Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
BUONGIORNO DI SPERANZA. Festa del Corpo e del Sangue di Cristo, Dio ci ama "da dentro"
Non ci basta un Dio con noi o per noi, abbiamo bisogno che Dio sia in noi. Quel pane spezzato e mangiato, quel vino versato e bevuto, sono la più grande follia d’amore che solo un Dio poteva inventare. Accade così che “tu diventi ciò che mangi”, diversamente da quanto accade nella normale assunzione del cibo che si trasforma nella nostra vita, mentre nell’Eucaristia è la nostra vita che si trasforma in quella del Signore.

“Adesso lei avrà il mio sangue, e sarà come tenerle ancor più compagnia da vicino. Da dentro. Uniti. Spero che il mio sangue le faccia bene. Mi sento così felice e stanco. E’ l’amore... Forse è l’unica cosa vera di tutto il discorso su Cristo (del prof. direligione): l’amore è dare il sangue... come io ho fatto con Beatrice”. Sono le riflessioni che Leo, il giovane protagonista del romanzo di A. D'Avenia; “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, lascia nel diario dopo la trasfusione di sangue per la sua ragazza ammalata di leucemia. La festa del Corpo e del Sangue del Signore ci ricorda che Dio ci ama “da dentro”. Un “amore folle”, direbbero i teologi orientali, un amore che ha condotto Dio a far scorrere il suo sangue nelle nostre stesse vene. Non ci basta, infatti, un Dio con noi o per noi, abbiamo bisogno che Dio sia in noi. Quel pane spezzato e mangiato, quel vino versato e bevuto, sono la più grande follia d’amore che solo un Dio poteva inventare. Accade così che “tu diventi ciò che mangi”, diversamente da quanto accade nella normale assunzione del cibo che si trasforma nella nostra vita, mentre nell’Eucaristia è la nostra vita che si trasforma in quella del Signore. Gesù ce lo ha assicurato “Chi mangia me vivrà per mezzo di me” (Giovanni 6,57). Non saranno i ragionamenti chiari e distinti, a illuminarci sul senso dell'Eucaristia, sarà solo l’amore a farci intuire, come al giovane Leo, che per Dio amare è dare il suo sangue, senza pretendere sacrifici di sangue... Nel linguaggio biblico il sangue è sede della vita, per cui separato dal corpo, annuncia la morte. Ma il sangue versato del corpo crocifisso di Gesù non è più un segno di morte, ma di un amore... da morire, e proprio per questo più grande della morte. “Fare la comunione” non è perciò un pio atto di devozione, ma un gesto vitale, perché secondo il detto popolare “i sacchi vuoti non stanno in piedi”. Non potremmo vivere da cristiani solo a colpi di buona volontà, se Gesù stesso non venisse in noi e ci trasformasse dal di dentro. Nulla di automatico o di magico in tutto ciò. L'eucaristia... “funziona” solo se tu come gli infermi del vangelo ardisci toccarla con fede. Sarà così anche per te come per la donna con perdite di sangue che, sfiorato il mantello di Gesù, avvertì una energia nuova di vita passare in lei.