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Dispersione scolastica: giovani sempre più invisibili

Il Lions Club Treviso Sile ha presentato gli esiti di un nuovo “service” dedicato al contrasto alla dispersione scolastica, in un incontro a cui è stato invitato il giornalista Ferruccio De Bortoli. Il tema riguarda gli abbandoni del percorso di studi, ma anche l’abbassamento dei livelli di apprendimento
18/04/2024

Il Lions Club Treviso Sile ha presentato nei giorni scorsi gli esiti – molto positivi – di un nuovo service dedicato al contrasto alla dispersione scolastica, espressione che racchiude un insieme di fenomeni quali la mancata o incompleta o irregolare fruizione dei servizi d'istruzione da parte dei giovani in età scolare. Un tema molto gravoso per il nostro Paese e anche per la provincia trevigiana, sul quale lo scorso venerdì è stato invitato a intervenire il giornalista Ferruccio De Bortoli in un incontro a Ca’ dei Carraresi. Tema che riguarda non solo gli abbandoni del percorso di studi (dispersione esplicita), ma anche l’abbassamento dei livelli di apprendimento (dispersione implicita), riscontrata con particolare evidenza dalle prove Invalsi degli ultimi anni che registrano risultati ancora lontani da quelli pre pandemia. “Considerando anche il calo demografico a cui stiamo assistendo - ha osservato tra i saluti istituzionali la dottoressa Barbara Sardella, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale -, non possiamo permetterci di perdere nemmeno un ragazzo”.

Ne sono convinti anche i membri del Lions Club Treviso Sile: per questo, grazie al loro “service”, tre sono stati i ragazzi e le ragazze beneficiari di un progetto di contrasto alla dispersione scolastica, che ha visto la destinazione nell’ultimo biennio delle scuole superiori di 3 mila euro ciascuno per acquisto libri, strumentazione informatica e viaggio culturale, per un totale di spesa di 9 mila euro. Un modo tangibile e concreto per incoraggiare degli studenti in difficoltà – generalmente provenienti da famiglie marginalizzate e non agiate, segnalate grazie alla proficua collaborazione dei presidi di altrettanti Istituti della città – a rimanere nei binari scolastici per portare a termine con rinnovata energia il proprio percorso di studi. Ad oggi, infatti, tutti e tre sono diplomati: uno si è iscritto all’Università, un altro lavora in uno studio privato, il terzo sta maturando una scelta importante per il suo futuro.

“Questa società anziana sta rendendo i giovani una patologia e non un’opportunità”, ha sentenziato il giornalista. E ha concluso: “Salvare i ragazzi dalla dispersione scolastica significa restituirli non solo allo studio e al lavoro, ma anche alla vita”

Un risultato nient’affatto banale, vista la situazione delicata in cui versano i giovanissimi di oggi. Di questa condizione ha offerto un affresco puntuale Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24ore. “Da giornalista e osservatore della società posso confermare un aggravarsi delle fragilità psicologiche dei giovani, e dall’altro lato ho riscontrato che le famiglie sempre di più si vergognano delle proprie criticità e tendono, quindi, a rendersi invisibili agli occhi della società: un fenomeno carsico, quest’ultimo, difficilmente rilevabile dalle statistiche” ha spiegato De Bortoli, che ha proseguito il suo intervento evidenziando la contraddizione evidente tra l’avere pochi (e sempre meno) giovani e lo scarso interesse che anziani e adulti dedicano loro, guardandoli con occhi pieni di pregiudizi. “Questa società anziana sta rendendo i giovani una patologia e non un’opportunità” ha sentenziato, ricordando da un lato come le distrazioni di una gioventù “dei suoi tempi” non fossero così concettualmente diverse da quelle dei ragazzi di oggi, e, dall’altro, quanto la situazione attuale sia, invece, diversa da quella precedente, in termini di valore del percorso di studi e la facilità di trovare lavoro. Poi, nel nostro Paese, i diritti politici dei giovani sono tra i più bassi d’Europa: in Italia si lascia la casa dei genitori più tardi, si vota più tardi (in alcuni Stati lo si può fare già a 16 anni) e si può essere eletti più tardi (bisogna avere almeno 25 anni).

Ecco, allora, che la dispersione scolastica, secondo la lucida analisi di De Bortoli, va osservata dall’interno di un fenomeno per il quale non si scommette davvero sui giovani. “Salvare i ragazzi dalla dispersione scolastica significa restituirli non solo allo studio e al lavoro, ma anche alla vita. Oggi vengono esclusi dalle discussioni importanti e dai contesti di valore, sono caricati di aspettative e non sono stati educati al fallimento: così rischiamo che scivolino nell’irrilevanza, cioè che smettano di far sentire la loro voce e che, quindi, finiscano con lo sparire dalla nostra società”.

Il quadro sulla dispersione scolastica: oltre un ragazzo su dieci non ha un diploma o una qualifica

Secondo l’Istat, la percentuale di giovani di età fra 18 e 24 anni che nel 2022 sono usciti dal sistema scolastico senza aver conseguito un diploma o una qualifica è stimata all’11,5%, ovvero circa 465 mila, soprattutto maschi (sono il 13,6% contro il 9,1% di femmine). Si tratta di dati in leggero miglioramento (erano il 12,7% nel 2021), anche se a livello europeo l’Italia rimane tra i Paesi con la più alta incidenza di ragazzi che abbandonano gli studi precocemente, seguita da Germania, Ungheria, Spagna e Romania.

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