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Lo speciale. "Verso le Olimpiadi": Elia Viviani guida l'Italia a caccia di medaglie
L'intervista. Per la prima volta il nostro portabandiera sarà un ciclista, l’atleta veronese Viviani, oro in pista a Rio

La prova generale per la sfilata olimpica, Elia Viviani, il ciclista veronese portabandiera insieme a Jessica Rossi alle prossime Olimpiadi, l’ha fatta qualche settimana fa in cima Grappa in occasione dell’Adriatica Ionica Race.
In quella occasione, dopo l’arrivo della tappa in cima Grappa, Viviani, nella sua nuova veste di portabandiera dello squadrone italiano ai Giochi, è salito al Sacrario insieme ai sindaci della zona con tanto di tricolore a tracolla per deporre una corona di alloro ai caduti.
Certo, un momento, un passaggio simbolico, ma importante proprio in vista della sfilata olimpica che rappresenta per un atleta il riassunto della sua carriera, dei suoi risultati (oro in pista a Rio de Janeiro) di quello che ha rappresentato per il suo sport nel Paese. Insieme a lui, per la prima volta ci sarà un’altra portabandiera, ovvero Jessica Rossi, medaglia d’oro nel tiro a volo a Londra 2012.
“Sto pensando spesso in questi giorni come sarà quella sfilata olimpica, ma dico sinceramente che non è così facile immaginarsela perché è una cosa così grande - spiega Elia Viviani - e non è nemmeno facile da spiegare perché non è come una vittoria. Quella emozione la conosco per fortuna e conosco anche l’emozione di vincere una medaglia d’oro all’Olimpiade, altra cosa grandissima. Ma fare il portabandiera della tua nazione davanti a tutto il mondo che ti guarda, beh, è una cosa immensa. E poi non so spiegare l’orgoglio che provo per me ma anche per lo sport che rappresento, il ciclismo; è una grande responsabilità”.
Già, una responsabilità anche perché per la prima volta nella storia italiana un ciclista professionista fa il portabandiera: “Credetemi, non so proprio cosa dire perché mi sento un privilegiato da questo punto di vista. Penso alle medaglie olimpiche che ha dato il ciclismo all’Italia, senza andare troppo lontano penso a Martinello, Bettini, Villa, la Pezzo….”.
L’Olimpiade a Tokyo è già slittata di un anno per la pandemia con dubbi anche per l’edizione di quest’anno e non è facile vivere in questa situazione, specie per un atleta.
“Intanto devo sottolineare che se una manifestazione come l’Olimpiade, la massima espressione dello sport, si tiene, mi sembra sia un bel segnale. Poi penso anche che sia giusto piano piano riprendere e il ciclismo con le sue manifestazioni e l’aver saputo creare le «bolle» è stato un bell’esempio per tutto lo sport…”.
A proposito di ciclismo, a Tokyo Elia ha in programma l’Omnium, Americana e forse anche il quartetto. Non è forse troppo? “Beh, mi sto allenando bene anche con il quartetto e ci sono ragazzi molto in gamba, io sono fiducioso…”.
Sicuramente sia per età che per ruolo, Viviani adesso è un esempio per i tanti giovani. “Certo, sento di esserlo e con tutte le responsabilità del caso. Tutto questo è bello e stimolante e i miei compagni sanno che io sono passato dalla delusione cocente di Londra all’oro di Rio, quindi credendoci tutto è possibile”.
E’ possibile anche che un ragazzone veronese che va forte in bicicletta possa essere scelto quale portabandiera dell’Italia per la sfilata olimpica, dopo aver fatto le prove generali in cima Grappa.