martedì, 17 settembre 2024
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L'oro delle due ruote

Treviso è ai primi posti in Italia per l’uso della bicicletta. Grazie al cicloturismo, le potenzialità del settore sono immense. Ma bisogna “svegliarsi”.

Treviso è una delle città in cui si pedala di più. Calcolando la ricchezza prodotta in un anno dai ciclisti (prodotto interno bici, pib), ovvero la somma della produzione di bici e accessori, delle ciclovacanze e dell’insieme delle esternalità positive generate dalle due ruote (come risparmio di carburante, benefici sanitari o riduzione di emissioni nocive) si arriva alla cifra di 656 mila euro, cifra inferiore solo a quelle registrate a Bolzano, un milione e 156mila euro, e a Ferrara, 752 mila. Il rapporto annuale “L’Abici” di Legambiente ci dice anche che un quarto della popolazione di Treviso pedala per i propri spostamenti quotidiani per motivi di studio, lavoro e svago. Sono 743mila in Italia coloro che usano la bici per il tragitto casa-lavoro, con percentuali elevatissime nella provincia autonoma di Bolzano (il 13,2 per cento degli occupati raggiunge il luogo di lavoro in bici), in Emilia Romagna (7,8) e in Veneto (7,7). Dodici città italiane raggiungono performance di ciclabilità qualitativamente analoghe a quelle di altre realtà europee: le migliori sono Bolzano, Pesaro, Ferrara e Treviso.
Fatturato superiore all’export del vino
Benché tra i mezzi di trasporto la bici sia ancora la cenerentola, utilizzata solo dal 3,6 per cento della popolazione, l’insieme degli spostamenti a pedali genera un fatturato di 6,2 miliardi di euro. Neppure l’export di vino, il principale prodotto made in Italy, raggiunge questa cifra. Del resto è esperienza di ognuno vedere, in particolare nei fine settimana, gruppi di ciclisti percorrere le strade, soprattutto quelle della Pedemontana veneta. La domenica città come Montebelluna, Castelfranco, Asolo, Oderzo letteralmente si trasformano per il passaggio di cicloturisti, amatori della bicicletta o veri e propri atleti sulle due ruote.
Particolarmente evidente anche il fiorire di negozi e di aziende dedicate al mondo del pedale: con gli attuali livelli di ciclabilità, il valore economico di questo veicolo ecologico, sia in Emilia Romagna che in Veneto, supera gli 880 milioni di euro l’anno; in Trentino Alto Adige è invece di oltre 200 milioni di euro l’anno. La Lombardia, con il suoi dieci milioni di abitanti, raggiunge un pib regionale di oltre un miliardo di euro. Treviso assieme a Bolzano, Ferrara, Pesaro e Reggio Emilia, ha raggiunto ottimi livelli con spostamenti urbani tra il 23 e il 28 per cento. Dove si pedala tanto, gli investimenti comunali nelle strade ciclabili si ripagano in un breve lasso di tempo e producono immediatamente riflessi positivi. Le infrastrutture devono, però, essere realizzate con standard qualitativi elevati, garantire sicurezza, accessibilità, linearità dei percorsi, collegamenti efficienti.
Pochi investimenti e nuovi progetti
Proprio questo sembra il punto dolente, gli investimenti. Mentre nazioni, come Germania e Francia, hanno lanciato fin dagli anni ‘90 politiche di investimento massicce, non solo nella viabilità urbana su bici ma anche sul cicloturismo - famosissime e frequentatissime le ciclabili Danubio Passau-Vienna e i castelli della Loria - in Italia il primo vero piano nazionale ciclovie è stato lanciato soltanto lo scorso anno, con un investimento fino al 2024, di 361 milioni di euro.
Accanto ai 45 chilometri dell’anello capitolino del Grab (Grande raccordo anulare delle bici a Roma), il nostro Paese si è impegnato a realizzare complessivamente 5.690 chilometri di nuovi itinerari per il cicloturismo che toccano praticamente tutto il territorio nazionale, ma in particolare il Veneto. Si punterà sulla ciclovia Ven-To di 680 chilometri da Venezia a Torino, la ciclovia del Sole di 300 chilometri da Verona a Firenze, quella dell’Acqua di 500 chilometri da Caposele (Avellino) a Santa Maria di Leuca (Lecce), la ciclovia del Garda di 140 chilometri lungo le sponde del lago, la ciclovia della Magna Grecia di mille chilometri da Lagonegro (Potenza) a Pachino (Siracusa), la ciclovia della Sardegna, la ciclovia Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia di 150 chilometri, ma anche quella Adriatica fino al Gargano e quella Tirrenica di 870 chilometri dal confine con la Francia a Roma.

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