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Speciale 130°, il Vescovo: "La Vita del popolo, affidabile compagna di viaggio"

"Che bella intuizione, che bella scelta, 130 anni fa, chiamare il settimanale diocesano di Treviso La Vita del popolo.  Il nome era un programma, espresso fin dalle prime righe della prima pagina". Lo scrive mons. Tomasi, nel suo messaggio per l'importante anniversario. "Il contributo che il settimanale offre al nostro tempo è una forma efficace per vivere il mandato missionario che il Signore affida alla sua Chiesa".

31/12/2021

Che bella intuizione, che bella scelta, 130 anni fa, chiamare il settimanale diocesano di Treviso “La Vita del Popolo”.  Il nome era un programma, espresso fin dalle prime righe della prima pagina: “Al popolo chi mai sognava un tempo? Oggi invece il popolo è sulle labbra di tutti. Nei giornali, dai pulpiti, nelle assemblee, per le piazze, nei caffè, nei circoli più spesso senti nominare il povero popolo, che non forse la patria. Perché adunque fra tante voci, non potremo sperare, che sia ascoltata anche la nostra a favore del popolo? Noi, come gli altri, vogliamo la Vita del Popolo”.

Così esordiva la nuova pubblicazione, il 3 gennaio 1892, appena un anno dopo la prima enciclica sociale, la Rerum Novarum di Leone XIII. Era sicuramente il segno di un’attenzione alla vita, alle condizioni di esistenza delle persone in un territorio, nelle sue varie dimensioni: economica, civile e politica, della famiglia, della vita buona espressa dalla morale. Già allora era voce di Chiesa attenta a tutti i contributi, anche esterni, che provenissero da persone e gruppi autenticamente interessati al “vero bene del popolo” e “mossi dall’amore di chi soffre”. Già allora era una voce desiderosa di “valersi del sapere di tutti” e di “conoscere ed imitare il bene che fanno gli altri”.

 

Amore sincero per il popolo

Sono parole di un programma da sottoscrivere pienamente ancora oggi, da fare nostre per il presente e il futuro. Per renderle concrete ed efficaci ci vorrà tanta competenza, capacità di ascolto, formazione nei molteplici settori della vita della nostra società complessa. Servirà la capacità di comprendere le riflessioni più avanzate in tanti campi, per poterle comunicare in maniera fedele ma comprensibile, e la curiosità di andare a cercare le esperienze più significative, più capaci di generare prospettive di bene e di futuro. Servirà la passione di raccontare storie interessanti, il coraggio di porre domande rilevanti, la continua umiltà di radicarsi nella Chiesa che vive a partire dal Vangelo per crescere, nella compagnia degli uomini e delle donne di oggi, nella ricerca sincera della verità, ovunque essa si manifesti.

Servirà soprattutto un amore sincero per il popolo, per le persone concrete a cui La Vita del Popolo continua e continuerà a rivolgersi.

Serviranno, insomma le caratteristiche che già ora contraddistinguono i collaboratori e le collaboratrici del settimanale, e che ne costituiscono la linfa vitale.

 

Vivere il mandato missionario

Il contributo che il settimanale offre al nostro tempo è una forma efficace per vivere il mandato missionario che il Signore affida alla sua Chiesa. Lo spiega con parole toccanti papa Francesco: “Per essere evangelizzatori autentici occorre anche sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, fino al punto di scoprire che ciò diventa fonte di una gioia superiore. La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo” (Evangelii Gaudium 268). Rimanere vicini alla vita della gente è fonte di un «gusto spirituale», che dovrebbe poter crescere in tutta la Diocesi, a tutti i livelli. L’informazione capillare e di qualità, la condivisione delle esperienze, la riflessione critica ed accurata a partire da una visione cristiana della vita sono essi stessi strumenti di evangelizzazione, permettono a chi legge e si informa di provare uno speciale «gusto» nell’essere parte di questa Chiesa, e assieme ad essa nell’essere in cammino con l’umanità di oggi.

Contro ogni tentazione - purtroppo eccessivamente presente e pressante nella nostra società - di individualismo, di isolamento, di ripiegamento su se stessi, continuare a far presenti le ragioni, le sfide e le potenzialità della comunità è compito importante di tutti, certo, ma è in particolare missione di un settimanale diocesano all’altezza dei tempi.

Ancora papa Francesco ci ricorda che “Dio ha dato origine a una via per unirsi a ciascuno degli esseri umani di tutti i tempi. Ha scelto di convocarli come popolo e non come esseri isolati. Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunità umana. Questo popolo che Dio si è scelto e convocato è la Chiesa” (Evangelii Gaudium 113). Abbiamo imparato che davvero «nessuno si salva da solo». È bene ricordare che le parole del Papa risalgono a ben prima dello scoppio della pandemia: sfide e disagi che viviamo ora hanno radici lontane e non dobbiamo correre il rischio di idealizzare un tempo precedente alla condizione attuale al quale ritornare acriticamente. La storia del nostro settimanale è anche una garanzia che chi vi scrive non improvvisa la propria attenzione alle tematiche del momento, ma le affronta consapevole di un passato fatto di luci e di ombre, e si pone alla ricerca di un bene che non è mai assente, ma che al contempo si può realizzare sempre più in pienezza.

130 lunghi anni di presenza dicono anche la capacità di sapersi adattare alle condizioni sempre nuove del tempo, e la disponibilità a rinnovarsi in una fedeltà creativa al compito di raccontare, di riflettere, di condividere.

 

Rinsaldare i legami, cercare il bene

La nostra oggi non è solo e non tanto una commemorazione, dunque, ma lo sguardo grato a un percorso fatto insieme, per attingere fiducia nei prossimi passaggi di cammino che ci attendono. Il passato non ci fornisce ricette, ma ci testimonia di un atteggiamento di fondo che ci potrà accompagnare anche in futuro: vale la pena di impegnarsi a fondo per vivere insieme, per rinsaldare i legami di popolo che ci uniscono e per cercare la realizzazione sempre più convinta del bene di tutti.

La Vita del Popolo sarà per noi ancora affidabile compagna di viaggio: se è il Vangelo a indicarci la rotta, l’informazione e la comunicazione saranno uno dei canali di diffusione e di applicazione della sua ispirazione al nostro cammino.

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