Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Treviso: giornate di gratuità
I ragazzi per l'unità del movimento dei focolari, fra i 13 e i 17 anni, al servizio della loro città tra attività utili per la comunità e serate formative sul tema della fame nel mondo.
Un vero e proprio “cantiere di lavoro”, un’originale esperienza di gratuità e volontariato, con serate formative sul tema della fame nel mondo. A proporla dal 16 al 21 luglio, con otto adolescenti fra i 13 e i 17 anni protagonisti, sono stati i Ragazzi per l’unità del movimento dei Focolari.
“Un’occasione - spiega Francesco Sardo Infirri, responsabile dell’iniziativa - in cui i ragazzi si mettono in gioco e svolgono attività e servizi utili per la collettività e per la loro crescita, nello spirito del servizio alla città”.
Quella appena vissuta era la terza edizione dell’iniziativa a Treviso, ospitata anche quest’anno dalla parrocchia della Chiesa Votiva. Durante la giornata sono state portate avanti quattro attività: la pulizia di un’area in via Paludetti, in vista della semina del Bosco del respiro, in collaborazione con Italia Nostra e con il Masci; il servizio alla cooperativa agricola Topinambur e quello all’Emporio solidale Beato Enrico, gestito dalla San Vincenzo; infine, la tinteggiatura del muro di cinta dell’oratorio della Chiesa Votiva. “Quest’ultima è stata l’attività più evidente - spiega Sardo Infirri (vedi foto) - ed è stata concordata con la parrocchia”. Conferma il parroco, don Paolo Pigozzo: “Abbiamo dato volentieri ospitalità anche quest’anno ai Focolarini. Su loro richiesta, abbiamo indicato la recinzione, che non veniva ridipinta da molti anni, anche se devo dire che, contrariamente a quanto scritto, non c’era sul muro alcuna bestemmia”.
Le serate, conclude Sardo Infirri, “sono state pensate per aiutare i ragazzi a comprendere l’importanza della consegna ricevuta da un gruppo di adolescenti dei Focolari, invitati nella sede Fao di Roma per condividere il secondo dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, denominato «Fame zero»”.