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Grande Bailo: inaugurato il restauro dell'ala nord

Nel museo civico trevigiano sono stati ricavati ulteriori 900 metri quadri di spazi espositivi che accoglieranno la collezione permanente del Novecento e mostre temporanee. Riscoperti affreschi che si credevano perduti

A 7 anni dalla riapertura, ha inaugurato, lo scorso 25 marzo, il secondo stralcio dei lavori al museo civico Luigi Bailo. Raddoppiano gli spazi, da 1.565 a 3.030 metri quadri. I lavori nel chiostro nord, nelle sale afferenti e nell’“addizione Carlini”, situata sul fronte est, sono costati 3 milioni e 300 mila euro e hanno portato alla luce alcuni affreschi che si pensava fossero perduti per sempre. La progettazione dell’intervento è stata interamente sponsorizzata, sia per il primo che per il secondo stralcio, dall’azienda di Monastier Arper spa. Questa ala del museo era stata meno interessata dal bombardamento della città dell’aprile ’44, per cui il restauro è stato più conservativo rispetto all’ala sud, che aveva subito più danni. Ripristinate le pavimentazioni originali e consolidata la struttura, la parte più complessa dei lavori è stata quella di mettere a punto gli impianti di riscaldamento, climatizzazione e illuminazione nelle sale espositive, per garantire le condizioni di conservazione delle opere d’arte.

Si aggiungono così ulteriori 900 metri quadri di superficie espositiva, più una sala per le conferenze. La nuova ala ospiterà la collezione permanente del ’900, concludendo il percorso sull’arte contemporanea del museo, e ampi spazi per le mostre temporanee, la prima delle quali sarà dedicata allo scultore Antonio Canova e inaugurerà il prossimo 14 maggio. L’architetto responsabile dei lavori, Marco Rapposelli, ha spiegato, inoltre, che nella sala nord del secondo chiostro, destinata nel nuovo progetto alle esposizioni temporanee, sono stati restaurati gli affreschi ritrovati dall’abate Bailo e staccati da edifici trevigiani per essere poi posizionati a decorazione dell’ambiente. “Si tratta - ha chiarito - di una testimonianza fondamentale di quella che era per l’abate l’idea di «Museo Trevigiano». Nella grande sala al primo piano si possono ritrovare infatti le iscrizioni «La storia si rivela anche nell’arte», le due porzioni di fregi provenienti dalle ex prigioni che sorgevano in piazza San Vito, come sottolineato dal fregio «[Dalle] demolite prigioni di San Vito 1892» e i motti «L’industria si accoppi all’arte» e «Il bello in ogni sua forma educhi al bene». Da questi lacerti è possibile capire come Luigi Bailo avesse imbastito un vero e proprio progetto di decorazione, sfruttando gli affreschi che man mano, sempre più numerosi, andava distaccando da edifici pubblici e privati di Treviso, salvando di fatto alcune testimonianze dell’«urbs picta»”.

L’assessore ai Lavori pubblici, Sandro Zampese ha, oltretutto, annunciato un terzo stralcio dei lavori, da realizzare nei prossimi anni, che interesserà il terzo piano dell’edificio, dove saranno collocati alcuni uffici, e la facciata su via Caccianiga, grazie a fondi Pnrr. “Con questo intervento, il museo Bailo assume una dimensione nazionale, diventando un polo ancora più integrato con la città. Qui si potrà godere delle meraviglie in esposizione, ma anche vivere la città attraverso il museo, con i suoi affreschi e le sue sale”, le parole del sindaco Mario Conte. A sottolineare il concetto anche il soprintendente ai Beni culturali per Venezia, Belluno, Padova e Treviso, Fabrizio Magnani, che ha dichiarato: “Treviso sta diventando un ambizioso polo museale, anche grazie a progetti nazionali come il Salce. Ora serve una visione limpida e chiara del progetto culturale e il coraggio per portarla avanti. La città ha ancora tutto da inventare; dopo un cantiere di eccellenza, ora è necessario aprire il dibattito culturale e riempire la struttura di opere”. Prima del taglio del nastro, ha portato la sua benedizione don Paolo Barbisan, direttore dell’ufficio Beni culturali della diocesi di Treviso.

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