Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Governo: norme più dure sui migranti e più deficit nel Nadef
Nuove norme sui migranti, con un forte accento su controlli ed espulsioni, e una Nadef (Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) che prevede un maggior deficit per ricavare le risorse da destinare alla legge di bilancio. Questi i contenuti principali emersi dal Consiglio dei ministri, sostanzialmente in linea con le anticipazioni della vigilia.
Nel decreto-legge sui migranti si stabilisce che per “gravi motivi” di sicurezza possano essere espulsi con provvedimento del prefetto anche gli immigrati “lungo soggiornanti” (il ministro dell’Interno deve darne preventiva notizia al premier e al ministro degli Esteri) e per gli stessi motivi si può vietare il reingresso della persona che abbia presentato ricorso contro l’espulsione nelle more della decisione sul ricorso stesso. Le domande di asilo successive alla prima non bloccheranno il procedimento di espulsione. Nel caso di minori sono previsti controlli più rapidi per verificare l’età anche attraverso controlli “antropometrici” (per esempio radiografie) disposti dalla procura del competente Tribunale dei minori. In caso di dichiarazione falsa la persona può essere condannata per il relativo reato e questo può comportare l’espulsione. Sempre in questo specifico ambito – e si tratta di una delle misure più discusse e controverse – la nota di Palazzo Chigi riferisce che “in caso di momentanea indisponibilità di strutture temporanee, il prefetto potrà disporre il provvisorio inserimento del minore – che ad una prima analisi appaia di età superiore ai sedici anni – per un periodo comunque non superiore a novanta giorni, in una specifica sezione dedicata nei centri e strutture diversi da quelli riservati ai minori”. Il decreto stabilisce inoltre che “l’accesso nelle strutture del Sistema di accoglienza e integrazione” sia previsto per “tutte le donne (non più solo a quelle in stato di gravidanza), in quanto considerate in ogni caso quali soggetti di particolare vulnerabilità”.Per quanto riguarda la Nadef, il documento che fissa le coordinate entro cui si muoverà la legge di bilancio aggiornando l’analisi del Documento di economia e finanza (Def) dello scorso aprile, il governo ricorrerà a nuovo deficit per finanziare quelle misure che ritiene indispensabili nonostante la congiuntura sfavorevole: dal taglio del cuneo fiscale agli interventi per le famiglie con figli e ai rinnovi contrattuali soprattutto nel campo della sanità. Pesano il rallentamento della crescita (0,8% invece che 1% nel 2023, con il deficit che sale dal 4,5% al 5,3%), gli effetti non previsti del Superbonus edilizio e le ripercussioni dell’aumento dei tassi di interesse, particolarmente onerose per un Paese ad alto debito come il nostro. Si calcola che la maggior spesa per interessi sia quest’anno di 83 miliardi. Il problema è il circolo vizioso che rischia di crearsi perché l’aumento del deficit va a incrementare il debito. Finora è stata paradossalmente l’inflazione a parare in una certa misura il colpo: poiché il dato di riferimento è il rapporto deficit/Pil, il Pil risulta nominalmente “gonfiato” dall’inflazione e quindi, aumentando il denominatore, il valore del rapporto diminuisce. Per il 2024 il deficit “programmatico” è previsto in rialzo al 4,3% (rispetto al 3,7% del Def) e mentre il Pil viene stimato in ribasso all’1,2 (rispetto all’1,5%).