Di per sé, l’idea di una “conversione missionaria” della parrocchia non è una novità, perché essa agita...
Volpago del Montello: occhi puntati sul recupero dell'ex stazione ferroviaria
Opportunità di incontro e scambio lungo la Tradotta: è l’idea degli otto soci di “Xenìa” che cercano nuovi volontari per poter acquistare l'immobile e ristrutturarlo
Hanno deciso di chiamarsi “Xenìa”, ospitalità in greco, rappresentando la prima lettera come gli scambi dei binari ferroviari. Ed è proprio su un luogo di transito e sosta dei treni che hanno posto la loro attenzione. La vecchia stazione ferroviaria di Volpago, abitata fino a una trentina di anni fa, ma chiusa alla sua funzione originaria dopo la cancellazione nel 1976 della linea Montebelluna-Susegana, è ancora di proprietà del Gruppo Ferrovie dello Stato. Nel 2016 il Consorzio del Bosco Montello aveva acquisito il sedime dei binari trasformandolo nel percorso ciclo-pedonale “La Tradotta”, aperto due anni fa rievocando la destinazione militare dei convogli che vi transitarono per la Grande Guerra. Sempre nel 2016 il Consiglio comunale di Volpago aveva approvato il cambio di destinazione d’uso dei locali e un anno fa si vociferava di un’asta, che però non è mai stata aperta.
La maggiore visibilità degli edifici, liberati dalle ostruzioni della vegetazione, ha suscitato in alcuni cittadini, non tutti volpaghesi, l’idea di dare a quei luoghi nuova vita. “Vorremmo farne un luogo di incontro e scambio - spiega il presidente di Xenìa, Andra Gastaldon -, nel quale chiunque entri possa trovare ospitalità, un luogo aperto a tutti dove trovarsi, instaurare relazioni, scambiare esperienze e competenze”. I soci fondatori sono otto e da più di un anno si incontrano ogni settimana condividendo idee, proposte, sogni. “Ci siamo costituti - spiega il segretario, Fabio Bettiol, nato in una casa a pochi passi di distanza - in organizzazione di volontariato, perché è la forma più semplice dal punto di vista burocratico. Puntiamo ad allargare il gruppo di acquisto e a raccogliere le risorse necessarie per acquistare gli immobili e poi intervenire con un restauro conservativo. Molti di noi sono artigiani e presteranno la manodopera. Vedremo se si potrà andare all’asta o a trattativa privata o ancora puntare sul comodato d’uso”.
Il terreno è complessivamente di 12 mila metri quadrati, e du di esso si trovano l’edificio della stazione, il magazzino e due annessi. Tra le possibili attività espresse nelle lettere di intenti dei fondatori si parla di ostello, laboratori, orti comuni, antichi mestieri e artigianato, col filo conduttore del recupero di un bene comune e da destinare a patrimonio collettivo. Nelle intenzioni di Xenìa il progetto e le attività connesse dovranno autosostenersi economicamente e contribuire al mantenimento della struttura. “Le donazioni che riceveremo saranno destinate a specifici obiettivi e restituiremo la quota del 90% se non riuscissimo a raggiungerli. Non sappiamo quali siano le condizioni interne dei locali e questo inciderà sulle spese per il restauro, che potrebbero essere superiori a quelle dell’acquisto. Del nostro progetto abbiamo parlato anche col Comune, che ha apprezzato l’iniziativa”.
Lungo la “Tradotta” è nelle medesime condizioni di abbandono e degrado anche la stazione di Nervesa. Risultano in vendita nel territorio di Volpago, a poco più 40 mila euro, due ex case cantoniere e il relativo terreno circostante compreso tra i 1.600 e i 2.000 metri quadrati.