Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Casa e lavoro continuano ad essere le priorità per la Caritas castellana: ecco i dati del 2016
alle porte del centro di ascolto nel 2016 hanno busato 96 nuove persone, il 53% maschi, il 40% italiani, il 73% disoccupati, solo il 58% residente in una abitazione vera e propria, in affitto o di proprietà. “Chiedono soprattutto lavoro, poi aiuti per pagare affitti, bollette, ticket sanitari”, spiega Silvano Sabbadin.
Cambiano i volti, si complicano le situazioni, aumentano le richieste ma le questioni di fondo restano le medesime: il problema del lavoro e quello della casa continuano a rappresentare i due nodi più critici per chi si trova a vivere – anche solo temporaneamente – in condizioni di povertà.
E’ una fotografia a luci e ombre quella scattata dalla Caritas cittadina di Castelfranco che per il sesto anno consecutivo rende noto l’aggiornamento dei dati delle sue attività. Tra gli aspetti positivi c’è senza dubbio l’aumento del numero dei volontari che ormai raggiungono il centinaio tra le 5 parrocchie coinvolte: hanno compiti, impegno, tempo dedicato molto diversi ma ugualmente generoso. “La rete che stiamo costruendo e continuando a sostenere con altre realtà, dai giovani agli alpini, dal centro del volontariato alla Croce Rossa, ci permettono di far crescere la solidarietà” spiega Silvano Sabbadin, referente della Caritas cittadina.
E del resto alle porte del centro di ascolto nel 2016 hanno bussato 96 nuove persone, il 53% maschi, il 40% italiani, il 73% disoccupati, solo il 58% residente in una abitazione vera e propria, in affitto o di proprietà. “Chiedono soprattutto lavoro, poi aiuti per pagare affitti, bollette, ticket sanitari”. 228 nuclei familiari hanno potuto beneficiare della borsa della spesa, 293 alla distribuzione degli abiti. “Poi ci sono i servizi mensa e doccia, da marzo aperti sei giorni a settimana – si legge nella nota che sintetizza le attività -: ne usufruiscono soprattutto uomini, disoccupati, soli e senza abitazione, spesso con problemi di salute”.
Per tentare piccole ma significative risposte al bisogno di lavoro e casa lo scorso anno la Caritas cittadina ha siglato due accordi con il Comune, mettendo a disposizione dei contributi per permettere ad alcune famiglie degli affitti a canone ribassato e per sostenere dei tirocini lavorativi finalizzati all’assunzione. “Mentre il primo progetto sta concretamente prendendo forma sul fronte lavoro siamo fermi – prosegue Sabbadin -; le opportunità di inserimento occupazionale si sono affievolite anche a causa della perdita di alcune commesse importanti da parte del Consorzio In Concerto e questa è una perdita di opportunità per il nostro territorio”.
Nel frattempo la Caritas comunque non si è data per vinta e ha anche attivato un nuovo progetto “Special Kit” per accompagnare alcune famiglie in situazioni di precarietà verso l’autonomia con il coinvolgimento della rete e collaborazioni virtuose tra servizi diversi.
“Da un anno abbiamo sostenuto anche il progetto «Rifugiato a casa mia» che si sta per concludere a Salvarosa. Le tre persone ospitate hanno ora tutte un lavoro, il che fa ben sperare per il futuro. Ora, stiamo cominciando a ragionare anche su altre forme di accoglienza di persone migranti”. Per questo alcune persone della Caritas hanno incontrato l’associazione “Un ponte verso” di Cornuda che ospita una famiglia siriana arrivata nel nostro paese con i corridoi umanitari. “Non verremo meno al tentativo di rispondere sempre meglio ai quattro inviti di papa Francesco nei confronti degli immigrati: accogliere, difendere, promuovere ed integrare”.