venerdì, 13 settembre 2024
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Quinto, sull'aeroporto i dubbi del comitato

Lo scalo riapre in questi giorni. I cittadini richiamano la propria attenzione sulla rumorosità, sulle itticolture e sui volatili

Una vita decorosa, che possa essere tutelata e in cui sia garantito il diritto alla salute. Oltre al rispetto delle leggi e la tutela del parco del Sile. E’ quanto chiedono i cittadini del comitato di Quinto e Treviso (San Giuseppe, Canizzano, Sant’Angelo, Santa Maria del Sile in particolare), che si occupa dell’impatto dell’aeroporto Canova.

Molte le recenti prese di posizione dell’associazione che, presieduta da Giulio Corradetti e per tramite del segretario Andrea Zoggia, ha richiamato l’attenzione su più tematiche. Dal mancato rispetto dei vincoli sul rumore alla problematica delle itticolture, presenti attorno allo scalo di Treviso - che riapre in questi giorni, anche a fronte di uno specifico accordo con gli irlandesi di Ryanair - e potenziale rischio per l’impatto dei velivoli con volatili e fauna selvatica. Ma anche quella del deposito di carburanti dell’aeroporto di Treviso, già vent’anni fa ritenuto dalle autorità troppo vicino alla zona passeggeri e alla pista.
Sul primo fronte, quello del superamento dei limiti del rumore, il comitato sostenuto dal proprio legale ha presentato diffida nei confronti dei sindaci dei Comuni coinvolti, Treviso e Quinto, e Ulss 2.

“I monitoraggi del rumore provocato dalle movimentazioni aeronautiche del Canova nel periodo di attività hanno accertato il costante superamento dei limiti stabiliti dalla zonizzazione acustica comunale per le immissioni di rumore aeroportuale: siamo stanchi di chiedere di poter vivere dignitosamente e pertanto chiediamo che le Autorità intervengano e impongano il rispetto dei limiti” sottolineano a riguardo dal comitato, “Spetta ai sindaci, in quanto primi responsabili delle condizioni di salute della popolazione, l’attuazione di tutte le misure necessarie perché i limiti previsti vengano rispettati. Il Comitato del resto ha sempre evidenziato le criticità dovute all’attività dell’aeroporto Canova, inserito in un sedime assolutamente incompatibile con il territorio circostante e le cui attività insistenti sopra i centri abitati condannano i residenti esposti a una vita indegna”.
Delicato anche il tema del deposito carburanti, tema di attualità anche per il recente sequestro preventivo del deposito di carburanti dell’aeroporto di Lampedusa.

“Secondo l’accusa, nell’attività del deposito aeroportuale, destinato ad assicurare il rifornimento degli aeromobili e affidato alla gestione di una società a capitale privato, ci sono pericoli per la salute dei lavoratori e l’incolumità pubblica, determinati dal rischio concreto e attuale di incendio”.
Questo fatto porta alla mente, con profonda preoccupazione, una delle criticità dell’aeroporto di Treviso, sottolineate anche dallo stesso gestore nel masterplan - Relazione e Piano degli investimenti del luglio 2011” spiegano dal comitato, “il masterplan prevedeva di smantellarlo tra il 2015 e i 2020, ma nulla è stato fatto in tal senso. Il deposito carburante deve poter garantire la sicurezza di lavoratori, utenti e cittadini, nonché di chi frequenta la zona, in un sedime già di per sé molto limitato rispetto ad altri aeroporti a contatto con realtà produttive, aree antropizzate e un sito, quello del parco del Sile, che andrebbe protetto”.

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