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I giovani di Treviso s'illuminano d'impegno

Successo per la prima edizione di “M’illumino d’impegno” un’iniziativa di volontariato che ha portato più di 200 giovani dai 14 ai 19 anni a contatto diretto con le “periferie” di papa Francesco presenti all’interno della città di Treviso. I giovani sono stati coinvolti, in un clima di condivisione, in momenti formativi alternati a momenti di servizio e momenti di preghiera.

Si è svolta dal 12 al 13 dicembre la prima edizione di “M’illumino d’impegno” un’iniziativa di volontariato che ha portato più di 200 giovani dai 14 ai 19 anni a contatto diretto con le “periferie” di papa Francesco presenti all’interno della città di Treviso. Coordinatore del progetto don Alberto Zanetti, vicario parrocchiale della parrocchia del Duomo e coordinatore della commissione cittadina per la pastorale giovanile. Oltre alla Commissione per la pastorale giovanile hanno contribuito attivamente alla realizzazione dell’iniziativa: gli operatori di strada delle parrocchie, la Comunità di Sant’Egidio, due gruppi di scout Agesci e la Società di San Vincenzo De’ Paoli.

“L’intento – spiega don Zanetti – era creare una sinergia tra le diverse realtà che operano a Treviso per il prossimo. L’obiettivo iniziale era coinvolgere i giovani e far conoscere a tutti le realtà della città che chiedono servizio di volontariato; molti giovani hanno già esperienze forti di servizio, ma solamente nel periodo estivo”.

I giovani sono stati coinvolti, in un clima di condivisione, in momenti formativi alternati a momenti di servizio e momenti di preghiera. Le periferie con cui hanno potuto entrare in contatto sono tante: anziani in case di riposo, anziani in abitazione propria, minori del carcere di Santa Bona, senza dimora, disabili e profughi immigrati arrivati sulle coste italiane nei mesi scorsi. “All’inizio ci siamo posti come obiettivo – continua il coordinatore della commissione per la pastorale giovanile – di coinvolgere circa 30 giovani, in realtà abbiamo avuto più di 200 iscritti ed è stato possibile stabilire più turni di servizio in 14 realtà per anziani ed in altre realtà con persone disabili. Inoltre sono stati effettuati dei lavori di manutenzione e manovalanza come lo spostamento di materiale per l’apertura, nei prossimi mesi, di un supermercato solidale all’interno dell’Istituto Zanotti; lavori di facchinaggio; e la ritinteggiatura del sottoportico del Duomo con la contestuale rimozione, da parte dei ragazzi, delle scritte”.

I giovani si sono ritrovati, assieme agli operatori delle diverse realtà di volontariato, la sera di venerdì 13 dicembre per un primo momento di preghiera nella chiesa di San Vito e successivamente presso l’oratorio del Duomo. Sabato 14 dicembre ad un secondo momento di formazione, tenutosi nella chiesa di San Martino, si sono susseguiti il servizio, il pranzo, un altro turno di servizio, un momento di incontro, testimonianza e preghiera (sempre a San Martino), ed una serata di festa e condivisione con alcuni profughi ospitati in provincia di Treviso. Domenica 14 dicembre sono stati attivati altri due momenti di servizio ed i partecipanti hanno assistito alla messa per i volontari in Cattedrale.

“La cena con i profughi immigrati ha dato ai giovani la possibilità di conoscere queste esistenze, queste persone per poi avere dei giudizi più adeguati a quello che sono, alle loro idee, ed ai loro progetti per il futuro” ha aggiunto don Alberto.

Ognuno dei gruppi di volontariato ha gestito diversi aspetti dell’iniziativa: “C’è stato un ritorno molto positivo – ha spiegato don Zanetti – con possibilità di mantenere i contatti ed i buoni rapporti per il futuro; c’è stato un ritorno positivo anche da parte dei volontari. Le parrocchie hanno sovvenzionato per intero l’iniziativa e dunque non sono stati richiesti contributi ai giovani che hanno partecipato. Inoltre c’è stato un contatto continuo con il Comune, che si è mostrato molto interessato e che, pur non avendo noi richiesto patrocini, ha inserito l’evento all’interno dei canali istituzionali come il sito. E’ stata una bella sfida aver messo assieme delle realtà che non avevano mai collaborato, abbiamo unito le forze e superato ognuno i propri schemi. Ognuno ha messo a disposizione degli altri le proprie capacità ed esperienze”.

Simbolo del progetto un albero da frutto con alcune ramificazioni e molte palline colorate. A spiegarne il significato è sempre don Alberto: “l’albero non richiama l’albero di Natale in quanto il nostro intento iniziale era dar via all’iniziativa durante il weekend dei Santi, tuttavia non è stato possibile. Le luci, di colori e misure diverse, rappresentano i segni di bene che facciamo: differenti in misure, a seconda di chi li compie, in tipologia ma sempre gesti d’amore per il prossimo. Il tronco ed i rami rappresentano rispettivamente la strada principale della città e tutti i suoi vicoli dimostrando la voglia di entrare in città con questi gesti di carità per il prossimo. Il fatto poi che l’iniziativa si sia svolta in Avvento rappresenta comunque un segno autentico del periodo natalizio”.

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