per chiamarci ancora a conversione. Perché lui ha bisogno di noi per annunciare oggi a tutti il Vangelo che è salvezza dalla morte e dono della vita di Pasqua. E con noi continuerà a rendere efficace la nostra piccola testimonianza, il nostro umile annuncio, rendendoci capaci di gesti di cura e di salvezza, i gesti che accolgono, custodiscono, coltivano i semi di vita da lui stesso seminati nei nostri giorni. La festa dell’Ascensione ci ricorda con forza che lui è il Signore dell’intero creato e che continua a desiderare di far crescere i frutti di vita di Pasqua che rinnovano pazientemente e tenacemente tutto l’universo.

“Andate in tutto il mondo”

Voglio concludere con questa citazione di papa Francesco, così efficace nel commentare con intensità e concretezza il “comando” di Gesù che è al centro di quanto abbiamo ascoltato.

“«Andate in tutto il mondo» fu l’ultima parola che Gesù rivolse ai suoi e che continua a rivolgere oggi a tutti noi. C’è un’umanità intera che aspetta: persone che hanno perduto ogni speranza, famiglie in difficoltà, bambini abbandonati, giovani ai quali è precluso ogni futuro, ammalati e vecchi abbandonati, ricchi sazi di beni e con il vuoto nel cuore, uomini e donne in cerca del senso della vita, assetati di divino...

Non ripiegatevi su voi stessi, non lasciatevi asfissiare dalle piccole beghe di casa, non rimanete prigionieri dei vostri problemi. Questi si risolveranno se andrete fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro problemi e ad annunciare la Buona Novella. Troverete la vita dando la vita, la speranza dando speranza, l’amore amando”.

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