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Poveri e persone senza dimora: a Treviso nuovi spazi per un progetto di vita

Il Comune ha approvato il progetto per una comunità alloggio per persone bisognose. Sorgerà al posto dell'ex macello comunale, accanto ai vigili urbani. L’assessora Gloria Tessarolo: “Risposte più adeguate”

Uno dei “buchi neri” nel territorio comunale di Treviso troverà una nuova destinazione in un ambito che necessita, con una certa urgenza, di spazi. E di spazi adeguati. Si tratta della ristrutturazione dell’ex macello comunale, in parte ora adibito ad archivio di documenti, per il quale la Giunta comunale ha approvato lo scorso 2 novembre il progetto definitivo per la realizzazione di una comunità alloggio per l’accoglienza di persone senza dimora.

Il risultato è frutto di una collaborazione tra il Settore Lavori Pubblici, guidato da Sandro Zampese, e il Sociale dell’assessora Gloria Tessarolo che ci spiega: “E’ un progetto nato in parte con la giunta Manildo che aveva ottenuto meno finanziamenti per ristrutturare villa Capuzzo, ex sede del Quartiere in via San Zeno, e destinarla alla comunità alloggio. Noi vi abbiamo visto delle criticità, a iniziare dalla parte vincolata che difficilmente si sarebbe potuta adeguare alla struttura di accoglienza. Il progetto poi prevedeva un ampliamento che non sarebbe stato finanziato con i fondi europei, in quanto non sarebbe stato un recupero edilizio, ma una nuova costruzione. Quindi il nostro primo passo è stato quello di trovare un posto comunale che fosse più idoneo a intercettare tutti i finanziamenti previsti, potendo lavorare in maniera più serena e non dovendo adattare strutture difficilmente modificabili.

La scelta è ricaduta sull’ex macello comunale, vicino alla sede dei vigili urbani, facilmente raggiungibile a piedi o con i mezzi pubblici, altro aspetto di cui abbiamo tenuto conto. Su questo intervento il Comune ha ottenuto un contributo di 1,2 milioni di euro, nell’ambito dei fondi Por Fesr 2014-2020, dedicati all’accoglienza di persone senza dimora o in situazioni di grave marginalità. Su questo progetto abbiamo dirottato anche parte dei soldi per la mobilità, previsti dallo stesso fondo”.

Quali tempi ci sono per la realizzazione di questa struttura e come sarà organizzata?
Si parla del 2023 per avere qualcosa di concreto, quando libereremo la comunità alloggio esistente in via Risorgimento dove c’è il ristorante economico. Questa è una struttura vecchia con 15 posti e camere doppie. Inoltre abbiamo la necessità di riqualificare l’intero palazzo Moretti. Nella nuova struttura ci sarà una comunità alloggio con 15 camere singole e 2 camere doppie, tutte con bagno. Al primo piano ci saranno le camere destinate alle donne che attualmente non possiamo ospitare perché sia la comunità di via Risorgimento che l’asilo notturno di via Pasubio ospitano esclusivamente uomini. Si profilano anche casi di donne che dormono in strada, anche se non sono numerose. Ci saranno poi spazi comuni, un soggiorno con cucina, lavanderia, stireria, un ricovero biciclette. Inoltre è previsto un centro diurno per la somministrazione dei pasti, con un ingresso autonomo, e spazio verde. L’idea è che gli ospiti possano essere seguiti, singolarmente, in un progetto per la loro vita. Per questo, a volte, condividere le stanze può diventare problematico.

Sono sufficienti questi posti per accogliere quanti non hanno un posto dove dormire?
Posso dire che i posti non sono mai sufficienti, perché più crei servizi, più aumenta la domanda. Le persone si spostano dove trovano accoglienza. Con questo intervento noi sicuramente potenziamo la risposta che già diamo, implementando il percorso sulla marginalità che condividiamo con il privato sociale, con la Caritas per quanto riguarda anche l’accoglienza delle donne, l’asilo notturno che ha però un altro obiettivo, quello di dare un tetto per qualche notte e non per tempi prolungati. E poi con i progetti “Housing first”, gruppi di appartamenti, in via Ferrovia e in via Mantovani Orsetti, fino al più recente in viale Francia, che rappresenta il passaggio successivo di chi cerca, in emergenza, un alloggio. Il progetto sociale per la gestione della grave marginalità pesa sul bilancio comunale per 400.000 euro all’anno.

L’emergenza abitativa è un problema che si riscontra quotidianamente...
Il bando annuale per l’emergenza abitativa per motivi sanitari ha quest’anno ridotto il tetto al 15% del patrimonio disponibile, lo scorso anno era il 20%. Consideriamo anche che il Comune ha la necessità di trovare 80 posti per chi abita gli stabili che saranno abbattuti in via Feltrina per creare appartamenti più adeguati. Ma al momento la situazione è questa. 

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