venerdì, 21 febbraio 2025
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Dazi: crisi già tra noi

Le scelte del presidente Trump rischiano soltanto di acutizzare una tendenza già in atto, per le difficoltà di Germania e Francia e per la concorrenza cinese

Bevande, macchinari e mobili sono i prodotti che gli importatori americani acquistano nella Marca trevigiana. Alla fine del primo semestre 2024, gli operatori Usa hanno speso quasi un miliardo di euro. In questo contesto, cala la minaccia dei dazi sui prodotti europei, come promesso dal presidente Usa, Donald Trump.

Il rovescio della medaglia, ovvero ciò che compriamo negli Stati Uniti, è, invece, molto meno: circa 43 milioni euro, principalmente per macchinari ed elettronica, in particolare dispositivi medicali. Il Veneto, nel suo complesso, ha un saldo commerciale positivo di 4 milioni di euro, e Treviso, con i suoi 942 mila euro, rappresenta un quarto di questo saldo positivo. Tra i Paesi verso cui si esporta, gli Stati Uniti ci hanno aiutato in quest’anno molto difficile, che vede, invece, un consistente arretramento di Germania e Francia.

La Spagna, con 616 milioni di euro, è tra i Paesi che hanno aumentato le importazioni, insieme alla Turchia, che ha registrato un balzo del +24 per cento. Il Paese da cui Treviso importa di più è la Cina, con un miliardo e 77 milioni solo nel primo semestre del 2024, nonostante una leggera riduzione, dell’1,3 per cento.

Un andamento simile si registra anche per la provincia di Venezia, che vede una diminuzione delle esportazioni verso la Francia di 17 milioni di euro. La Germania, al secondo posto, subisce una contrazione di ben 42 milioni, soprattutto nel settore delle macchine. Al terzo posto, si collocano gli Stati Uniti, con un calo del 7,2 per cento. In controtendenza, invece, l’aumento del 31,3 per cento delle esportazioni verso la Cina, che diventa, così, l’ottavo mercato di sbocco delle merci veneziane. Venezia importa soprattutto dall’area euro (quasi il 70 per cento del totale) e registra un aumento del 48 per cento delle importazioni dalla Turchia, in particolare per idrocarburi raffinati e autoveicoli.

Focalizzandoci sugli Stati Uniti, la bilancia commerciale è nettamente a favore di Venezia, che esporta per 124 milioni di euro. Le importazioni dagli Stati Uniti registrano un segno negativo. In particolare, quelle di prodotti chimici sono diminuite del 42 per cento, scendendo a 14 milioni di euro.

Su Venezia incombe, più che su altre province, anche la crisi del Canale di Suez. La crisi, provocata dai guerriglieri Houthi, ha messo in difficoltà i porti di Venezia, Trieste e Ravenna.

Complessivamente, tutte le province del Veneto registrano un calo delle esportazioni. Venezia, con un -11 per cento, è quella che cala di più. Il Veneto cala nelle esportazioni di tre punti, ma il calo verso gli Stati Uniti è ancora più consistente, pari al 4,8 punti.

Cosa ricavare da questi dati? La crisi del commercio è già tra noi. Ha colpito il nostro sistema di esportazioni a causa di crisi regionali. La bilancia commerciale con gli Stati uniti è a nostro favore, ma rischia di essere disarcionata dall’introduzione dei dazi.

Commenta, a questo proposito, Silvia Moretto, delegata di Confindustria Veneto Est per gli affari internazionali: “I dati ci dicono che le esportazioni venete tra il 2019, durante il primo mandato di Trump, e il 2023 sono aumentate del 35%. Temiamo che questa crescita possa essere rallentata quando si concretizzeranno i dazi annunciati dal presidente Trump nel commercio tra Usa e Unione europea, da ultimo quelli su acciaio e alluminio, con inevitabili ripercussioni anche in una regione tradizionalmente aperta ai mercati come il Veneto. Confidiamo nell’azione della Ue e del nostro Governo affinché gli Stati Uniti continuino a essere un solido alleato dell’Italia e dell’Europa e occorre, a livello europeo, una visione comune, geopolitica e industriale, coraggio e determinazione”.

Conclude Moretto: “Continuiamo a confidare nel pragmatismo della nuova Amministrazione Usa e nel fatto che gli Stati Uniti siano consapevoli che una guerra dei dazi danneggerebbe tutti, anche l’America, ancor di più vista la stretta interconnessione tra le economie americana ed europea e il ruolo che potrà avere la Cina in questo nuovo contesto geopolitico”.

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