Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Intelletto, lampada accesa nella notte
Per crescere in umanità è importante poter attingere al dono, esigente e prezioso, dell’intelletto: la parola deriva dal latino intus-lègere, o anche da inter-lègere che possono significare “raccogliere dentro” e “scegliere fra”.

“Emi raccomando, pensa con la tua testa!” erano le immancabili parole con cui la mamma mi salutava quando, adolescente, uscivo qualche volta la sera con gli amici. Non era preoccupata dell’ora, o del dove: le interessava il come avrei vissuto quello spazio di indipendenza. E temeva che potessi rinunciare alla fatica del pensiero, che mollemente mi lasciassi trascinare dall’agire istintivo e superficiale che così spesso abita le nostre giornate: era un rischio che si presentava particolarmente insidioso per me ragazzina, ancora priva dell’esperienza con cui l’errore e il dolore indirizzano la vita verso ciò che davvero conta. Ma neppure da adulti siamo preservati da questo pericolo. Troppe volte la nostra fragile umanità è vittima del “fanno tutti così – dicono tutti così”, che assolve dal compito di prendere posizione in modo personale, cosa che può risultare molto, o troppo, difficile perché controcorrente. Assai pericoloso è anche il torcicollo morale e spirituale del “si è sempre fatto così” su cui è facile adagiarsi, perché colloca solo nel passato, e nelle sue sicurezze, l’orientamento della vita.
Per crescere in umanità è allora importante poter attingere al dono, esigente e prezioso, dell’intelletto: la parola deriva dal latino intus-lègere, o anche da inter-lègere che possono significare “raccogliere dentro” e “scegliere fra”. Può essere paragonato a una lampada accesa nella notte, che orienta il cammino, rivela gli ostacoli, mostra il vero volto delle cose. Esso promuove uno sguardo profondo e globale sulla realtà, ne rivela le sfaccettature e la complessità aiutando il credente a raccogliere in sé, ed esaminare, ogni cosa, scoprendo ciò che va conservato perché lo si riconosce come buono (1Tes 5,21). Inoltre, poiché abita nell’intimo di ciascuno, non illumina solo il “fuori”, la vita e le cose, ma anche il “dentro”, il cuore e i pensieri, svelando le potenzialità che diamo per scontate e i limiti che così facilmente dimentichiamo: diviene allora l’antidoto ai giudizi sommari, come è accaduto quando ha preso voce in Gesù che diceva: «chi di voi è senza peccato…» (Gv 8,7).
Infine, è un dono lento l’intelletto. Solo raramente si esprime nel flash dell’intuizione, il più delle volte chiede un lavoro paziente di ricerca, di approfondimento, nella consapevolezza che c’è dell’altro, che oltre l’immediato abita il permanente, e che collaborare a far crescere il mondo secondo il sogno di Dio è azione fatta di piccoli passi, anche interiori.
Il dono dell’intelletto è quindi luce per la mente, dato perché possiamo comprendere davvero, in profondità, quale speranza abita le nostre giornate (Ef 1,18), celata magari dietro il sorriso di una persona fragile, nelle mani che usiamo per servire, e nella pazienza di chi non pretende di avere le soluzioni, ma si dispone a lavorare con gli altri per scoprire un senso nuovo nelle cose, progettare strade nuove per il futuro che viene.
Spirito Santo, donaci l’intelletto.