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A Camposampiero di inaugura la Casa della Carità, dedicata a mons. Fernando Pavanello

La struttura che si inaugura domenica 17 marzo si pone a servizio della Caritas interparrocchiale delle parrocchie di San Pietro, di Rustega, di San Marco (diocesi di Padova), dei Santuari antoniani.

La Casa della carità che viene inaugurata a Camposampiero domenica 17 marzo si pone a servizio della Caritas interparrocchiale delle parrocchie di San Pietro, di Rustega, di San Marco (diocesi di Padova), dei Santuari antoniani. Costituita da 5 anni, la Caritas interparrocchiale si è rivelata esperienza arricchente, poiché permette la raccolta di esperienze e sensibilità diverse, il confronto, la collaborazione fra tre parrocchie di due diocesi e l’attività dei Frati conventuali. Essa è fruttuosa anche perché educa a camminare insieme.

 

Opere segno

Il Centro di ascolto interparrocchiale della Caritas privilegia l’ascolto delle persone: è gestito da 9 operatori delle tre comunità e dei padri Antoniani, aperto il martedì pomeriggio. Affronta le povertà più frequenti di oggi: le necessità primarie (pagamento di bollette, acquisto farmaci), le povertà relazionali (solitudini, disagi psicologici), le povertà provocate da disposizioni di legge: documenti non più ritenuti validi per inserimento lavorativo o per il diritto alla casa. L’accompagnamento di queste persone diviene problematico.

Ora Il Centro funge da riferimento anche per le tre parrocchie di Massanzago.

Una seconda opera-segno è lo sportello delle Sentinelle della fragilità: fa conoscere le povertà del territorio, le situazioni che difficilmente sarebbero giunte a chiedere aiuto in forma autonoma. Punta a creare una rete di solidarietà di buon vicinato, ad adottare nuovi provvedimenti, garzie a 70 volontari.

La terza opera-segno è costituita dal Centro distribuzione alimenti: è la prima risposta che punta nelle parrocchie a raccolte porta a porta.

La Caritas tuttavia non è un centro di raccolta alimenti, né un centro di ascolto, ma è il coinvolgimento dell’intera comunità parrocchiale e il coordinamento di tutte le iniziative della carità in una parrocchia.

Abbiamo chiesto a Paola Betto, coordinatrice del centro di ascolto interparrocchiale e referente della Caritas, quale è il rapporto con le istituzioni pubbliche: “C’è reciproca fiducia, collaborazione in progetti specifici – v. il progetto Inclusione – anche con fondi comunali. Il Comune ci ha indicati per progetti di pronto intervento e di emergenza e destina dei fondi appositi.

Si lavora con l’assistente sociale dell’Ulss e con il centro “Bonora” per la “mensa solidale” per persone in difficoltà. La Caritas inoltre, partecipa al progetto “Rifugiato a casa mia”.

 

Omaggio a mons. Pavanello

Perché la Casa è intitolata a mons. Pavanello? Perché è stato un prete distintosi per il carisma della carità: già nel 1943-1944, cappellano a Camposampiero, si adoperò per l’aiuto concreto a proteggere e a salvare degli ebrei perseguitati.

Ci fu poi il secondo capitolo della carità quando, nominato rettore del Seminario di Verona per l’America Latina, visitò i poveri di quel subcontinente e di fronte all’estrema povertà e alle ingiustizie di cui soffrivano, cercò di trasmettere ai preti che formava l’urgente necessità di riscatto umano e spirituale di quella gente.

La sua passione per i più poveri ed emarginati, la sua preoccupazione di rendere vivo e vitale il Vangelo lo accompagnarono anche nel suo impegno successivo di direzione della Caritas diocesana.

La sua dedizione ai poveri si riversò, nell’ultimo periodo, nei confronti delle persone con disabilità e delle loro famiglie. E così nacquero i Centri educativi occupazionali diurni dell’Aisl (Associazione inserimento lavorativo sociale), e le Comunità alloggio della fondazione “Il nostro domani”.

Dunque, piace intitolare la casa a Pavanello anche perché egli è stato un concittadino di Camposampiero, e ha tenuto il filo con la comunità fino agli ultimi anni, anche grazie al suo grande amico, mons. Guido Santalucia.

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