martedì, 11 marzo 2025
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Congo: un voto decisivo

Nella giornata del 20 dicembre si terranno le elezioni presidenziali della Repubblica democratica del Congo, che determineranno il futuro del Paese

Denis Mukwege, il medico congolese noto per il suo impegno per la pace e contro le violenze derivanti dalla guerra, che gli è valso anche un Premio Nobel per la pace nel 2018, è tra gli sfidanti al presidente in carica alle elezioni presidenziali della Repubblica Democratica del Congo, in programma il 20 dicembre. Lo Stato è il più grande del continente africano e di gran lunga il più ricco in termini di risorse naturali, e per questo è da trent’anni al centro di una sanguinosa guerra regionale africana che ha fatto almeno sette milioni di morti.

Dal 2018 il Paese è governato da Felix Tshisekedi, che nel maggio 2021 ha messo in piedi un mini-colpo di Stato, scompaginando la maggioranza parlamentare e imponendo lo stato di emergenza in alcune aree orientali del Paese interessate dalla ripresa degli attacchi armati del movimento M23, sostenuto dal Ruanda. L’operazione ha rinsaldato il suo potere e quello del partito che lo sostiene, ma non ha giovato granché alla popolazione congolese, che resta tra le più povere del continente, con il 70% di famiglie al di sotto dal limite di povertà assoluta.

La politica di Tshisekedi è platealmente orientata a sfruttare le immense risorse del Paese (acqua, foreste, minerali di ogni tipo, in particolare terre rare) che al momento sono estratte da compagnie o operatori stranieri che lasciano alla popolazione locale meno di briciole.

Dagli anni 1990, in effetti, è in corso un vero e proprio saccheggio del Congo, operato soprattutto grazie all’occupazione militare delle aree più ricche da parte di Uganda e Ruanda, presenti con proprie truppe o con formazioni militari locali. Il resto lo fa la cronica corruzione degli apparati di potere statali e locali.

Pressato dalla Chiesa cattolica - anche a seguito della visita dello scorso febbraio di papa Francesco nel Paese -, il presidente sembra aver rinunciato al progetto di estendere indefinitamente lo stato di emergenza e ha convocato, appunto, per il prossimo 20 dicembre le elezioni generali. Si tratterà di un turno elettorale “complesso”: si vota, infatti, in un giorno solo, per il presidente (vince il candidato con più voti: non c’è ballottaggio), per il Parlamento nazionale, per quelli provinciali e per moltissimi Comuni. I brogli saranno immensi, tanto che l’Ue ha rinunciato a inviare osservatori, perché il Governo non ha garantito loro la disponibilità di telefoni satellitari, gli unici che possono consentire comunicazioni effettive tra i vari territori e comunicare in tempo reale i brogli.

La cartina al tornasole sarà il voto presidenziale, dove a contendersi la guida del Congo a Tshisekedi, secondo i principali analisti, tra la ventina di candidati saranno Moïse Katumbi, padrone della maggiore squadra di calcio del Paese e governatore della ricca provincia del Katanga e il medico premio Nobel per la pace Denis Mukwege. E’ a quest’ultimo che si affidano molti congolesi della diaspora. Basterebbe un voto in più.

Determinanti, per orientare il voto in Repubblica Democratica del Congo, saranno ancora le appartenenze di tipo “tribale e regionale”? L’esito del voto ci darà il termometro della reale voglia di cambiare pagina dei congolesi.

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