Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
L'amore in circolo, iniziativa in ricordo di Damiano Caravello
L'8 gennaio, giorno del suo compleanno, il giovane, mancato lo scorso agosto a 29 anni, ha "radunato" amici da tutta Italia per due momenti online di riflessione sul valore della persona e sulla vocazione della donna nella Chiesa e nella società. In coda l'intervista all'amico Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle famiglie
Sulla tomba di Damiano, nel piccolo cimitero di Briana di Noale, c’è un cartello conficcato nella terra, con la scritta “Metti in circolo l’amore”. Una brevissima frase dal suo testamento spirituale, che però la dice lunga su quella che è stata la vita di questo giovane, salito al cielo a 29 anni lo scorso 7 agosto. Damiano aveva una malattia rara al fegato e, per tutta la sua vita, ha davvero messo in circolo tanto amore. Ha avuto tanti interessi, ha avuto una vita bella e ha lasciato un’importante testimonianza che mostra la bellezza della fede.
In occasione del primo “compleanno in cielo” di Damiano, lo scorso 8 gennaio, sono stati organizzati due incontri online, al pomeriggio e alla sera. Il primo sul tema “Unici e irripetibili nel contesto contemporaneo - La persona umana come principio fondamentale nella pianificazione dell’azione politica e sociale”, il secondo su un tema particolare: “Una vocazione: essere donna nella Chiesa e nella società di oggi”. Una bella festa di compleanno che ha riunito tanti amici e tante amiche che hanno voluto ricordarlo per riflettere insieme, non solo per commemorarlo.
“Oggi - ha detto Beatrice Fazi, attrice, scrittrice e amica di Damiano - ci apprestiamo a vivere il bene, il bello e il vero insieme, come compagni. Una delle caratteristiche più belle di Damiano era lo sguardo che aveva sulle donne. Lui era innamorato delle donne e il suo era lo sguardo di un uomo che non era mai in competizione. Io - ha detto sorridente Beatrice - quando Damiano mi guardava mi sentivo attraversata da lui, “letta”. Era capace di dirti la verità su te stessa più di quanto tu fossi capace. Damiano ti guardava e ti valorizzava, ti aiutava a scoprire che, per rispondere appieno alla propria vocazione, bisognava curare la propria relazione con Dio”. Ospite dell’incontro anche Silvia Colombi, a nome delle tante amiche di Damiano, che ha raccontato il suo rapporto profondo di amicizia con Damiano e la capacità del giovane di farla sentire preziosa, per guardare con occhi nuovi la propria vita, invitandola a vivere in pienezza e a vivere l’essenziale, l’amore.
Durante i due appuntamenti online, tante sono state le parole spese per questo giovane che, tra le tante cose, è stato anche consigliere comunale a Noale. “Nell’ultimo periodo - ha raccontato la sindaca di Noale, Patrizia Andreotti - si leggeva in Damiano la sofferenza. Lui aveva una percezione più intensa del tempo e a questo ci richiamava. Non sopportava che perdessimo tempo in chiacchiere”. Damiano, nel corso della sua intera vita, e in particolar modo negli ultimi mesi, ha dimostrato che anche la sofferenza può essere vissuta e raccontata, anche se non ha mai voluto essere “definito” dalla malattia, o farsene scudo.
“Lo sguardo di Damiano - sottolinea Jonny Dotti, professore e imprenditore sociale - mi è rimasto nel cuore. Ero uno sguardo imperfetto. Non aveva, cioè, la pretesa della perfezione. Chi ha lo sguardo imperfetto cerca la compagnia, cerca le parole dell’altro e si mette in ascolto. Damiano è tutt’ora un lievito per la comunità. Il lievito accetta di non comparire e si esprime attraverso il fatto che compaiono tutti gli altri ingredienti”.
Durante il pomeriggio e la serata, nel corso dei due incontri online, numerosi sono stati gli interventi di persone che hanno incrociato la vita di questo giovane uomo che ha lasciato un segno nella vita di molti: le amiche del Carmelo, i compagni di OL3 - tra cui Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle famiglie - e di Immischiati, il suo padre spirituale, il carmelitano p. Giuseppe Pozzobon, le Acli. Tutti vicini per dare ulteriore sostanza a una vita che si è consumata nel corpo, ma che continua a portare frutto, così in cielo come in terra. Buon primo compleanno in Cielo, Damiano. (Maria Cibella)
DE PALO: "LA NOSTRA VITA PER RENDERE MIGLIORE IL MONDO"
“Con Damiano ci siamo capiti subito. Avevamo la stessa fame di bene comune”. Gigi De Palo, presidente del Forum nazionale delle famiglie, ricorda così il giovane amico, Damiano Caravello, mancato lo scorso anno e ricordato l’8 gennaio con due incontri online.
Come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti a Roma, ci ha presentati padre Vito d’Amato. Io ero assessore al Comune ed ero già presidente di OL3. Damiano era interessato ai percorsi sulla Dottrina sociale della Chiesa che organizzavamo.
Cosa ti ha colpito di più di lui?
La sua determinazione e concretezza. Era un sognatore con i piedi per terra, senza fronzoli. Un amico che voleva cambiare il mondo e sapeva di poterci riuscire. Una bella persona che mi manca tantissimo. Un fratello più piccolo che chiedeva consigli e che c’era sempre nonostante le difficoltà fisiche. Poi era umile, simpatico e divertente...
Quale tipo di legame percepivi tra lui e le sue relazioni fondamentali: famiglia, comunità, territorio, Chiesa?
Era un veneto nel senso più bello del termine. Era molto orgoglioso delle sue origini e mi prendeva in giro in quanto romano. Era legatissimo alla sua terra e orgoglioso delle sue radici, quindi, alla sua famiglia alla sua comunità, al suo territorio e alla sua Chiesa.
E del suo cammino spirituale e di fede cosa ti ha colpito?
Che non buttava via nulla. Tutto era Grazia! Tutto era occasione di crescita e di intimità con il Signore. Era una persona “oltre” senza schemi predefiniti, libero e maturo anche nella fede. Prendeva tutto il buono da ogni esperienza e si arricchiva come persona e come cristiano.
Quanto è importante, secondo te, educare al bene comune facendo conoscere la Dottrina sociale della Chiesa? Quali le strade più feconde oggi?
È fondamentale, perché c’è pochissima formazione sulla Dottrina sociale. Molti cattolici pensano - passatemi la semplificazione - che il mondo si salvi solo con le “preghiere”, mentre è altrettanto importante dare il proprio contributo a livello politico. E quando dico politico non intendo candidarsi a sindaco o in Parlamento, intendo mettersi in gioco nel comitato di quartiere, candidarsi nel consiglio d’Istituto nella scuola di un figlio, partecipare attivamente alla vita sociale del proprio territorio. Per questo è importante formare alla Dottrina sociale, altrimenti, senza radici, alle prime difficoltà ci si stufa. Damiano ha lavorato tantissimo su questo fronte portando la Dottrina sociale nelle parrocchie, bussando alle porte, sentendo l’urgenza e la necessità di offrire questa formazione. Gli amici di OL3 Veneto continueranno a farlo con una marcia in più.
Abbiamo bisogno di persone appassionate. Qual è, secondo te, la scintilla per far divampare questa passione?
La bellezza. Damiano quando portava la Dottrina sociale sul territorio lo faceva perché gli piaceva, perché si divertiva, perché gli si infiammavano gli occhi di passione quando parlava del Bene comune. Se io sono cristiano o se io mi sono sposato e ho fatto 5 figli non l’ho fatto per dovere o perché ci sono dei vantaggi, ma perché non c’è niente di più bello. Damiano questo lo aveva molto chiaro. È stata la benzina di tutta la sua vita.
Quali leve abbiamo per rendere il mondo migliore?
Una: la nostra vita. Darsi in pasto, vivere una vita piena come ha fatto Damiano con i suoi 29 anni è un grande insegnamento. C’è tanto da fare nel mondo. Dobbiamo dare la vita, dobbiamo fare bene quello che il Signore ci chiede di fare. Dobbiamo accettare il fatto che si può cambiare il mondo anche dal nostro posto di lavoro. Perché è una questione non di responsabilità, ma di intensità, di fuoco che ci mettiamo...
Damiano ci lascia un’eredità?
Ci lascia un vuoto enorme, ma anche una grande gratitudine. Ci insegna che il tempo è relativo. Che se senti l’urgenza della carità puoi fare grandissime cose in 29 anni. Che vivere una vita piena non solo è possibile, ma è anche bello. Quando penso a lui mi viene in mente la “fretta” degli ultimi tre anni di vita di Gesù. Non c’è da sprecare nemmeno un secondo... (Adriano Bordignon)