Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Il cuore ardente di san Filippo Neri
La predicazione di Filippo, detto Pippo buono, non era dotta e retorica, non voleva accarezzare le orecchie quanto invece “ferire li cori con le parole infocate dello Spirito”. Un fuoco anche di allegria, fino alla burla, con scandalo di tanti cristiani formalisti. Era solito dire che “il diavolo ha paura della gente allegra”.

“Lo Spirito santo abita nelle menti candide e semplici e ci fa stare in continua pace e allegria che è una pregustazione del paradiso”. Che queste non fossero solo parole, ma realtà, per il santo di questo giorno, Filippo Neri (1515-1595), ne fa fede il fatto che ancor oggi dire, a Roma, che uno è un “filippino” significa dire che è una persona allegra e furba. Il nostro santo visse in uno dei secoli più travagliati del cristianesimo, testimone di scandali e corruzione nella corte pontificia e nella chiesa, da provocare la spaccatura con chi “protestava” contro un tale stile di vita. Eppure Filippo Neri fa parte di quella straordinaria schiera di santi che hanno dato la loro vita per la riforma della chiesa: Teresa d'Avila; Giovanni della Croce, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Carlo Borromeo, Luigi Gonzaga, Camillo de Lellis... solo per dirne alcuni. Pochi, però, sanno che Filippo Neri fu una presenza unica a Roma, tanto da essere proclamato co-patrono della Città Eterna, dopo gli apostoli Pietro e Paolo, pur essendo lui di origini fiorentine. La gioia che questo santo seppe trasmettere era nata da un forte esperienza spirituale, avuta mentre era in preghiera nelle catacombe di san Sebastiano, il giorno di Pentecoste. Un globo di fuoco penetrò nel suo petto al punto che il cuore si dilatò in modo tale da rompere due costole del lato sinistro, come i medici constateranno alla sua morte. Questo fuoco divino lo infiammava talmente da dover, in pieno inverno, tenere aperte le finestre. Quando poteva si scopriva il petto e ottenne di poter confessare senza indossare la cotta... Questo cuore ardente riscaldò tante anime fredde e tiepide di quella Roma così lontana dal fuoco del Vangelo che Gesù era venuto a portare. La predicazione di Filippo, detto Pippo buono, non era dotta e retorica, non voleva accarezzare le orecchie quanto invece “ferire li cori con le parole infocate dello Spirito”. Un fuoco anche di allegria, fino alla burla, con scandalo di tanti cristiani formalisti. Era solito dire che “il diavolo ha paura della gente allegra”. Se noi cristiani fossimo più allegri, nel Signore, il maligno avrebbe certamente meno lavoro.