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Editoriale: Guerra in Ucraina, esubero di armi e carenza di grano

La situazione di caos riporta alla mente le figure dell'Apocalisse

19/05/2022

Nel capitolo 6 del libro dell’Apocalisse, san Giovanni introduce quattro figure simboliche, per la precisione quattro cavalieri, che lungo i secoli hanno spesso ispirato la cultura e l’arte, associando a tali figure le più svariate e, spesso, catastrofiche interpretazioni. Ad esempio, secondo una diffusa interpretazione moderna, i quattro cavalieri simboleggerebbero la conquista militare, la violenza e le stragi, la carestia, la morte e la pestilenza. Una situazione di caos che, in qualche modo, anticipa e prefigura ogni volta ciò che accadrà alla fine del mondo, con il relativo giudizio universale.

Queste figure apocalittiche mi vengono in mente pensando alla situazione drammatica della guerra scatenata dal presidente russo Vladimir Putin contro l’Ucraina. Una guerra della quale, noi comuni mortali, riusciamo a capire sempre meno, tanta è la propaganda che la circonda e tanti sono i soggetti interessati direttamente e indirettamente nel conflitto. Ormai, l’Ucraina sta diventando un arsenale di strumenti bellici forniti dall’Europa e dagli Stati Uniti, che le stanno consentendo di tenere testa e, forse, di respingere l’aggressione di una “armata rossa” che sembra sempre più debole e in difficoltà.

Insidiata, oltretutto, da un Occidente che cerca di metterla all’angolo e, per questo, tentata, come estrema ratio, di usare i missili tattici nucleari pur di sopravvivere e uscire dalla palude in cui si è cacciata.

Valutazioni controverse
Anche da noi in Italia gli animi sono divisi tra “interventisti”, sempre più convinti della necessità di mandare soldi e armi all’Ucraina e comminare sanzioni alla Russia, e coloro (magari accusati di essere “putiniani”) che, come invece fa il Papa, invocano la pace, la via delle trattative diplomatiche, la sospensione di invio di armi “pesanti” e di evitare l’inasprimento delle sanzioni economiche verso Mosca. Molti sono convinti che di fatto si tratti di una “guerra per procura” dell’America (e indirettamente della Nato e dell’Europa) contro la Russia, condotta sulla pelle degli Ucraini, per indebolirla e potersi così concentrare maggiormente sul vero nemico che è la Cina, la quale da un po’ di tempo sta allargando la sua sfera d’influenza in Africa e in Asia, in particolare nello scacchiere strategico, che tanto sta a cuore agli Usa, compreso tra l’Oceano Indiano e la parte occidentale del Pacifico (fino alle Hawaii).

Quello che ormai abbiamo capito
Siamo tutti un po’ frastornati perché, dopo quasi tre mesi di guerra, non riusciamo a capire le vere intenzioni dei belligeranti e dei loro alleati e sostenitori, né se davvero sono intenzionati a cercare la pace e a quali condizioni. Alcune cose importanti, però, le abbiamo ormai ben chiare. Ad esempio, che gli effetti negativi delle sanzioni contro la Russia si stanno ripercuotendo anche nei nostri Paesi europei, mettendo ulteriormente in crisi un’economia già provata dalla pandemia, e gli equilibri sociali; che la guerra potrebbe perfino degenerare fino all’uso di missili tattici con testate nucleari; che la Russia (salvo una sua disfatta militare e politica) non accetterà mai di avere la Nato (che ora dovrebbe estendersi anche alla confinante Finlandia) fuori della porta di casa; che questa guerra, oltre ai morti sul campo di battaglia e per i bombardamenti sulle città, procurerà tanti milioni di “altri” morti per la carestia e la fame le quali, come conseguenza, provocheranno una incontenibile ondata migratoria che inevitabilmente premerà ai confini dell’Europa e, soprattutto, dei Paesi come l’Italia che si affacciano sul Mediterraneo.

La tempesta “perfetta”
Dunque, una situazione dai possibili risvolti apocalittici nella quale, oltre alla conquista e alla guerra e a una possibile deflagrazione dell’Europa si profila, cosa di cui pochi parlano e scrivono (salvo “Avvenire”, con il suo direttore Marco Tarquinio, e qualche altro), lo spettro di una catastrofe alimentare nel nord-Africa a causa della carenza di grano (vedi gli articoli nell’inserto “Terre&Missioni” di questa settimana) e anche nell’America del Sud (soprattutto in Brasile) per la mancanza di fertilizzanti dei quali Ucraina e Russia sono grandi produttori.
Verrebbe da dire che, purtroppo, siamo finiti nel bel mezzo della “tempesta perfetta”, dalla quale, a nostro avviso, si potrà uscire solamente se il presidente americano Joe Biden e quello russo Vladimir Putin si metteranno una mano sulla coscienza e troveranno un accordo, che sarà comunque un compromesso siglato sulla pelle dell’Ucraina e della sua integrità territoriale. Altrimenti possiamo aspettarci anni e anni di guerra a “bassa intensità” e di emergenza alimentare, con in più l’incubo che la Russia, pur di non affogare nella fossa che si è scavata, nel colmo della disperazione si lasci scappare qualche missile nucleare.
E’ proprio vero che conquista militare, guerra e stragi, fame e morte procedono sempre insieme e ne devono pagare le conseguenze anche i popoli che non sono coinvolti direttamente nei conflitti. Per questo, come ripete papa Francesco, bisogna solo cercare la pace: spendere sempre più soldi nelle armi per fare la guerra è una pazzia.

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