Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Ca' Rainati: la canonica pronta a dare il benvenuto ai rifugiati
Sarà possibile ospitare una ventina di persone. “Cominciamo con la canonica, ma poi pensiamo che si apriranno nuove disponibilità. Le scuole materne sono già pronte ad accogliere i bambini"
Preparazione certosina quella di San Zenone degli Ezzelini per l’accoglienza dei profughi ucraini. “Non vogliamo lasciare nulla al caso. C’è grande voglia di aiutare, di portare serenità in mezzo al dolore di questa gente, ma con ordine, senza disperdere risorse ed energie”. Queste le parole di Bruno Martino, diacono permanente e referente del Centro di ascolto che da diversi anni opera a Onè di Fonte. “Abbiamo una discreta esperienza come Caritas parrocchiali, quella di San Zenone relativamente alla raccolta di viveri, quella di Ca’ Rainati con la raccolta di vestiario. Abbiamo in passato collaborato con la Caritas Tarvisina per la gestione del centro di accoglienza realizzato a Onè. Non solo, la parrocchia di San Zenone ha dato vita in questi anni a un progetto di accoglienza in famiglia di immigrati: alcune famiglie per sei mesi ospitavano un migrante. Siamo sempre stati attenti al valore dell’accoglienza del rifugiato”.
Ora hanno messo a disposizione, come prima cosa, la bella canonica di Ca’ Rainati, dove c’è posto per una ventina di persone. “Sarà un primo passo, poi vedremo di censire altre opportunità. Pure la comunità di Liedolo ha messo a disposizione tre stanze. Da subito abbiamo cercato di lavorare assieme all'Amministrazione comunale per dare maggiore forza ai nostri interventi. Una sinergia che troverà coronamento probabilmente nei prossimi giorni quando la Conferenza dei sindaci di Treviso dovrebbe firmare una convenzione tra Comuni e Caritas proprio sul tema dei profughi ucraini. Ci auguriamo di poter avere dalla Caritas tarvisina un supporto nella gestione documentale dei profughi, nel facilitare le pratiche e l'organizzazione dell’accoglienza. Noi, raccogliendo le varie forze di volontariato, dalla Protezione civile, agli Alpini, alle parrocchie di San Zenone e Ca’ Rainati, metteremo a disposizione servizi di vario tipo. Mediatori culturali, assistenti per anziani e bambini, spazi ricreativi. Organizzeremo la conoscenza del nostro territorio a partire dai Sentieri natura del nostro comune”. Già sono stati definiti gli spazi raccolta per le donazioni, che saranno su precise indicazioni, cioè sarà raccolto ciò di cui veramente c’è bisogno (e che può essere utilizzato). “Da questo punto di vista ci aiuta l’aver mantenuto sempre aperti i centri raccolta per viveri e vestiario. Insomma non solo buona volontà, ma anche organizzazione ed efficacia negli interventi”.
Dall'altra parte è arrivato l’appoggio del Comune, in particolare del sindaco Fabio Marin, che ha provveduto a riattivare il coordinamento di “San Zenone Solidale”, che era nato sotto la spinta di un disastroso incendio subito da una famiglia del paese. “Siamo ripartiti subito con questa organizzazione - spiega il sindaco - e ora vedremo anche la direzione che prenderà la convenzione proposta tra Caritas Tarvisina e i Comuni della Marca. Finora le pratiche sono piuttosto complesse e ci auguriamo di poter in questo modo essere precisi e corretti negli interventi e al tempo stesso rapidi e utili veramente ai profughi”. “Sarà attivo - spiega ancora Bruno Martino - un conto di deposito destinato alle nostre attività a favore dei profughi: stiamo cercando di strutturarci in modo che il mondo del volontariato e dell’accoglienza possa stare vicino a questa gente sofferente senza doversi preoccupare solo di burocrazia”.
“Cominciamo con la canonica, ma poi pensiamo che si apriranno nuove disponibilità da parte delle persone, magari appartamenti non utilizzati. Le scuole materne sono già pronte ad accogliere i bambini. Una vocazione all’accoglienza che viene da lontano - conclude Martino -. Voglio ricordare don Oddo Stocco e i suoi parrocchiani di San Zenone, che nel pieno della Seconda guerra mondiale, con i tedeschi in casa, ospitarono, a rischio della vita, i rifugiati ebrei”.