Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Il Messaggio del vescovo Tomasi: Aperti alla speranza
Ci sono tempi in cui sembra più difficile e impegnativo del solito fare degli auguri, in particolare proprio gli auguri di buon Natale. Guerre, violenze, ingiustizie, un futuro sempre più incerto, la difficoltà di vedere autentici spiragli di speranza per il futuro, tra cambiamento climatico e polarizzazione sociale sempre maggiore, tra l’aumento della ricchezza sfrontata di sempre meno persone e la povertà crescente di grandi masse in tutto il mondo.
E mentre scrivo queste righe, la notizia atroce dell’uccisione di una donna, ancora, una giovane donna, madre e in attesa di un bimbo, nel territorio della nostra Diocesi.
Forse non è tempo di auguri. No, se gli auguri sono l’invito generico a sollevare il morale, a fare un poco di festa, pur in un mondo con tanti problemi, l’occasione di accendere qualche luce artificiale in più per paura del buio e della notte.
E non è tempo di auguri nemmeno se, con questi, pensiamo di poterci convincere di essere in fondo buoni, e che con un po’ di impegno potremmo mettere le cose a posto, se solo il mondo non fosse così cattivo.
Eppure, è proprio in questi momenti che possiamo ricordare che cosa si celebra davvero a Natale. Nel corso dell’anno, i cristiani celebrano l’unico grande, profondo mistero di Cristo, della sua vita donata, del suo dono di sé per il bene di tutti e di ciascuno, della sua incarnazione e vita, del suo insegnamento, del suo modo di vivere e di amare, della sua Passione e Risurrezione.
A Natale siamo ripresi per mano per giungere a credere, ad accettare, ad accogliere che tutto ciò che conta nella nostra esistenza non è prodotto, conquista, appropriazione, bensì dono. Dono di altri, dono di quell’Altro infinitamente vicino a noi che è Dio. Spesso ciò che ci viene donato è molto differente da quanto pensiamo di desiderare. Ma, se crediamo davvero che siamo donati da un amore, capiremo che quanto riceviamo - noi stessi e gli altri - va accolto com’è e non come vorremmo, che le situazioni da vivere sono quelle date nella realtà e non quelle illusorie della fantasia o di facili e poco impegnative narrazioni. Solo così potremo vivere esistenze libere, responsabili, orientate
al bene.
Solo se accetteremo un «sì» e un «no» che ci vengono rivolti come frutto di una libertà che ci precede e ci accompagna, potremo sperimentare che la vita e l’amore sono più grandi e più reali del nostro rifiuto tanto del «sì» quanto del «no».
E’ per grazia che possiamo diventare felici, e solo per grazia. E la grazia non si conquista, non si compra, non si ruba. La grazia è donata «gratis» e come tale va accolta. Accolta come il Bambino nella culla, come presenza discreta, disarmata e disarmante, come vita che si mette completamente nelle nostre mani e ci chiede cura. Amorevole cura. Concreta cura. Quotidiana cura. Servizievole cura. Fedele cura. Accogliere questa grazia apre a noi umani gli spazi della giustizia e fonda la possibilità di autentica misericordia.
Il Natale del Signore Gesù, il Messia atteso dai secoli, sia per noi la resa consapevole e senza condizioni all’amore gratuito e infinito di Dio. L’augurio di buon Natale sia l’invocazione della giustizia e della pace di cui abbiamo bisogno, ma che da soli non possiamo costruire né raggiungere: “senza di te, Signore, non possiamo fare nulla”. Continua a venire, Signore, non tardare: “Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia” (Is 45, 8).
Nella dipendenza piena dall’amore di Dio in Gesù Cristo, vi faccio sinceri auguri di buon Natale: una vita ricevuta in dono continua a rifiorire, e si apre alla speranza vera.
Accolgo il dono delle parole che don Davide Schiavon - il caro direttore della Caritas che quest’anno troppo presto ci ha lasciati - aveva già vergato in anticipo per esprimere i suoi auguri di Buon Natale, e vi prego di accoglierle in dono anche voi: “Accogliamo Gesù nella semplicità delle nostre esistenze - ha scritto don Davide -. Facciamo spazio al Principe della pace e chiediamo il dono di spendere tutta la nostra vita perché la pace e la comunione regnino in mezzo e dentro di noi. Davanti alla grotta di Betlemme, spalanchiamo le porte del nostro cuore e lasciamoci amare in profondità”.
Carissimi, dal profondo del cuore: Buon Natale.