Di per sé, l’idea di una “conversione missionaria” della parrocchia non è una novità, perché essa agita...
Con la strana coppia Mattarella-Renzi il ritorno dei cattolici democratici
L’elezione al Quirinale di Mattarella, pilotata da Renzi, può apparire come la rivincita del cattolicesimo democratico. L’analisi dell’on. Castagnetti, che spiega perché questo filone ha ancora molto da dire: grazie a due leader “complementari”
Cattolici lo sono entrambi. Più diversi tra loro non potrebbero essere: uno, il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sobrio e di poche parole. L’altro, il premier Matteo Renzi, esuberante e “veloce” in ogni suo atto. Eppure costituiscono la “strana coppia” ora ai vertici del potere in Italia. Ed è stato proprio Renzi “a sentire il bisogno di avere un garante, a percepire che la politica non è solo velocità”. Il parere è di un altro politico che ha attraversato le recenti stagioni della politica italiana, l’on. Pierluigi Castagnetti: braccio destro di Martinazzoli ai tempo della Dc, segretario nazionale del Partito popolare e fondatore della Margherita, è uno dei migliori amici di Mattarella; ma, in quanto padre politico del plenipotenziario di Renzi Domenico Delrio, ha uno sguardo informato anche su quello che succede a Palazzo Chigi. A lui abbiamo chiesto un parere su questo imprevisto ritorno del cattolicesimo democratico.
On. Castagnetti, che presidente sarà Sergio Mattarella?
Non poteva esserci scelta più appropriata, Mattarella rappresentà la “virtù” del Paese: la sua esperienza politica è nata non per calcolo di potere o convenienza, ma per testimonianza. La sua scelta profonda risale al momento dell’assassinio del fratello Piersanti, nel 1980, quando la gran parte delle famiglie italiane avrebbe risposto “abbiamo già dato”. E’ uomo di singolare solidità interiore, giurista di livello, era giudice costituzionale. In Parlamento si è segnalato per la capacità di guidare riforme condivise, trovando punti di mediazione non al ribasso. E’ proprio l’uomo giusto.
Non sembra un uomo che cerca la popolarità, ma ha iniziato il settennato viaggiando con i mezzi pubblici...
Non farà gesti che non sente. La normalità fa parte del suo stile, la Panda grigia non era una posa e neppure lo sono stati il viaggio in aereo di linea o in tram. Non farà gesti finalizzati al clamore e non ha particolari caratteristiche comunicative, in questo assomiglia a Moro. I suoi testi sono misurati, vanno letti più che ascoltati, il suo è uno stile più radiofonico che televisivo. Ma secondo me la gente saprà apprezzare questi toni bassi, uniti al rispetto e al tempo stesso alla fermezza.
In un momento come questo ci si è rivolti ad un cattolico democratico. Come mai?
Il tema della rilevanza dei cattolici non è nuovo. Ma va detto che, come ai tempi della Costituente, si conferma che la rilevanza non è dovuta solo ai numeri, ma essa va di pari passo con la qualità morale, intellettuale e professionale delle persone, che fanno del cattolicesimo democratico un’esperienza rilevante. C’è poi una specificità dei cattolici democratici nella storia del nostro Paese: una singolare cultura riformista, più ricca di quella della sinistra storica, perché fatta non solo di obiettivi, ma anche di percorsi e mezzi. Nel Paese si avverte la necessità di persone con queste attitudini. E anche Renzi ha visto in Mattarella l’opportunità di un completamento del suo lavoro. Sono convinto che il Presidente accompagnerà a positiva conclusione l’attuale processo riformatore. E penso anche che Renzi e Mattarella siano complementari, uno rappresenta la freschezza, l’altro la profondità.
Ritiene che anche Renzi si collochi nel filone del cattolicesimo democratico?
Certo, anche lui fa parte di questa stessa storia, pur con modalità diverse. Vede, io sono convinto che quelli della nostra generazione non abbiamo il diritto di giudicare modalità nuove e più fresche di far politica. E’ un po’ come nelle famiglie si lascia spazio a figli e nipoti. Le nostalgie non servono.
E quali sono i meriti di Renzi?
Ha colto l’esigenza di modernità, di un modello politico diverso. La domanda era vera, non fittizia, lui l’ha colta ed ha avuto ragione. Poi, chiaramente, tutti fanno degli errori. Ma è significativo che, anche dentro questo modello politico diverso, il premier abbia avvertito l’esigenza di avere un garante, Mattarella, appunto.