L’Indo-Pacifico e la Cina
Trump vuole a qualsiasi costo arrivare a una pace con Vladimir Putin e definire...
“Di fronte al martello di Putin, che condiziona la stessa politica europea appoggiando le forze di estrema destra, e di fronte al martello di Trump, la risposta è armarsi di più? A me pare una follia. Io sono per fare la difesa comune, non perché ogni Stato si riarmi da solo”. Non si dà pace, Marco Tarquinio, ex direttore di “Avvenire”, ora europarlamentare, eletto come indipendente nella lista del Pd, di fronte al piano di 800 miliardi per “riarmare l’Europa”, che martedì scorso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato a Strasburgo, all’Europarlamento. “In realtà - spiega - siamo stati informati a cose fatte, l’Europarlamento è stato «saltato», rispetto al piano ReArm Europe”.
Come cattolici, come porci di fronte a questa nuova corsa agli armamenti?
Mi lasci dire che, in questi giorni, ci è mancata la voce di papa Francesco, anche se le sue parole restano. Tempo fa, proprio in riferimento all’ipotesi che i Paesi europei raggiungessero il 2 per cento del Pil per la Difesa, disse un triplice no, e fu censurato dal sistema mediatico. Ecco, in questi giorni ci è mancato, ma comunque il suo magistero ci ha accompagnato, ha dato corpo all’idea che la guerra è una follia sacrilega e disumana. Aggiungo che, girando per l’Italia, vedo da molte persone un forte sentimento di ripudio per la guerra, come è scritto nella nostra Costituzione.
Eppure, ci sono anche molti cattolici che hanno un’idea diversa, hanno approvato gli aiuti militari all’Ucraina e ora sostengono il nuovo piano europeo...
Credo che, anzitutto, dobbiamo metterci d’accordo su una cosa: stiamo avviando un processo di Difesa, o stiamo programmando, come Europa, un sostegno a oltranza all’Ucraina? Se fosse così, qualcuno si renda conto che gli ucraini stanno finendo gli uomini, è un Paese sfibrato...
Partiamo dal piano di Difesa...
Io capisco che ci sia una sensibilità verso il complesso industriale militare, ma se guardiamo con lucidità alla situazione, vediamo che siamo sotto il martello di Putin, che attacca le democrazie, sostiene i populismi, cerca di svuotare dall’interno le nostre democrazie. Sono a rischio le politiche di welfare, la sanità, la casa, la scuola. Togliere soldi a questi capitoli, per metterli sulle armi, non mi pare una grande scelta, anche perché nel frattempo si è aggiunto il martello di Trump. A me pare che la risposta non sia quella di armarsi fino ai denti, mi sembra una follia. Bisogna, invece, fare una difesa comune, e questa ci farà spendere di meno, non di più. Anche per questo, la citazione di Alcide De Gasperi fatta da Von der Leyen non è stata pertinente. Oggi, siamo al riarmo contemporaneo, non alla difesa comune.
Davvero, sarebbe possibile evitare un’escalation di spesa con la Difesa comune?
Sicuramente la Russia, che già ha 6.000 testate atomiche, sta spendendo una somma enorme, rispetto alle sue capacità. L’Europa ha la possibilità di fare economia di scala, senza creare 27 sistemi. Faccio presente che l’Osservatorio sui Conti pubblici, promosso dall’Università Cattolica di Milano, e diretto da Carlo Cottarelli, ha dimostrato che la spesa annua 2024 degli Stati Ue è stata più alta di quasi il 19% di quella della Russia, che pure si trova in “economia di guerra”. Se, poi, mettiamo insieme i Paesi europei che fanno parte dell’Ue e della Nato, aggiungendo Gran Bretagna, Turchia e Norvegia, la spesa è del 56% superiore rispetto alla Russia: 461,6 miliardi di dollari internazionali per la Russia rispetto ai 547,5 dei soli Paesi Ue e ai 719 dei Paesi europei di Ue e Nato. Bisogna mettere insieme le forze, non gonfiare i muscoli, tra l’altro facendo acquisti, in primo luogo, negli Stati Uniti e in Israele. Aggiungiamo, senza aprire il tema del nucleare, che ci sono Paesi dell’Est Europa che vogliono reinserire negli arsenali mine antiuomo e bombe a grappolo. E noi che facciamo? Infine, non dobbiamo dimenticare che una politica di Difesa è fatta di relazioni tra gli Stati, dialogo, diplomazia, corpi civili di pace e di interposizione. Chiediamoci, insomma, da cristiani: l’Europa che vogliamo è quella che si riarma fino ai denti? È questa l’Europa sognata dai fondatori? Il piano approvato non ci rende né più europei né più sicuri. Finiamo per premiare produttori e commercianti d’armi.
Veniamo all’Ucraina: quale pace immaginare?
Anzitutto, assistiamo al capovolgimento della realtà operato dal presidente Trump, che ha incolpato il presidente ucraino Zelenski di voler continuare una guerra iniziata, invece, per l’aggressione della Russia. Si tratta di arrivare alla pace, non di addossare le colpe all’aggressore, perché la necessità geopolitica degli Usa è riannodare i rapporti con la Russia. Detto questo, ci hanno accusato di essere dei pacifisti sognatori, invece avevamo ragione noi. Tre anni fa dissi che saremmo rimasti invischiati nella trincea che altri hanno scavato per noi. Occorre dirlo forte è chiaro. Questa è stata una guerra per procura, fatta sulla pelle di un popolo, che ora viene abbandonato. Alla fine, la pace la imporrà Trump, a suo modo, con tanti saluti a chi ha subito la guerra. E non è la prima volta che agisce in questo modo. È già accaduto con la Siria, con la popolazione curda, che ha combattuto per gli Usa ed è stata abbandonata, ed è già successo con l’Afghanistan, dove il ritiro dei soldati americani, messo in atto durante la presidenza Biden, era già stato preparato da Trump, durante il suo primo mandato.