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Camposampiero sperimenta l'accoglienza

Serata promossa dalla Parrocchia con don Davide Schiavon. La parrocchia, i santuari Antoniani e una famiglia aderiscono al progetto per l'accoglienza della Caritas tarvisina.

07/12/2015

“Chi sono questi profughi?”. Alla domanda ha cercato di rispondere don Davide Schiavon, direttore della Caritas tarvisina, nella serata organizzata dalla parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, venerdì 27 novembre, in sala Filarmonica a Camposampiero.
Gli oltre cento partecipanti hanno potuto prendere consapevolezza delle cause del fenomeno migratorio e di come questo sia troppo spesso strumentalizzato dalla politica. Don Davide ha aperto il suo discorso con una precisazione terminologica: “Coloro che chiamiamo, in modo errato, profughi possono essere suddivisi in tre tipologie: i rifugiati, che hanno diritto d’asilo perché provengono da arie critiche; i clandestini, rifugiati di tipo economico; i migranti ambientali, persone che scappano dalle loro zone perché le condizioni ambientali non permettono più la vita”. Il direttore ha poi proseguito sottolineando come “i migranti che arrivano in Europa sono per lo più giovani come i nostri, che hanno avuto alle spalle un viaggio estenuante e disumano, per la via balcanica o per quella mediterranea, in cui la buona parte dei loro compagni ha perso la vita. Perciò, è importante accogliere in modo adeguato queste persone come sta facendo la diocesi con il progetto “Un rifugiato a casa mia”, che ha l’obiettivo di far integrare i migranti nella nostra società, attraverso la relazione con la comunità in cui sono ospitati, per mostrare alla politica come sia inutile spendere per l’accoglienza senza un progetto d’integrazione efficace”.
Alla proposta hanno aderito 15 famiglie e quattro parrocchie della diocesi, tra cui una famiglia di Camposampiero, i Santuari antoniani e la parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, che offrirà il primo piano di casa Don Guido. Per la comunità questa sarà un’importante occasione per dimostrare lo spirito cristiano che la caratterizza, attraverso l’accoglienza, la relazione e la cura dell’altro.

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