Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Bravo Draghi, ma senza piano natalità l'Italia è destinata al fallimento
Nonostante le note significative, restano aperti numerosi e importanti interrogativi. Che ricadute positive possiamo offrire alle giovani famiglie e alle future generazioni che dovranno portare sulle spalle questo gravoso nuovo debito? Come potremo evitare che un debito sempre più vasto cada sulle forze di una platea sempre più esigua?
Un appello che trova il sostegno delle famiglie e che riflette ciò che proprio le famiglie hanno chiesto e continuano a chiedere, come assoluta priorità, alla politica e alla società civile per poter guardare con più fiducia al futuro. È il richiamo all’unità, quale “dovere guidato dall’amore per l’Italia” lanciato a chiusura del discorso tenuto mercoledì 17 febbraio nell’aula del Senato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Un intervento, quello di Draghi, che offre uno scenario nel quale è forte la chiamata alla responsabilità: verso il presente e verso il futuro. È infatti ineludibile un’azione di Governo che sappia fare le riforme ma affronti al contempo anche l’emergenza. E se il nodo da sciogliere resta lo strumento cardine del Piano di Resilienza, è pur vero, come dichiara il Presidente del Consiglio, che nella visione di progresso e crescita per il Paese vadano considerati sia i fattori economici sia gli sforzi tesi a instaurare una mutua fiducia tra istituzioni e cittadini, nonché uno spirito di condivisione intergenerazionale di valori e di speranze. Una prospettiva di responsabilità, quella tracciata di fronte all’assemblea del Senato, che guarda innanzitutto alle delicate scelte politiche che andranno inevitabilmente a pesare sul debito pubblico.
È perciò necessaria una estrema attenzione nella progettazione, nella esecuzione e verifica di come andranno investiti i 209 miliardi del Recovery Fund nei prossimi anni. Saranno necessari investimenti capaci di produrre sostenibilità, innovazione e generatività sociale per lasciare un Paese migliore rispetto a quello ferito e scoraggiato che abbiamo oggi.
In questo senso appare rilevante la sottolineatura su alcuni asset strategici del Next Generation Eu che si riferiscono a giovani e donne. Draghi ha evidenziato il grave ritardo dell’Italia nella parità salariale e nell’accesso agli incarichi apicali nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione. E forte è stato il richiamo a una maggiore giustizia sociale e un welfare, pubblico e privato, che ponga le donne nelle condizioni di avere anche una famiglia. Per quanto riguarda i giovani, invece, sorprende che non sia stato espressamente nominato un Piano Nazionale per la Natalità. I dati Istat presentati a dicembre certificano la diminuzione dei residenti in Italia – scesi sotto la soglia psicologica dei 60 milioni – con un tasso di natalità che al calo costante degli ultimi dieci anni ha aggiunto un ulteriore -4.5%. In sintesi, oggi in Italia ci sono 5 anziani per ogni bambino. Un dato spaventoso, se osservato sul piano della sostenibilità del nostro sistema di welfare e delle politiche sociali, e che dovrà essere necessariamente corretto se vogliamo evitare un crollo dei consumi, del sistema pensionistico e del Sistema Sanitario Nazionale.
Nonostante le note significative, pertanto, restano aperti numerosi e importanti interrogativi. Che ricadute positive possiamo offrire alle giovani famiglie e alle future generazioni che dovranno portare sulle spalle questo gravoso nuovo debito? Come potremo evitare che un debito sempre più vasto cada sulle forze di una platea sempre più esigua? In una progettualità senza un Piano Natalità, le scuole si svuoteranno, e dunque a cosa servirà potenziare la didattica e l’aumento dei posti negli asilo nido? Chi beneficerà dell’alta velocità e della riqualificazione urbana se non ci saranno più utenti a fruirne?
Siamo il Paese più vecchio al mondo. Senza un vigoroso rilancio delle nascite salterà, del tutto, la sostenibilità intergenerazionale. I pochi giovani che resteranno in Italia (molti già stanno fuggendo) saranno schiacciati dalla piramide demografica rovesciata che si sta creando. Saremo sempre più lanciati ad essere un Paese sempre più vecchio, rassegnato e stanco. Di quale Next Generation stiamo parlando?
*Centro della Famiglia di Treviso e del Forum delle Associazioni Familiari del Veneto